prologo

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"Billie del futuro, spero tu abbia varcato quella porta.

Nulla è reale qui. E mi fa impazzire questo pensiero.
Vorrei che fosse reale, vorrei essere reale. Questa non è la mia vita, è impossibile che io stia vivendo in questo modo tutte le mie giornate. Spero che tu almeno stia vivendo una vita vera, con un bel lavoro e un bel marito. Non potendo vivere io, mi limito ad immaginarti finalmente viva e forse un po' più felice, a patto che un buon lavoro e un buon marito siano motivo di felicità. Altrimenti che cosa è la felicità, Billie? Io credo di averla persa.
In sottofondo si sente la voce di Truman che è sul punto di impazzire, nella piccola TV che illumina per quel poco la mia stanza, quella che avevi a diciassette anni, te la ricordi? O forse è ancora la tua camera, se non ti sei trasferita da qualche altra parte. Anche se questa è una stanza finta. Queste pareti non sono vere, non sono seduta davvero su questo letto, non lo sto toccando davvero. Sto impazzendo pure io. Non sarebbe strano se tu ora ti ritrovassi in un manicomio, con la cartella clinica in mano che sotto il nostro nome ha scritto "questa è pazza, pensa di essere in qualche finzione televisiva o chissà cosa". Eppure io non lo biasimo Truman, lo capisco. Come lui anche io vivo una vita falsa. Mi guardo allo specchio e quello che vedo è solo una ragazza di nome Billie senza colore, senza una forma, senza un odore. Bianca. Perché dopo che fingi di essere quello che non sei ti dimentichi se sei davvero qualcosa, oltre che un corpo. Tu hai capito chi sei? cosa sei? Mi guardo attorno e le strade di questa città sembrano finte, come questa casa, mamma, il cibo, le persone con cui mi interfaccio ogni giorno. È tutto finto. Sono tutti attori. Te ne sei accorta? Ma nessuno mi sta guardando ed elogiando, come fanno con Truman. Non c'è nessuna platea che mi possa applaudire. E non sono io, questa. Non so chi sono ma so che non sono questa. Vorrei che questo fosse solo il personaggio che devo interpretare. E che la mia casa non fosse la mia casa, il mio quartiere non fosse il mio quartiere, il cibo che mangio e le cose che tocco fossero soltanto oggetti di scena. Correggo la mia frase iniziale: vorrei che tutto questo non fosse reale. Vorrei che fosse un sogno, una simulazione, o uno spettacolo teatrale o uno show televisivo. Spero che possa anche io salire su una barca e trovare una porta al confine del mare che mi trasporti al mondo. Al mondo vero. Aspetto il momento in cui potrò ritornare a casa, nella mia casa vera, nella vera Slaughter e papà, proprio lui, il vero lui, sarà seduto in cucina ad aspettarmi. Lo stringerò forte a me e mi ci addormenterò in braccio, come quando eravamo bambine e fingevamo di avere paura del buio per addormentarci sul suo petto. Gli dirò che gli voglio bene. Quella era la nostra vita, quella era la vita vera e mi è stata sottratta. Ora faccio parte di un sogno, un brutto sogno. Sto solo aspettando questo momento, che tutta questa messa in scena finisca e che possa tornare a vivere in una realtà fisica e sensibile, dove tutto non è più fittizio. Dove papà è ancora ad aspettarmi seduto in cucina, Zoe non ha mai preso quell'aereo per New York e Drew è rimasta la stessa amica di sempre. Deve essere così, io spero che sia così. Perché se invece è davvero tutto reale, se è proprio questo il mondo in cui vivo e non è un sogno, uno spettacolo, una simulazione e neppure un'invenzione di qualche mentecatto per un programma televisivo, tipo Truman Show, mi chiedo, se non è nulla di tutto ciò, allora, quale cazzo di senso ha la tua vita adesso, Billie? Che senso ha avere degli amici se tanto poi alla fine sai che ti manderanno tutti a fanculo? Che senso ha aiutare le persone, se non ti ringraziano e non si fanno vive quando hai bisogno? Che senso ha partire per un posto bellissimo, se sai che presto o tardi ritornerai nella stessa solita, noiosa e piovosa città? Che senso ha ridere di giorno, se la sera piangi sotto il cuscino sperando di non svegliarti più? Che senso ha amare, se nessuno ti ama e se ti fai schifo quando ti guardi allo specchio? Ti fai ancora schifo quando ti guardi allo specchio? Sarebbe tutto molto più sensato se fossi davvero nel bel mezzo di uno show televisivo, come Truman, e che prima o poi mi accorgessi che la vita vera si trovi al di là di un cielo dipinto da alcuni sceneggiatori. Ma questa purtroppo non è una sceneggiatura. Purtroppo è tutto vero. Tuo padre è davvero morto, Billie. È morto adesso e sarà morto per sempre, non potrò abbracciarlo mai più, e nemmeno tu potrai abbracciarlo mai più. Possono non avere nessun senso, le cose che ti sto scrivendo ora, e forse lo sono. Ma nulla ha davvero senso. Fin da bambine ci hanno insegnato che sono le piccole cose a fare la differenza. Lo diceva mamma quando ci obbligava a fare volontariato; che se non si hanno nemmeno le piccole cose, ci si accontenta di quelle ancora più piccole. E poi di quelle più piccole ancora, e ancora, e ancora. Fino a quando non ti accontenti pure delle briciole che raccogli con l'indice bagnato di saliva. Ci hanno sempre detto che ogni parola e ogni gesto hanno un peso su ognuno di noi, un valore, un qualcosa che ti fa pensare che quei nove mesi rinchiusi in una placenta materna non sono stati poi tanto inutili. Però poi pensandoci bene, Billie, mi sono resa conto che moriremo tutti e che nessuno si ricorderà mai di cosa facciamo e di cosa siamo e di chi amiamo, che diamo importanza alle parole e ai gesti solo di chi noi riteniamo importanti, perché le nostre giornate diventano importanti solamente quando abbiamo la certezza di avere al nostro fianco persone che lo sono per noi. E che fare se non si ha quest'unica certezza, Billie? Che fare se non si hanno persone che come una sorta di defibrillatore umano ti danno una botta di vita? Non vivi, muori. Questi piccoli gesti e queste parole una volta ci sono appartenuti, ma ora ci rimangono le briciole. Nulla è reale, nulla è importante. E poi che cazzo significa la parola "importante"? Dimmelo. Che cosa non è importante? Che cosa lo è? Hai trovato qualcuno o qualcosa di importante per te? Che succede alle persone che non hanno nessuno di importante? Cosa succede alle persone che non sono importanti per nessuno? Insomma, che cosa succede alle persone che non hanno altre persone da amare o da cui essere amate? Be' è semplice, credo di averlo capito molto bene, Billie. Pian piano smettono di esistere anche loro e la loro vita inizia a sembrare tutta una finzione senza senso. Come la mia.
Billie del futuro, se stai leggendo questo significa che respiri ancora. Spero solo che oltre a quello tu sia viva per davvero. Spero che tu abbia una forma, almeno. E spero tu sia riuscita ad attraversare quella maledetta porta, come ha fatto Truman."

Rimango turbata ogni volta che rileggo pagine come questa, pagine scritte da una Billie diciassettenne che pensava che fossimo tutti in balia degli altri e che, quando questi non ci sono più, ci ritroviamo dispersi in un mare di nulla e ci sentiamo finti oltre che finiti. Stronzate, solo e unicamente stronzate. O meglio, la maggior parte delle cose che pensavo e che scrivevo nel mio quaderno terapeutico a diciassette anni erano stronzate. Ma era perché le scrissi prima ancora di conoscere Eco, prima di innamorarmi di lei e prima di essere lasciata da lei. Erano solo stronzate di una ragazza che credeva di aver perso tutto, quando ancora non aveva trovato niente. Se stessa.

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora