45. Un abbraccio di conforto

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Billie

Non riuscivo più a trattenere le lacrime mentre pedalavo verso il Variety Store.
Lei non mi vuole, non mi riconosce più. Non mi accetta.
Inconsciamente pensavo questo. Sapevo in fondo che la sua frase "Non la riconosco più" non c'entrava nulla con il fatto che io avessi avuto qualcosa con una ragazza, perché mia madre non sapeva niente su me e Eco. Io però l'avevo intesa così, che non volesse avere una figlia come me... omosessuale. Questa parola mi spaventava.
Ero incazzata con me stessa per essere nata anormale, e incazzata con mia madre perché io non le andavo bene nella mia anormalità. Ed ero incazzata con Eco soprattutto, perché se non avessi mai avuto niente a che fare con lei non sarei finita in quella situazione, mi dicevo.
Se non l'avessi conosciuta avrei ancora una madre, continuavo a dirmi con le lacrime agli occhi. Mi fermai un secondo e chiamai Eco al telefono, ma il suono del silenzio risuonava nel vuoto. Segreteria telefonica.
Che cazzo starà facendo, ora che ho bisogno di lei?

Ero intanto ormai entrata nel negozio da Nicolas, che stava parlando con dei clienti scherzoso. Io posai la mia roba a terra dietro il bancone e mi feci una coda. Solo quando quegli uomini uscirono Nicolas venne verso di me, con sguardo preoccupato.
«Che hai fatto? Cos'è quel borsone?» mi domandò, mettendomi le mani sulle guance. Scossi leggermente la testa per toglierle da lì.
«Ho litigato con mia madre, me ne sono andata via»
«E dove andrai a stare?»
«Da Eco»
«Da Eco» affermò lui al tempo stesso, sapendo già la risposta. «Dove si trova lei ora?»
«Non lo so, non mi risponde al telefono... ho paura che sia finita in qualche guaio per colpa di Adam... ho dato della puttana a mia madre... Dio, questa situazione mi sta esasperando!» esclamai agitata, sul punto di avere un attacco di panico.
«Vieni qui» mi disse, e mi abbracciò. Il suo profumo fresco e le sue braccia più o meno muscolose mi diedero un senso di conforto e protezione che poche volte avevo provato con Eco. Feci dei respiri profondi e mi tranquillizzai, poggiando la testa al suo petto. Ondeggiammo lievemente abbracciati un po' a destra e un po' a sinistra. Le sue parole gentili e il suo abbraccio confortante mi aiutarono a liberare la tempesta di emozioni dentro di me. Mi baciò sulla testa, tenendomi sempre stretta a sé.

Proprio in quel momento come un tuono improvviso si aprì la porta e la voce di Eco ci allontanò subito l'un dall'altra.
«Che succede?» chiese sulla soglia dell'entrata, tenendo la porta con la mano sinistra.
«Oh, ciao Eco» disse Nicolas.
«Che stavate facendo?»
«Era solo un abbraccio di conforto, come si fa tra amici» rispose calmo lui.
Eco avanzò verso di me, senza prendere in considerazione quel che aveva appena detto Nic.
«Hai pianto? Hai le guance rosse» pronunciò, alzandomi la testa. Non feci in tempo a risponderle che mi baciò, muovendo la lingua lentamente. Guardai con la coda dell'occhio Nicolas, che vedendoci aveva rivolto lo sguardo da un'altra parte facendo finta di niente. Avevo capito che ad Eco non interessava niente di confortarmi in quel momento, ma solo di farsi vedere con me da Nicolas, di cui era gelosa persa. Se prima sospettava che tra me e Eco ci fosse qualcosa, ora ne aveva la conferma. Io però non mi sentivo ancora pronta a dirglielo, ma Eco, come al solito, fece di testa sua. Nel frattempo entrarono anche altre persone nel negozio e poiché Slaughter non è tanto grande, temendo che qualcuno potesse riconoscermi e andare a raccontare a mia madre che mi aveva visto baciare una ragazza, mi staccai da lei. Eco non la prese bene.
«Smettiamola, per favore» le dissi a voce bassa. Mi guardò ghignando.
«Che c'è? Ti vergogni a baciarmi davanti a Nicolas?» pronunciò, in modo tale che Nic potesse sentirla. «O ti vergogni di farti vedere in giro con me?»
«Che dici? Non parliamone qui, ti prego». Ero già abbastanza distrutta per mia madre, non avevo bisogno di altre pesantezze.
«Allora vieni in macchina e parliamo»
«Non posso, Eco, non vedi che devo lavorare?»
«Ci vorranno solo cinque minuti», e mi prese il braccio per portarmi fuori. Io mi fermai.
«Eco, smettila adesso. Stai facendo la bambina».
Parlavo a voce bassa, ma lei rispondeva a tono.
«Io la bambina? Io sto facendo la bambina? Chi è che sta piangendo come una bambina, io o tu?»
A quel punto mi paralizzai. Intervenne Nicolas.
«Se non ti dispiace, stai disturbando la mia clientela»
«Non stavo parlando con te»
«Eco, esci dal mio negozio» replicò.
«Vai a farti fottere»
«Parlo sul serio, è meglio che tu vada, ora»
«È meglio che io non ti veda ancora attaccato a lei come prima» disse. Nicolas non rispose, ed io nemmeno. Di fronte al silenzio Eco sospirò. «Ci vediamo a casa, prendo io la tua roba e la carico in macchina» continuò, senza però guardarmi. Poi uscì. Mi sentivo di aver perso tutto.

***

Dopo essere stata assente per tutta la giornata, Nicolas mi toccò la spalla e tornai in me.
«Hey, come ti senti?»
Sospirai. «Non ti saprei rispondere...»
«Sei sicura di volere andare da Eco? Puoi stare da me, se vuoi, questa sera»
«Ti ringrazio molto Nicolas, ma devo rifiutare»
«Devi? Oppure vuoi?»
«Nic, è complicato. Sono stanca. Oggi è stata una giornata estenuante, 'sta mattina ero convinta di una cosa e adesso... non so più manco chi sono»
«Certo... capisco»
«Ti voglio bene» gli dissi, e lui sorrise. Lo abbracciai.
«Quando arrivi scrivimi»
«Lo farò» risposi, e feci per uscire ma mi fermò.
«Aspetta, Billie! Mi sono dimenticato di darti una cosa», e andò a prendere un libro. «Tieni»
«È il... Simposio di Platone?» dissi perplessa.
«Sí. Ti ricordi? Le "palle rotolanti" di cui mi raccontavi. Platone ne parla qui. Sono i suoi discorsi sull'amore»
Sorrisi sincera. «Ti ringrazio, Nicolas».

Uscii e salii sulla mia bicicletta, in direzione Burford. In direzione Eco. Le giornate si stavano sempre più allungando quindi, sebbene fossero le sette di sera, c'era ancora luce.

Quando arrivai davanti al bilocale di Eco sentii una musica rock provenire da dentro. Bussai forte e la musica si spense, poi Eco mi aprì, con addosso una maglia oversize grigia e degli shorts.
«Ciao»
«Ti sarei venuta a prendere se mi avessi chiamato» disse lei, senza salutarmi.
Tanto non mi rispondi...
Entrai di fretta.
«In qualche modo dovevo riportare la bici qui»
Chiuse la porta.
«Che hai in mano?»
«Niente, un libro che ho preso in negozio. Mi vado a lavare, dove hai messo il mio borsone?»
Poggiai Platone sul tavolo e andai in bagno, lasciando la porta aperta.
«Ti ho sistemato la roba nei cassetti» disse sedendosi sopra il tavolo con le gambe a penzoloni, come era solita fare. Prese in mano il libro e lo analizzò.
«Il Simposio, discorsi sull'amore» pronunciò ad alta voce, mentre lo sfogliava. Io intanto mi preparavo per farmi una doccia, prendendo i vestiti dai cassetti dell'armadio.
Ad un tratto la sentii ridere, e ridere di gusto.
«Che c'è di divertente?»
Ancora risate...
«Allora? Perché stai ridendo?»
«Senti qua: "Cara Billie, spero tu possa apprezzare questo capolavoro della filosofia antica come l'ho apprezzato io...
Impallidii. Avrei voluto strapparle il libro dalle mani, ma non potevo. Non avevo pensato al fatto che c'era la possibilità che all'interno di esso Nicolas mi avesse scritto una dedica.
«"Ti ho scritto qualche appunto ai lati per far sì che tu capisca meglio", ah, quindi pensa pure che tu sia stupida. "Ho sottolineato poi alcune frasi e le mie parti preferite del racconto; se lo fai anche tu possiamo parlarne e confrontarci. Tuo, Nicolas
E chiuse il libro, guardandomi dritta in faccia.
Non sapevo che dire.
«Perché mi dici cazzate?» domandò dopo qualche secondo di silenzio.
«Quali cazzate?»
«Che hai comprato questo fottuto libro quando non è così» sbottò lanciando il libro a terra, dopo che scese dal tavolo. Venne lentamente verso di me.
«Io... ho detto che l'ho preso in negozio»
«Ah, quindi non mi hai mentito?»
«L'ho fatto ma... in buona fede. Non volevo ti arrabbiassi ancora di più, dopo oggi»
«Ti ha baciato? Devo saperlo. Prima che arrivassi io vi siete baciati?»
«Cosa?! No! Certo che no!»
«Giuramelo»
«Te lo giuro»
«Dimmi che non provi niente per lui»
«Eco, io e Nicolas siamo soltanto amici!»
«Anche io e te eravamo soltanto vicine di casa. Voglio sapere se provi qualcosa per Nicolas»
«Stai esagerando»
«Capiscimi, tu sei stupenda e lui è un bel ragazzo. Gli piaci, ok? Lui vorrebbe scopare con te e io questo non riesco a sopportarlo!»
«Io non provo niente per Nicolas. E lui non prova niente per me, è solo un mio amico»
«Oh, andiamo! Ti mangia con gli occhi, si vede lontano un miglio. Fa l'amico perché vuole scopare»
Quella frase mi fece stare male.
«Non è così»
«È difficile che mi sbagli»
A quel punto sentimmo il citofono suonare.

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora