18. Spesso le cose non sono davvero come sembrano

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Eco:

Dopo che Maggie mi chiuse la porta in faccia guardai l'orario. Ormai erano quasi le due. Non volevo andare da Jack: dopo la litigata del giorno prima credevo -e da una parte speravo- che fosse finita definitivamente. Tornare alla festa dagli altri non avrebbe avuto senso e non volevo vedere Ash. Aprii la portiera del garage e mi sedetti nell'auto di Andrew, quindi scrissi a Luke. Era tutto buio e il display acceso del mio cellulare era l'unica fonte di luce che mi illuminava la faccia.
"Posso fermarmi a dormire da te stasera?"
scrissi, con gli avambracci sul volante ma la macchina spenta. Aspettai qualche minuto e poi lo chiamai, ma non ricevetti risposta. Proprio quando la segreteria telefonica parlò per la quarta volta, ricevetti finalmente un suo messaggio.
"Tesoro sono da Ronny, mi ha portato a casa sua. Fanculo William, no? ;)"
Sospirai.
"Vaffanculo te", scrissi, ma prima di inviare il messaggio cancellai.
"Ok. Divertiti" .
Spensi il telefono e poggiai la testa al volante. Mi sentivo così sola. Non avevo nessun posto in cui andare e se anche avessi chiesto a Billie di ospitarmi in casa sua, Maggie mi avrebbe sbattuto fuori all'istante. Non c'erano alternative. Per un attimo mi balenò in testa l'idea di passare la notte in macchina o andare a farmi un giro per poi tornare la mattina. Ma poi pensai a mio fratello e al fatto che avrei deluso per l'ennesima volta mio zio Andrew. Forse era ora di crescere e smetterla di scappare.

Entrai quindi in casa, cercando di fare il più piano possibile. Le luci erano tutte spente eccetto una: quella della cucina. Non appena varcai la soglia della porta la vidi lì, seduta, con i gomiti sul tavolo e una tazza di tè.

«Stavo cominciando a non sperarci più,» disse, «a credere che non saresti tornata, 'sta notte. Eppure eccoti qui» continuò con il suo accento italiano, ma io la ignorai e aprii lo sportello per prendere un bicchiere, quello che Billie mi aveva dato la prima sera che la vidi, quando le chiesi il sale. Avrei dovuto riportaglielo. Aprii il rubinetto e riempii il bicchiere d'acqua fino all'orlo, poi la bevvi tutta d'un sorso. Lei sospirò.
«Quella ragazza è molto carina. Siete... fidanzate?» disse, riferendosi palesemente a Billie.

«Ma che ti importa?» risposi voltandomi verso di lei, appoggiandomi ai fornelli. Quella era la prima frase in assoluto che le rivolsi. Forse era la prima volta che sentiva davvero la mia voce cresciuta e non più da bambina. «Ora mi spii anche?»

«Volevo solo sapere come sta mia nipote» pronunciò, e mi venne da ridere. Non risposi.
«Franci mi ha parlato, almeno. È cresciuto molto e abbiamo fatto un puzzle insieme. È davvero un bravo bambino. Ha detto che gli avresti portato una ciambella.»
Mi si gelò il sangue al pensiero della ciambella dimenticata da qualche parte al parco e di Franci l'indomani mattina, senza ciò che gli avevo promesso. Forse davvero non so mantenere le promesse. Cercai di nascondere il mio nervosismo.

«Lo so, ma erano finite» mentii seccamente, «E tu non chiamarlo Franci»

«Eco, io...»

«E non cercare di lavargli il cervello come papà faceva con me e mamma, Cristo. Ha solo nove anni. È proprio di famiglia distruggere l'infanzia dei bambini, allora»

«Eco, ascoltami...» cominciò a dire, ma io persi la pazienza e la interruppi sbattendo il bicchiere sul bancone della cucina, quasi rompendolo. Lei sussultò.

«No, non ti voglio ascoltare ora. E non ho ancora capito perché cazzo sei venuta qui dopo nove anni a parlarmi come se non fosse successo niente! Pensi che possa ricominciare tutto d'accapo? Pensi che mi sia dimenticata di tutto? Dimmi un po', ma tu dov'eri? Dov'eri quando tuo figlio insultava e picchiava a sangue mia madre? Dov'eri quando tuo figlio spaccava i piatti in casa e sbraitava ubriaco? Dov'eri? Chi difendevi, lui o noi? Ci hai mai aiutato? Ci hai mai telefonato? Ci hai mai chiesto come stavamo, come stava mamma? Ci hai mai dato anche solo un centesimo quando lei ha perso il lavoro? Che poi dei soldi non me ne frega un cazzo, non li ho mai avuti e non li volevo da te. Volevo solo sentirmi protetta, volevo che qualcuno mi proteggesse e proteggesse anche Francesco. Sai cosa hai fatto invece, Angela? Quando mamma è morta hai preferito assecondare mio padre e spedirmi qui in Inghilterra in quella città di merda piuttosto che prenderti cura di me e di mio fratello. Volevi che ci levassimo di mezzo. Pensi davvero di essere una brava persona? Ma chi ti credi di essere? Come osi stare seduta nella mia cucina? Solo ora cerchi di fare la nonna facendo i cazzo di puzzle e facendo finta che ti importi della nostra vita? Stronza.»
Dopo essermi sfogata con queste parole, feci per andare in camera mia, ma mi girai e le puntai il dito contro. «E se pensi che io sia qui,» dissi, fermandomi un secondo «se pensi che io sia qui, stasera, e ti stia parlando faccia a faccia e non me ne sia scappata da qualche parte a dormire come avrei voluto fare, è solo perché ho già fatto troppi casini e non voglio che mio fratello subisca quello che ho subito io. Voglio che abbia qualcuno. Non una madre perché non l'ha più, né un padre perché non l'ha mai avuto. Ma almeno qualcuno, e quel qualcuno non sei e non sarai mai tu. Quel qualcuno siamo io e Andrew» aggiunsi con le gambe che tremavano. I suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. L'avevo ferita. E mi sentivo soddisfatta. «Di due almeno uno te n'è uscito bene, grazie a Dio»

«Eco,» disse con gli occhi lucidi scuotendo il capo «spesso le cose non sono davvero come sembrano»

«Nemmeno le persone,» pronunciai «e io credo di saperlo meglio di tutti. Se proprio vuoi fare qualcosa per me, Angela, lasciami in pace e non parlarmi.»
Dopo aver detto ciò, mi diressi in camera mia e mi chiusi a chiave. Una parte di me voleva scappare via e mandare tutti a farsi fottere. Ma non potevo dare ascolto sempre e solo a questa parte di me. Era ora di crescere e di essere responsabile. Basta essere una sorella di merda. Basta essere una "figlia" di merda. Basta essere una persona di merda. Dovevo trovarmi un lavoro, se Jack mi avesse scaricato. Non potevo continuare a rubare soldi a mio zio per Parigi, in caso avessi vinto il contest. Dovevo darmi da fare e oltre a lavorare con lui avrei dovuto fare altro per guadagnare un po' di più. Mi ero presa l'impegno di lavorare a casa di Billie, e speravo solo che Maggie mi permettesse di andare lì anche dopo questa serata. Oltre a lei come cliente in lista avevo Sarah, ma poiché era sola e con un bambino in pancia mi dispiaceva farle pagare il prezzo intero. Presi il telefono e andai sulla chat di me e Bil, composta da un solo messaggio al quale non avevo risposto. Digitai qualcosa, ma la cancellai ancora prima di premere invio. Aprii poi il cassetto del comodino di fianco al mio letto ed afferrai una delle cose più care che ho. Una foto sbiadita di mia madre con una bambina in braccio. Ero io.

"Un giorno quando sarai grande partiremo a Parigi solo io e te. Te lo prometto, mia cara Eco".

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora