3. Fata Turchina

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Quando mi svegliai era già sera. Presi il telefono ormai quasi morto di batteria e vidi alcune notifiche da parte di Zoe. Mi aveva mandato una sua buffa foto in pigiama. Sorrisi e aprii la telecamera frontale per inviarle una foto mia, ma la richiusi subito dopo e mandai una semplice emoji. Ho sempre odiato fotografarmi. E in quel momento non volevo parlare con nessuno, nemmeno con la mia unica migliore amica che si trovava a migliaia di chilometri da me e che giorno dopo giorno sentivo sempre più distante. Guardai l'orario: erano le diciotto e mezza. Decisi che era il momento di fare una doccia, così mi diressi verso il bagno. Sentii mia madre parlare al telefono con Mike e avrei preferito non ascoltare nulla della loro conversazione simile a quella di due adolescenti assaliti dagli ormoni. Strinsi i pugni e chiusi la porta del bagno. Alzai lo sguardo e notai che la crepa sul soffitto si era leggermente espansa e c'erano alcune macchie nere sulle pareti. Entrai in doccia facendo finta di niente, ma odiavo casa mia; era così... morta. Dicono che la casa delle persone rispecchi il loro stato d'animo, e la mia era completamente trasandata.

La sensazione dell'acqua calda sul corpo era talmente piacevole che non avrei voluto più uscire da lì. Sfortunatamente, però, Mike e quell'insopportabile di suo figlio Philipe sarebbero arrivati a momenti. Io odiavo Philipe. Aveva un anno più di me ed era la persona più ripugnante al mondo. Era un cervellone di Oxford, e Mike non faceva altro che parlare di quanto fosse intelligente e bravo. L'ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento era vedere la sua faccia da babbeo e sentire i loro discorsi retrogradi. Non ne potevo più. Venivano a cena da noi poche volte al mese, ma negli ultimi tempi Mike si presentava più spesso. Erano ricchi, sì, ma non erano affatto educati o raffinati, anzi si trascuravano parecchio. Mike aveva sempre lo sguardo stanco e rabbioso, la camicia sudata e la barba disordinata. Philipe invece si prendeva un po' più cura di sé, ma la sua esse laterale dovuta all'apparecchio combinato al suo tono presuntuoso mi davano sui nervi. Purtroppo dovetti uscire dalla doccia, altrimenti mi sarebbero spuntate le branchie. Misi il ridicolo accappatoio con gli avocado che mi aveva regalato mia madre e andai in camera mia con i capelli ancora gocciolanti. Non appena entrai, la vidi seduta sul letto, con accanto un vestito di seta a fiori ed una collana di perle.

«Guarda cosa ho trovato nel mio armadio! Ti starebbe molto bene secondo me. Si intona perfettamente con gli occhi ed i capelli» disse venendomi in contro.

«Viene a cena il presidente? Non lo sapevo» affermai.

«Billie...»

«È illegale mettere una tuta? Vuole anche il tappeto rosso e che gli lucidi le scarpe?» dissi.

«Te lo chiedo per favore.» pronunciò con fare disperato.

«Perché sai, mi sta già rovinando la vita e vestirmi in modo elegante per lui mi sembra una buffonata»aggiunsi, senza ascoltarla minimamente.

«Andiamo Billie, è da quando avevi nove anni che non ti vedo con un vestito addosso! Solo per questa sera... sai come è fatto lui»

«Già, so come è fatto lui. Ed è fatto di merda»pronunciai. Lei sospirò e si massaggiò gli occhi con le dita della mano destra.

«Billie, ti prego. Te lo chiedo per favore, metti questo maledetto vestito. È solo un abito!» insistette.

«È solo un abito, è solo una serata! Ma sì, cosa me ne frega! Cosa importa di quel che pensa Billie?» risposi ironicamente. Mia madre sbuffò.

«Cerca di sopportare un pochino, è solo per qualche ora. Del resto tra sei mesi riparte per l'Africa e rimarrà lì. Sai, ha trovato lavoro in un'azienda che costruisce navi da guerra» disse con fare quasi compiaciuto. Io risi dal nervosismo.

«Ah già, lui sì che è un uomo degno di essere chiamato tale» cominciai, e quando inizio è difficile fermarmi.

«Billie, ti preg0...»

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora