L'inferno in paradiso

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                                    AYLA

L'incontro nella sala del consiglio aiutò me e Elijah resettare la nostra comunicazione. Dopo che i suoi genitori fecero le valigie e lasciarono la città, trascorremmo la settimana successiva a riaccendere la passione che avevamo prima di tutto il dramma del festival.
Lasciammo che il nostro calore si scatenasse, facendo l'amore ovunque potessimo. Mi sentivo davvero come se avessi di nuovo il mio compagno.
Una cosa era certa: non potevamo usare il sesso per risolvere le discussioni.
Non solo perché eravamo entrambi pazzi l'uno per l'altra, ma perché non funzionava. Faceva soltanto sì che io e Elijah ci risentissimo l'uno dell'altro.
L'intera esperienza del Festival e dei genitori di Elijah mi avevano davvero costretto a crescere.
Andando avanti, se avessimo avuto delle differenze di opinioni, il consenso sarebbe dovuto venire da una comprensione genuina e da un sincero cambiamento di idea. Non da minacce dispettose.
Elijah era partito presto, ma io scelsi di dormire fino a tardi. Il mio corpo era ancora indolenzito dalle attività della notte precedente.
Avevo appena iniziato ad addormentarmi di nuovo, quando il suono del mio telefono mi svegliò.
Elijah:Alzati e risplendi, testa vuota
Ayla:Non mi hai baciato quando te ne sei andato
Maleducato 🥺
Elijah: eri così quieta, In più so come sei quando ti svegli...👹
Ayla:Non farmi ripristinare l'embargo!
Elijah:Non oseresti 😉
Ayla: Mettimi alla prova 🙅🏼‍♀️
Elijah:Sì? Sarò felice di avere un assaggio
Ayla:Non è quello che intendevo, nerd lol
Elijah:Vieni qui, bella signorina 🥵
Ayla:Le cose belle arrivano per chi sa aspettare...
Elijah: ⏳
Ayla: 🤍
I messaggi di Elijah avevano messo in vena di prendere una dose mattutina di calore. Non c'era assolutamente modo di tornare a dormire ora.
L'avrebbe sentita. Me ne sarei assicurata.
Scivolai fuori dal letto e andai in bagno per lavarmi i denti. Guardai l'orologio digitale sulla mensola. Erano quasi le dieci e mezza.
Devi andare a letto presto stasera, ragazza.
Stavo sputando il dentifricio e pulendomi la bocca quando guardai nuovamente l'orologio, e fui travolta dall'orrore.
La data. Era giusta? Non poteva essere. Andai in camera da letto e presi il mio telefono. Sullo schermo c'era la stessa data.
Il mio stomaco si agitò e un'ondata di panico mi assali.
Il mio ciclo era in ritardo.
Ayla: Devo chiederti un favore
Marilyn: di che si tratta?
Ayla: Possiamo parlarne di persona?
Marilyn: Sono libera dopo le 2
Marilyn: Vuoi passare?
Ayla: Sarai nel tuo ufficio?
Marilyn:posso venire subito se hai bisogno di me.
Ayla:No, non preoccuparti ,Non è un'emergenza
Solo un po' personale, tutto qui.
Marilyn: Ok, se lo dici tu,Ci vediamo alle 2 allora! 🥰🥰
Questa era la vera bellezza di Marilyn. Riusciva a guardare attraverso l'esterno di una persona e concentrarsi su ciò che stava vivendo dentro di sé.
In quel momento, fuori dalla porta del suo ufficio, avevo doppiamente bisogno dei suoi servizi. Avevo un sacco di cose in testa di cui dovevo fare ordine, e avevo anche bisogno di lei per vedere se qualcosa aveva deciso di insidiarsi dentro di me.
La porta si aprì e l'odore rilassante di incenso e gelsomino fluì nelle mie narici.
L'ansia che mi aveva attanagliato per tutta la mattina iniziò a dissiparsi quando Marilyn prese entrambe le mie mani nelle sue e mi guardò con i suoi occhi nocciola chiari, alla ricerca di qualunque cosa avesse potuto turbarmi.
"Cosa ti porta da me, dea?", chiese, accompagnandomi dentro. "I tuoi messaggi mi hanno fatto preoccupare".
Mi assicurai che la porta fosse chiusa prima di dirle il motivo della mia visita.
"Il mio ciclo è in ritardo, Marilyn".
"Di quanti giorni? Il calore può far saltare il ciclo, alle volte".
"Sono in ritardo di sei giorni".
Marilyn rimase in silenzio per un momento, poi mi invitò a prendere posto sul divano. "Immagino che tu e Elijah abbiate fatto sesso di recente".
Le diedi un'occhiata come per dire, puoi dirlo forte, ragazza. "Ehi, devo fare queste domande", rispose, sorridendo. "Sono felice di sentire che voi due siete stati in grado di sistemare le cose".
"Lo sono anch'io. Voglio dire, sono grata che Elijah sia riuscito ad arrivare fin qui sulla questione della famiglia, ma capisco quanto sia difficile per lui. A volte deve ancora combattere l'impulso di respingermi".
"In realtà sento che c'è più pressione ora, proprio perché e così comprensivo. Voglio dargli quello che vuole, ma c'è ancora tutta quella storia sui miei genitori naturali che si mette in mezzo".
"Certo", rispose Marilyn lyn, "non sei la prima lupa che viene da me sentendosi sotto pressione per creare una famiglia. Il legame di accoppiamento è una cosa bellissima, e quando avviene per la prima volta entrambi i partner cavalcano questo incredibile sballo".
"E poi?"
"E poi le coppie, a volte, non sono d'accordo su come mantenere questo sballo. Uno potrebbe volersi prendere qualche anno per adattarsi al fatto di essere accoppiati, prima di iniziare una famiglia, mentre l'altro vede i bambini come una nuova, meravigliosa avventura".
"E in alcuni casi, uno dei due potrebbe non volere affatto dei cuccioli. Quello che sto cercando di dire è che entrambi vogliono il meglio per la relazione, ma potrebbero non essere d'accordo su quale sia il meglio".
"Voglio creare una famiglia con Elijah, Marilyn, davvero. Avrà quello che vuole. E solo che ora mi sento in colpa per il fatto di prendermi il mio tempo".
"Non dovresti. Elijah non sta cercando di ingannarti".
"Lo so", dissi, sentendomi stupida per aver anche solo suggerito che fosse il caso.
"Allora, cosa vuoi sapere dei tuoi genitori naturali? Se sono davvero l'unico ostacolo che ti trattiene, che cosa ti darebbe la tranquillità che stai cercando?"
Avevo pensato alla domanda di Marilyn migliaia di volte durante la scorsa settimana. C'erano così tante cose che volevo sapere su di loro, ma tutto si riduceva a una sola domanda.
"Voglio sapere perché l'hanno fatto, Marilyn. Devo sapere perche mi hanno abbandonato in quel passeggino".
"E perché questa sarebbe la domanda più importante per te?"
"Guarda i genitori di Elijah e come lo hanno abbandonato. Guarda come l'hanno lasciato incasinato emotivamente, e poi guarda me. Non riesco nemmeno sentirmi a mio agio ad avere figli a causa dei miei problemi. Se non scoprirò perché mi hanno abbandonato, ho paura che potrei ritrovarmi nella stessa posizione".
"Ayla, non abbandonerai tuo figlio", rispose Marilyn, appoggiando la sua mano sul mio ginocchio. "Allo stesso tempo, non ho intenzione di mentirti. Essere un genitore comporta delle incertezze.
"È come ogni altra decisione che prendi nella vita. Il risultato non può mai essere garantito. Quindi, se è quello che stai aspettando, non credo che ti sentirai mai pronta a creare una famiglia".
Poteva essere così? Stavo usando i miei genitori come scusa? Anche se fosse stato il caso, non potevo evitare il fatto che l'idea di avere un figlio non mi sembrava giusta. Non in quel momento, almeno.
"Pensi che io sia pronta?", chiesi, catturando lo sguardo di Marilyn.
"Sei l'unica che possa rispondere a questa domanda, Ayla".
"Ma tu mi conosci, Marilyn. E se sono incinta? Ho bisogno di sapere che sono pronta".
“Va bene anche se non lo sei", disse lei in tono rassicurante.
"Dici? E se mia madre non fosse stata pronta? E se fosse per questo che mi ha abbandonata?"
Improvvisamente, l'idea di avere un bambino che cresceva dentro di me divenne terrificante. E se fosse stato così che mia madre era rimasta incinta di me? L'avrei tenuto? Cosa avrei detto ad Elijah? Le cose avevano appena ricominciato ad andare bene. Tutto questo era sbagliato.
Sembrava sbagliato.
Avrei dovuto essere felice di essere incinta. Ma perché invece stavo provando terrore?
Questo non era normale. Perché non ero felice come avrei dovuto?
Iniziai ad andare in iperventilazione.
"Calma, Ayla", disse Marilyn, massaggiandomi la schiena. "Respira lentamente attraverso la bocca. Inspira profondamente nella tua pancia".
"Non sono pronta, Marilyn, non lo sono. Sto per avere questo bambino e non sono pronta".
"Non devi averlo se non lo vuoi, Ayla".
"Cosa vuoi dire? Non ho scelta". “Hai sempre una scelta, È il tuo corpo".
Stava dicendo quello che pensavo stesse dicendo? La guardai negli occhi per essere sicura.
"Come ti ho detto, non sei la prima lupa che viene da me perché non vuole creare una famiglia”.
Afferrai la mano di Marilyn. Ero pronta a farmi dire da lei quello che mi ero già convinta fosse vero. "Dimmi se sono incinta,Marilyn".
"Va bene, sdraiati sul divano", rispose lei mettendo un cuscino dietro la mia testa. "Devi stare ferma".
Guardai come Marilyn mi sollevò la maglietta e mise le sue mani proprio sotto il mio ombelico. Le sue mani erano lisce e sterili contro la mia pelle. Mi agitai, non abituata a essere toccato in modo così clinico.
"Cerca di non muoverti", ripeté, profondamente concentrata.
Sentii l'area sotto le sue mani intorpidirsi. Poco dopo, un calore fastidioso si irradiò tra i miei fianchi.
Fissai il soffitto, aspettando che lei dicesse le parole che temevo, ma che sapevo sarebbero arrivate.
Rimasi lì per quella che sembrava un'eternità, la mia mente pensava a tutti i modi in cui la mia vita stava per cambiare. Odiavo il calore, odiavo quello che mi aveva fatto, e quanto sono stata debole.
Poi sentii Marilyn abbassarmi la camicetta.
Mi guardò e mi prese la mano, gli occhi colmi di emozione.

La Vergine Del BrancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora