Corri!

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                                      AYLA

L'aria gelida dell'inverno pungeva la mia pelle nuda mentre correvo per strada con il mio vestito e i tacchi alti. Il mio respiro era brusco e faticoso, ma perfino quello era meglio del Ballo di Yule. Lì, non riuscivo a respirare affatto.
La mia mente mi stava soffocando, avevo bisogno di schiarirmi le idee.
Quelle voci... le cose orribili che mi dicevano. Avevano ragione? Ero io la causa dell'infelicità di tutti?
Quello che Roxane aveva detto mi ossessionava ancora di più, e il modo in cui l'aveva detto, con quel sorrisetto stampato in faccia.
Non era sé stessa. Non poteva essere...
"O forse non vuoi ammettere che aveva ragione. Sei una troia. "
"BASTA", urlai. "Esci dalla mia testa".
Mentre tremavo e mi tenevo ferma la testa, la luce dei lampioni tremolò in modo inquietante.
Ero stata io a farlo accadere?
Non sapevo più cosa fosse reale e cosa fosse fantasia.
Stavo perdendo la mia presa sulla realtà.
La neve cominciò a cadere mentre camminavo lungo la strada inquietantemente tranquilla. Era reale, o era un altro trucco che la mia mente mi stava giocando?
Ebbi un flashback di quell'orribile incubo nella mia testa:
Ballando con Konstantin.
Sotto le luci.
Su una pelliccia, il lupo di Elijah.
Mi sentii stordita. Guardai in alto e tutti i lampioni sembravano illuminarmi. Ero di nuovo sul palco.
"No", dissi, scuotendo la testa. "Non era reale".
Ma mi era sembrato reale.
Avevo bisogno di essere in un posto sicuro. Un posto dove potermi nascondere. La mia galleria.
Muoviti, Ayla.
I miei tacchi iniziarono a battere sulla neve appena caduta.
Continua a correre.

                                     NINA

Continua.
Correre.
Non fermarti. Non guardare indietro.
I miei piedi si stavano stancando. Avrei potuto correre molto più velocemente se mi fossi trasformata, ma non avrei potuto trasformarmi mentre trasportavo un artefatto inestimabile.
Merda, il corridoio davanti a me stava cominciando a chiudersi. La mia solita fortuna.
Sono stata estremamente stupida a pensare che rubare a una divinità sarebbe stato un lavoro facile.
Fanculo. Non avevo scelta.
Mi trasformai in lupo, strappandomi i vestiti.
Afferrai il mio zaino tra le fauci e corsi a perdifiato verso la luce alla fine del tunnel.
Manca poco, cazzo.
Premetti le mie zampe posteriori nel terreno e balzai fuori dall'apertura, proprio mentre le pareti si chiudevano dietro di me.
Rotolai a terrai e atterrai in un mucchio ai margini di una foresta.
Mi trasformai in un umano e mi alzai in piedi, guardando il tempio che aveva quasi reclamato la mia vita.
Sorridendo, alzai il mio dito medio al cielo e tirai fuori la lingua "succhiatemelo déi. Non mi avrete stasera".
Mentre cercavo lo zaino, l'aria umida si appiccicava contro il mio corpo nudo. Trovai lo zaino incastrato in un cespuglio vicino, l'artefatto all'interno che catturava il riflesso della luce del sole.
"Eccoti", dissi, tirando fuori il mio premio.
La bilancia di Llinos. Non sembrava un granché, a parte il fatto di essere fatta di oro massiccio. Nient'altro che una normalissima bilancia.
Ma avrebbe avuto un prezzo enorme alla Tana, il più grande mercato nero di lupi mannari del Sud America.
Questo era un oggetto sacro, presumibilmente dotato di un qualche tipo di potere divino, ma io non credevo in quelle stronzate.
Credevo in quello che potevo vedere. In quello che potevo spendere.
Il potere del dollaro onnipotente era ciò che mi teneva in vita, non le preghiere alle divinità.
Misi la bilancia su una roccia e iniziai a muoverla su e giù.
"Hai intenzione di determinare il mio destino?", domandai beffarda.
"No, bambina, ma io sì", rimbombò una voce profonda ma femminile dietro di me.
Un'alta e snella figura ammantata incombeva su di me. Anche se il suo volto era celato dall'oscurità, il suo corpo e i suoi lineamenti erano androgini.
"Chi...chi diavolo sei tu?", domandai, stringendo la bilancia al mio petto nudo.
"Sono colei che mantiene questo mondo in equilibrio, e tu hai sconvolto questo equilibrio", spiegò.
La bilancia usci dalle mie braccia e fini nella mano della donna, io rimasi paralizzata. Non importa quanto duramente ci provassi, non riuscivo a muovermi.
Che fosse una vera...
Mise un sasso su ogni lato della bilancia. "La bilancia determinerà se vivrai o morirai".
Guardavo con orrore mentre si muoveva su e giù, finché alla fine il lato destro cadde.
Il mio corpo si scongelò e caddi a terra. "Cosa... cosa significa questo?"
"Significa che ti concederò un favore. Vivrai, per ora. Ma per ristabilire l'equilibrio, rimarrai in debito con me fino a quando non completerai un favore in cambio", rispose lei.
"E che tipo di favore mi stai suggerendo?" domandai, tremando.
"Qualsiasi indulgenza si adatti ai miei bisogni. Verrò a trovarti di nuovo quando sarà il momento", disse mentre scompariva nell'aria densa, lasciandomi sola.
                                       ***
"A cosa stai pensando?", chiese Marilyn, accarezzandomi il viso mentre eravamo sdraiate accanto al fuoco scoppiettante. "Sembra che tu sia in un posto lontano".
"Lo sono stata per un minuto, ma sono tornata", dissi, accoccolandomi accanto a lei. "Non c'è posto dove preferirei essere se non qui, accanto a te".
“Nina, quel sesso è stato..."
“Incredibile? Strabiliante? Il migliore che tu abbia mai fatto?", dissi, finendo la sua frase.
“Sei proprio presuntuosa", disse Marilyn ridendo. “Stavo per dire... è stato perfetto".
"L'ho pensato anch'io", e arrossii. Non arrossivo mai.
"Sai qual è la parte migliore dell'essere donna?" Chiese Marilyn timidamente.
"Forse, ma dimmelo lo stesso".
“Orgasmi multipli", rispose lei. "E sai cos'altro? il mio calore brucia ancora".
"Cosa sta suggerendo, dottore?"
Marilyn si arrampicò su di me e mi diede un bacio lungo e profondo di quelli che ti fanno sentire come se la tua anima stesse lasciando il tuo corpo per un livello superiore.
Diamine, quella ragazza sapeva baciare.
"Sei pronta per il secondo round?", chiese, guardandomi negli occhi.
Certo che lo sono.
Sollevai Marilyn mentre lei avvolgeva le braccia e le gambe intorno a me. Siamo caduti all'indietro contro una libreria, facendo cadere dozzine di libri storici sul pavimento.
Iniziai a sditalinare il suo sesso, rendendola ancora più bagnata mentre continuavo a sbatterla contro lo scaffale. Marilyn si aggrappò alla mia schiena e ansimò di piacere.
"Oh mio Dio. Oh mio Dio. Questa è la migliore... la migliore sensazione di sempre", urlò.
Questo è qualcosa che possono aggiungere ai libri di storia del Branco della Costa Orientale.
Marilyn si staccò dalle mie dita e si mise in ginocchio. "È il tuo turno", disse, baciando il mio ombelico.
Mise la sua lingua nella mia vulva e iniziò a muoverla come se stesse dicendo mille parole al minuto.
Stava recitando il dannato giuramento di Ippocrate della guaritrice lì sotto?
Qualsiasi cosa stesse facendo, era una sensazione incredibile.
"Non fermarti, continua", dissi, afferrandole i capelli.
Marilyn iniziò a giocare con il suo clitoride mentre mi stimolava, ed entrambi gridammo di piacere mentre avevamo orgasmi simultanei.
Crollammo di nuovo sul pavimento ridendo e respirando pesantemente allo stesso tempo.
"Mi farò venire un attacco di cuore", ansimò Marilyn mentre si rimetteva le mutande.
Il modo in cui mi guardava con desiderio mentre rimettevo a posto il reggiseno... non avevo mai avuto qualcuno che mi guardasse in quel modo prima, come se fossi veramente desiderata.
Era così dannatamente bella, e io non la meritavo. Mi chiedevo cosa avrebbe detto se avesse saputo perché ero davvero qui.
Forse sarebbe meglio se completassi il mio compito stasera e sparissi come la codarda che sono...
Non importa cosa facessi, le avrei fatto del male.
"Nina, vieni a sederti vicino a me", disse Marilyn con il sorriso più dolce.
Mi sedetti di fronte a lei e lei afferrò le mie mani, arrossendo di un rosso acceso.
"Io... io voglio, cazzo... non so come dirlo", disse, inciampando sulle sue parole.
Aspetta un secondo, sta per dire...
                                  MARILYN

Oh mio Dio, sembravo un'idiota. Perché ero così dannatamente incoerente con lei?
E solo che... non avevo mai detto quelle parole a nessuno, prima di allora.
E se lei non avesse risposto?
La verità era che non sapevo nemmeno se Nina fosse la mia compagna. Non avevamo ancora avuto quel momento di realizzazione, quel momento di certezza.
Ma nonostante questo, una cosa mi era diventata sempre più chiara.
"Marilyn...", iniziò lei. "Nina, penso che mi sto innamorando di te", sbottai. Lei era stordita, completamente silenziosa e immobile.
Oh Dio, di' qualcosa, qualsiasi cosa. Questo è straziante.
"io... io...", portò il suo sguardo sul mio.
L'ultima cosa che volevo fare era spaventarla, ma la nostra connessione era così forte che sapevo che la sentiva anche lei.
Quando ero con Nina, era come se fossi veramente viva. Lei aveva acceso un fuoco nel mio cuore che bruciava ogni giorno di più.
Mise la sua mano sulla mia e la strinse. "Marilyn, io..."
La porta della biblioteca si aprii e Elijah entrò con Josh e uno sciame di soldati.
"Marilyn, allontanati da lei", ringhiò Elijah. "Non è chi dice di essere".
"Elijah, di che cazzo stai parlando?", chiesi. "Non puoi piombare qui e..."
"Ascoltalo, Marilyn", avvertì Josh. "Ci ha mentito per tutto questo tempo".
Due soldati afferrarono Nina e le legarono le mani dietro la schiena mentre io guardavo con orrore, incapace di fermare questa follia.
"Nina, cosa sta succedendo?, chiesi con voce strozzata.
"Mi dispiace, Marilyn. Mi dispiace tanto", disse lei, le lacrime le rigavano il viso.
La trascinarono fuori dalla stanza, mentre io mi sedevo nella nostra tana di cuscini, singhiozzando.
Elijah mi guardò male mentre chiudeva la porta, lasciandomi sola.
Finisco sempre sola.

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