51. Lesbica schifosa

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Era ormai tarda sera ed io e Eco camminavamo per la fiera, dopo che ebbe parcheggiato la moto in una via buia e alberata. La musica allegra e il chiacchiericcio delle persone creavano un'atmosfera allegra, accompagnati dal suono dei giochi e delle attrazioni che si muovevano. Le luci colorate illuminavano il volto di Eco accanto a me, che sembrava stesse fingendo di non essere annoiata.

Stringevo dolcemente la sua mano, il calore del suo contatto mi rassicurava in mezzo alla folla mentre ci scambiavamo sguardi complici.
Mi fermai per osservare un carretto di zucchero filato, e lei mi seguì.
«Ne vuoi uno?» chiese, indicando i soffici e colorati ciuffi di zucchero.
«Magari più tardi,» risposi, sorridendo. «Voglio vedere prima cosa c'è di là»

Ci dirigemmo con le mani intrecciate l'una all'altra verso una bancarella, mentre ridevo alle sue battute e lamentele sulla gente intorno a noi. Sebbene si stesse annoiando almeno provava a farmi divertire, e il fatto che io ridessi e scherzassi con lei la compiaceva. Mi diede un veloce bacio sulla guancia mentre curiosavo guardando i diversi stand. Stavo per ridarle indietro il bacio, quando improvvisamente una voce familiare risuonò tra la folla.
«Billie! Che piacere vederti qui!»
Il mio cuore saltò un battito. Riconobbi immediatamente la voce di Mr. Collins, un vecchio amico di famiglia, ex-collega di mio padre. Senza pensarci, staccai la mano da quella di Eco e mi voltai, cercando di mantenere la calma.
«Mr. Collins, che sorpresa!» esclamai, forzando un sorriso mentre mi avvicinavo per salutarlo.
Lui mi guardò con affetto e curiosità. «Sei qui con amici?»
Annuii rapidamente. «Sì, con un'amica!»
Eco, rimasta un passo indietro, si sentì improvvisamente invisibile. La sua espressione si fece seria, e non disse nulla. Sapevo che capiva le mie preoccupazioni, anche se il mio cuore si stringeva per averla fatta sentire esclusa.
«Che bello,» continuò. «Saluta tua madre e Finneas da parte mia!»
«Certo, lo farò. Buona serata!» risposi con un sorriso tirato.
Merda, per un pelo...
Mr. Collins si allontanò, mescolandosi con la folla. Tornai da Eco, evitando il suo sguardo per un momento.
«Mi dispiace,» le dissi sottovoce. «Non voglio che nessuno sappia ancora di noi»
Eco annuì, cercando di nascondere la delusione. «Capisco. Non preoccuparti»
La guardai negli occhi; il silenzio tra noi era pieno di parole non dette.
«Ti prometto che un giorno non ci saranno segreti» dissi con tono sincero.
Sorrise debolmente. «So aspettare»
«Toglieremo i teli dalla faccia»
Lei annuì come per assentire, ma quasi sicuramente fingendo.

In quel momento arrivarono anche i suoi amici, ed io non riuscii a capire se fosse felice o no di vederli.

«Ragazze, che splendore!» esclamò Maya andando ad abbracciare forte Eco, che sorrise falsamente. Insieme a lei c'erano il suo fidanzato Christian, Tesla e Yosef con altri ragazzi che non conoscevo. Eco li salutò tutti ed io mi sentivo leggermente a disagio. Avrei voluto stare in compagnia di Nicolas. Sicuramente i suoi amici sarebbero stati più affini alla mia persona.
«Che fate? Venite con noi a bere una birra?» propose Tesla, con una sigaretta in mano e il suo solito rossetto rosso.
«No,» disse secca Eco, «devo guidare e vorrei farci tornare a casa vive»
«Che palle. Tu Billie? Bevi qualcosa?»
«Lei non beve» rispose al posto mio.
«Oh! La mammina ha detto di no!» continuò Tesla ridendo, prendendola in giro. Eco non rise, ma la fissò in silenzio.
«Perché non andate a fare un giro sulla ruota panoramica? Poi ci raggiungete appena potete» pronunciò Maya, prima che Eco potesse cominciare una discussione con Tesla.
«Sì, mi sembra un'ottima idea» dissi io guardandola.
«Sì. Andiamo»
«Ci vediamo dopo, ragazzi».

Riuscivo a percepire il nervosismo di Eco: Nicolas, Mr Collins, la battuta di Tesla, la confusione della fiera... tutto ciò la faceva incazzare. Eco era una ragazza calma, alla fine. Se poteva evitare una discussione lo faceva, a meno che non fosse già al limite della sopportazione.

Ci manca che litighi con qualcuno adesso! Pensai.
Non l'avessi mai detto...

Ci mettemmo in fila per la ruota panoramica.
«Dio, sto per esplodere» pronunciò massaggiandosi le tempie.
«Avremmo dovuto rimanere a casa» dissi, sentendomi un po' in colpa per aver insistito a venire.
«No... volevo farti contenta»
A quella frase mi si sciolse il cuore. Le presi le guance e la baciai a stampo, riuscendo a strapparle un sorriso.
«Ora sto meglio» disse ghignando.
Mentre avanzavamo, per sbaglio calpestai il piede a un uomo; sulla quarantina, alto e grosso, e teneva per mano una donna. Si girò bruscamente verso di noi.
«Stai più attenta, cazzo! Mi hai pestato le scarpe nuove!»
«Chiedo scusa, signore, non l'ho fatto apposta» risposi timidamente io.
«Sì, ok... fottetevi» disse con disprezzo, voltandoci le spalle.
«Hey, mi pare che ti abbia chiesto scusa» intervenne Eco, controllata.
«Ma stai zitta, lesbica schifosa. Cazzo di pervertite...» continuò lui borbottando con la donna.

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