Reciso

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                                   MARILYN

Il sotterraneo del Rifugio del branco era un residuo di un'altra epoca.
Mentre gli Alfa precedenti l'avevano usato con disinvoltura ogni volta che qualcuno li guardava storto, io non l'avevo mai visto usare durante il mio mandato con il Branco della Costa Orientale.
Vagai per i corridoi scarsamente illuminati, lasciando che la nostra connessione mi guidasse attraverso i tunnel tortuosi che si trovavano sotto il Rifugio del Branco.
I sentimenti che provavo per Nina nel mio cuore erano ancora forti, anche se la mia testa mi stava dicendo che tutto ciò che sapevo di lei era basato su delle bugie.
Girato un angolo, trovai Nina incatenata al muro di una cella, coperta di sporco e sangue secco.
Misi le dita attraverso le sbarre mentre i miei occhi iniziavano a lacrimare. Odiavo vederla in quello stato.
Non mi importava quali secondi fini avesse; nessuno meritava di essere trattato così.
Alzò la testa e sorrise debolmente alla mia vista.
"Marilyn? Pensavo di averti sentito qui sotto, ma non ci credevo. Non pensavo che tu volessi vedermi ancora..."
"Volevo darti la possibilità di dirmi che cosa provi veramente. Nina, sii onesta con me: è vero quello che ha detto Elijah?"
"Ha detto che sono una causa persa, della feccia? Perché se è così, allora sì, è vero".
Normalmente Nina avrebbe detto qualcosa del genere per scherzo, ma non c'era alcuna traccia di umorismo nella sua voce. Solo dolore.
"Adesso entrerò", dissi, sbloccando la porta.
Mi inginocchiai di fronte a Nina e tirai fuori uno straccio e un po' di antisettico dalla mia borsa medica.
"Lascia che ti curi questo taglio sul viso", dissi, tamponandole il mento mentre lei trasaliva. "Chi ti ha fatto questo?"
"Marilyn, sai che non sono una spia", scherzò Nina.
Non c'era niente di divertente in quella situazione, ma onestamente era meglio se non lo sapevo. Dovevo portare le persone fuori dall'ospedale, non mettercele dentro.
"immaginavo che la mia prima volta legata con te sarebbe andata in un modo molto più sexy di questo", disse Nina, forzando un sorriso.
“Quindi dovrei essere io quella dominante? La cosa mi intriga". Misi le mani sopra il cuore di Nina. "Posso?", Lei fece un cenno di sì.
Chiusi gli occhi e concentrai la mia energia. Iniziai ad assorbire il dolore di Nina nel mio corpo, e questa volta funzionò davvero.
Le mie vene divennero nere e il mio corpo iniziò a dolere come se fosse appena caduto da una scogliera.
"Fermati, basta così", urlò Nina.
Caddi all'indietro, prosciugata, ma Nina sembrava essere già in condizioni migliori. Il colorito stava tornando alle sue guance rosee, sembrava selvaggia e bella come sempre.
"Perché diavolo l'hai fatto?"
"Perché avrai bisogno della tua forza... ti sto liberando".
"Marilyn, no. Sarai imprigionata tu stessa per questo", protestò lei.
Misi la mia mano sul viso di Nina. "Non hai ancora capito che farei qualsiasi cosa per te?" La baciai dolcemente e lei ricambiò il bacio.
"Ho solo bisogno di trovare qualcosa per rompere queste catene", dissi, cercando nella cella.
"In realtà...", Nina tirò fuori una chiave dalla sua tasca.
"Aspetta... cosa? Perché sei ancora qui?", sussultai.
"Non è ovvio?", chiese lei. "Non me ne sarei andata senza darti una spiegazione".
"Nina, non ne ho bisogno", dissi, sbloccando le sue catene.
"Per favore, Marilyn, devo dirtelo". Piegai le braccia e distolsi lo sguardo. "Ok, vai avanti".
"Per prima cosa, devi sapere che i miei sentimenti per te sono sempre stati reali. Non ho mai mentito su questo, nemmeno per un secondo. Ma io sono una spia. Sono stata mandata qui... da qualcuno molto potente", disse in tono serio.
"Chi? Un altro branco?"
"No, non è un branco, ma non posso darti un nome. È per la tua sicurezza. Marilyn... la tua amica Ayla... ha attirato l'interesse di qualcuno con cui è meglio non scherzare".
"Aspetta... Ayla? Sei stata mandata qui per spiare Ayla?", chiesi, scioccata.
"Si, dovevo osservarla e... se si fossero verificati certi eventi, avrei dovuto eliminarla. Questi erano i miei ordini".
"Chi diavolo vorrebbe fare del male a Ayla? Che minaccia potrebbe mai rappresentare?"
"Marilyn, promettimi che starai lontana da tutto questo. Non potrei sopportare di vederti soffrire. Ti ho già fatto abbastanza male".
Nina mi tirò tra le sue braccia e mise la sua fronte contro la mia.
"Devo andare,Marilyn. Non potrei mai fare quello che mi è stato chiesto, specialmente non a qualcuno vicino a te. Ma quando romperò il mio legame con la mia benefattrice, dovrò affrontare le conseguenze".
"Allora le affronterò con te. Andremo insieme", dissi, piangendo.
"Devo affrontare tutto questo da sola. Ma, Marilyn, sappi questo...", Nina sollevò il mio mento e premette le sue labbra contro le mie con tutta la sua passione. "Tu meriti il mondo, e tutto quello che vorrei è potertelo dare".
"Non andare, Nina", dissi, la mia voce si incrinò.
Lei si allontanò dalla cella con le lacrime che le scorrevano sul viso. "Questo non è un addio. Ci vedremo ancora".
Nina era una brava bugiarda. Ma non era in grado di dire bugie a me.
Se n'era andata.
                                       ***
Mentre tornavo al ballo di Yule, asciugandomi le lacrime, sentii un rumore e delle urla provenire dalla sala da ballo, punteggiate da Josh che gridava a squarciagola.
"ROXANE!"
Che diavolo sta succedendo lì dentro?
Mi ripresi e corsi nella sala da ballo, trovando il caos totale. Tutti gli ospiti si stavano disperdendo mentre Roxane...
Oh mio Dio.
Galleggiava in aria, mezza trasformata, con tavoli, sedie e posate che fluttuavano in un vortice intorno a lei.
Avevo letto di storie rare come questa nei diari segreti dei guaritori, ma non avrei mai pensato che l'avrei mai vista nella mia vita.
Una possessione.
Mi precipitai verso Josh, che stava cercando di comunicare con lei.
"Roxane, ascolta la mia voce. Puoi combatterlo. So che sei lì dentro", disse, con le lacrime che gli scendevano sul viso.
"Josh, attento", gridai, spostandolo proprio mentre un tavolo volante si schiantava dove lui si trovava prima.
"Marilyn, non so cosa fare", disse, senza speranza.
"Potrei avere un'idea... ma dovrai farmi avvicinare".

                                    AYLA

Non potevo rimanere lì. Non ero al sicuro.
Konstantin conosceva la mia posizione, e solo perché l'avevo bandito dalla mia testa non significava che non sarebbe tornato a cercarmi.
Avevo bisogno di raggiungere Elijah al Rifugio del Branco. Non aveva nemmeno la minima idea che un vampyr fosse in mezzo a noi.
Un vampyr che io avevo invitato a entrare.
Konstantin era una minaccia per il branco, ed era stato proprio di fronte a me per tutto il tempo.
Mentre correvo nella mia galleria, le luci iniziarono a tremolare.
Era già troppo tardi.
Konstantin apparve in una nuvola di fumo nero, bloccando la mia uscita.
"Ayla, mia cara, te ne stavi andando? Sono appena arrivato".
"Mi fai schifo, non avrei mai dovuto fidarmi di te!", sputai.
"E in quale altro modo avresti trovato i tuoi genitori?", sogghignò.
"Li troverò da sola. Non ho bisogno di te o dei tuoi poteri".
Konstantin lasciò uscire una risata malvagia e si materializzò proprio davanti a me.
"Ho un altro regalo per te, Ayla", disse, toccandomi la fronte prima che potessi fermarlo.

                                         ***

Ero nel bosco in piena notte, ma non era un bosco che riconoscevo.
Questo non era il mio ricordo; era quello di Konstantin.
Sentii dei ramoscelli spezzarsi in lontananza e mi feci forza.
Ero sicura che Konstantin non potesse farmi del male fisicamente quando eravamo collegati mentalmente, altrimenti l'avrebbe già fatto. Ma qualsiasi cosa volesse mostrarmi sarebbe stata progettata per  ferirmi psicologicamente. Passi. Si stavano avvicinando.
Mia madre irruppe nella radura, ansimante e senza fiato. Stava scappando da qualcosa.
Una familiare nuvola di fumo nero scese sulla radura, rendendo impossibile vedere qualcosa, finché non si materializzò in Konstantin.
Avanzò verso mia madre con intento minaccioso. "Dov'è? Dov'è la bambina, Vanessa?"
"Non la troverai mai, Konstantin. Me ne sono assicurata".
"stolta di una donna. Hai lasciato che il tuo amore per una bambina prevalesse sul tuo buon senso. Avremmo potuto ottenere un potere incalcolabile".
"No, Konstantin. Hai lasciato che la tua brama di potere distruggesse tutto ciò che c'era di buono in te, se mai c'è stato qualcosa.
"Vanessa, non c'è bisogno che tu vada incontro allo stesso destino del tuo compagno. Neanche lui voleva collaborare, e hai visto le conseguenze”.
"Merito qualsiasi destino che le divinità ritengano adatto a me, dopo quello che abbiamo fatto. Accetto la mia penitenza, ma mia figlia non sarà una pedina, né per te né per loro. Merita una vita normale". Che diavolo stava dicendo? Stavo tremando.
Non potevo fare altro che guardare; non avrei potuto fare altro.
"Mi deludi, Vanessa. Tu sei una specie di Alfa. Il potere scorre nel tuo sangue. Ma se ti rifiuti di riconoscerlo..."
Konstantin scomparve poi riapparve dietro mia madre con una lama alla sua gola.
"No, bastardo!", urlai.
La donna chiuse gli occhi, uno sguardo sereno sul suo viso.
Poi tutto divenne rosso. Il nostro legame si interruppe e caddi a terra.
"Tutto quello che mi hai detto era una bugia", dissi, annaspando per respirare.
Mi sentii come se la mia stessa gola fosse stata tagliata.
"Hai giudicato male le mie intenzioni. Sono l'unico che sta cercando di condurti alla verità".
Konstantin si inginocchiò e mi sollevò il mento, così fui costretta a guardarlo negli occhi. Ero troppo stordita per reagire.
"Non hai idea di chi tu sia veramente, del potere che detieni. Ci sono persone molto più pericolose di me che cercherebbero di distruggerti prima che tu sblocchi quel potere. Io voglio semplicemente aiutarti".
Il fumo nero usci dal mantello di Konstantin e mi inghiottii.
"Lascia che ti tolga questo fardello".

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