Leader

5.2K 177 24
                                    

MARILYN

Wendy mi raggiunse nella mia stanza, mentre mettevo i pochi oggetti che avevo nello zaino. Mi disse che avrei potuto usare il suo telefono per chiamare qualcuno, ma l'idea di contattare qualcuno del gruppo mi faceva sentire peggio.
Non volevo che pensassero che avevo fallito, o che si preoccupassero per me.
O peggio ancora, non volevo che Ayla e Elijah scoprissero che ero stata cacciata dal Ritiro per quello che avevo fatto per loro.
Non meritavano di sentirsi in colpa, specialmente con un bambino in arrivo.
Così abbracciai Wendy e me ne andai dal Ritiro dei Guaritori.
Non mi guardai nemmeno indietro.
Sapevo che avrei camminato a lungo, perché il Ritiro era a qualche ora di macchina fuori città, ma speravo di poter trovare un passaggio con una macchina di passaggio.
La mia fortuna doveva girare a un certo punto, giusto?
Mentre i miei piedi battevano sull'asfalto, cercai di trovare il lato positivo della mia situazione.
Non ero ferita, non ero in pericolo, e non mi sentivo come se lasciare il Ritiro dei Guaritori fosse la cosa peggiore che potesse capitarmi.
Anche se Wendy mi aveva messo in guardia dall'usare i miei poteri troppo presto, o dall'esagerare nell'usarli, non credevo davvero che i miei poteri di guarigione sarebbero scomparsi.
Sapevo, nel profondo, di essere una guaritrice. Non era possibile che, finché il mio cuore battesse, i miei poteri di guarigione scomparissero.
Semplicemente non volevo crederci.
Non potevo.
Nel momento in cui avessi iniziato a preoccuparmi dei miei poteri di guarigione, avrei rischiato davvero di perdere me stessa.
E poi, ora, avevo davanti a me una bella passeggiata nell'aria frizzante per schiarirmi le idee. Non volevo giungere fino al al branco con un cervello pieno di preoccupazioni o paranoie. Non sarebbe stato molto da guaritrice, da parte mia.
Feci un respiro profondo, cacciando via lo stress.
Poi feci un altro respiro profondo, trattenendo l'aria fresca dentro di me. Era una bella sensazione. Mi sentivo come se stessi finalmente tornando alla mia normalità.
"Marilyn?"
Girai la testa. Il mio cuore iniziò a battere fuori controllo. I miei palmi cominciarono a sudare e il mio corpo a bloccarsi. Perché c'era Nina, a un metro davanti a me, nel mezzo di una strada secondaria vuota.
"Nina?", sussurrai. "Cosa stai facendo? Mi hai seguita?"
Accorciò la distanza tra noi, allungando la mano per toccarmi, ma io mi allontanai da lei. Il suo viso cambiò espressione.
"Ti ho vista lasciare il Ritiro e io... ti ho seguita. Sì, come la stalker sfigata di una celebrità. Non ci ho proprio riflettuto. Il mio corpo ha iniziato a muoversi..."
"Beh, torna indietro! Potresti finire in guai seri per questo".
"Non mi interessa, Marilyn. Non mi importa del lavoro, del Ritiro..."
"Di cosa stai parlando? Perché stiamo parlando in questo momento? Dopo tutto quello che è successo, dopo il dramma e i... i segreti..."
"Lo so. Lo so, lo so. Non merito di parlare con te. Non merito il perdono. Merito a malapena il pacchetto di gomme che ho in tasca".
La guardai. La guardai veramente.
I suoi occhi erano spalancati, sinceri. E il suo viso era morbido come prima, bello come prima. Dopo aver pensato al suo viso negli ultimi mesi e ancora di più dopo le poche volte che l'avevo vista al Ritiro pensavo che trovarmi faccia a faccia con lei non mi avrebbe scioccata.
Ma mi aveva scioccata.
Presi fiato. "Certo che meriti di parlare con me", risposi dolcemente.
Potevo sentire quanto fosse ferita, quanto fosse fragile. Nonostante le sue battute.
Non volevo davvero farla sentire peggio. "Non voglio che tu ti metta nei guai, Nina. Sembravi felice li dentro".
"Non lo ero. Non così felice come quando ero con te, comunque", disse rapidamente, facendo un altro passo verso di me.
"Mi manchi, Marilyn. Penso a te tutto il tempo. Costantemente. E quando ti ho vista qui... mi è sembrato un segno. Ecco perché ti ho inseguita. Ecco perche ti ho chiamata".
Chiusi gli occhi.
Stava dicendo tutte le cose che avevo sognato che dicesse in tutti questi giorni.
Era come una catarsi. Una liberazione di tutta la rabbia, di tutta la tristezza, che aveva trovato casa dentro di me da quando se n'era andata.
Quando li riaprii, Nina mi stava guardando. Aspettava pazientemente.
"Adesso torno al branco", dissi. "Tu non puoi... se entri nel territorio del branco, Elijah sentirà il tuo odore. Ti farà a pezzi".
Lei abbassò gli occhi. "Lo so. Ci ho pensato". "Mi dispiace, Nina. Davvero..."
"Non mi importa", disse lei.
"Non ti importa di cosa?"
"Elijah può farmi a pezzi, Marilyn. Può distruggermi... cavolo, può anche mangiarsi le mie gomme. Ma non ti lascerò di nuovo. Il mio corpo mi ha accompagnato fuori da quel ritiro per un motivo. Sento un legame con te. Un legame forte. Non ti lascerò andare".

La Vergine Del BrancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora