A Burford a malapena piovigginava. Arrivai al Centro e notai Kim in procinto di uscire dall'edificio con la gabbietta che conteneva Carla in mano. Mi ci presentai di fronte.
«Billie! Mi hai spaventata. Che ci fai qui? Il
nostro appuntamento non era tra quattro giorni?» disse. Io mollai la bici a terra e scoppiai a piangere dinanzi a lei. Mi abbracciò senza dire nulla e mi abbandonai al pianto lasciandomi andare.
«Vieni, entriamo» pronunciò dolcemente, e mi invitò ad entrare nonostante fosse quasi sera ed il suo ultimo ricevimento della giornata si era concluso venti minuti prima. Eravamo solo noi due in tutto il centro, anche la receptionist era andata a casa. Kim accese le luci e mi portò nel suo studio. Si sentiva soltanto il suono dei suoi passi sul palché di legno finto. Liberò Carla che si stiracchiò e accese il riscaldamento.
«Vuoi una cioccolata calda?» mi domandò. Io ancora con gli occhi lacrimanti faci cenno di sì in silenzio. Adesso si sentiva il rumore della macchinetta del caffè produrre una cioccolata versandola in un bicchiere di plastica. Me la porse e mi fece accomodare sul divano. Mi ero un pochino calmata, adesso non singhiozzavo più.
«Che è successo?» disse sedendosi nel divano di fronte al mio. «Eri a casa di un ragazzo oggi, mi hai scritto quel messaggio questo pomeriggio. Stai piangendo per questo motivo?»
Io annuii, e inevitabilmente scoppiai in un fiume di lacrime per la seconda volta. Kim si alzò e mi porse dei fazzoletti, poi al posto di tornare a sedersi sul divano si accovacciò ai miei piedi, mentre intanto io mi coprivo la faccia con le mani, singhiozzando. Stette un po' in silenzio e poi mi alzò piano il viso rigato e rosso dalle lacrime.
«Ti ha fatto del male? Sii sincera con me, ti prego» disse, ed io scossi la testa per dire no.«Ti... ti devo dire una cosa Kim, ma tu non la devi dire a nessuno. Me lo devi giurare» pronunciai piangente.
«Puoi dirmi tutti i tuoi segreti ed io non li dirò mai a nessuno, Billie. Non ti giudicherò mai per nulla al mondo»pronunciò a bassa voce dolcemente.
Sorrisi, ma queste parole mi fecero commuovere e allora piansi ancora più forte. Mi decisi a raccontare.
«Oggi non sono andata a casa di un ragazzo» dissi. Lei annuì. «Ma di una ragazza» conclusi. Sospirai e continuai dopo qualche secondo. «Sento qualcosa quando sto con lei. E sono spaventata di questo, non mi piace come sensazione. Mi piace sì, ma allo stesso tempo la odio. Quando sto con lei mi diverto, mi fa ridere, è un genio perché sa fare tutto. È intelligente, è spaventosamente bella, il suo sorriso è paradisiaco. So poco di lei, veramente poco, ma quel poco che so mi fa capire quanto sia interessante come persona. Ha perduto la madre quando era piccola, di suo padre non so niente perché non mi ha detto nulla se non che le sembra Mangiafuoco. Prima della morte della madre, che è francese, abitavano in Italia, poi si è trasferita quando aveva nove anni qui a Burford con suo zio e suo fratello. Probabilmente a causa di un incendio quella casa è andata distrutta e si è trasferita di fronte alla mia da poche settimane. Sento già una connessione forte tra noi due. Mi ha invitata da lei, a guardare un film che le avevo consigliato. Mi ha anche fatto fare la doccia perché stiamo ristrutturando il bagno, dato che era distrutto. Tra l'altro è proprio lei che se ne occupa perché suo zio lavora in un'azienda edile. Sembra che l'universo me l'abbia mandata, perché mi sembra troppo strano tutto ciò. Insomma, si trasferisce di fronte a casa mia, ci parliamo seriamente per la prima volta quando mi stava per investire, lavoro in magazzino dal suo... fidanzato, mi ha fatto conoscere i suoi amici e mi ha raccontato un po' di lei ed io un po' di me. Le nostre vite sono collegate in qualche modo: da piccola era solita andare a vedere gli spettacoli di mia madre, quando era la direttrice del teatro qua a Burford. Ha perso un genitore, come anche io. Siamo diverse però sento che c'è connessione e la cosa che più mi stranisce è il fatto che, dal nulla, mi ha baciata. Sulla bocca. Con la lingua»
Vi fu qualche secondo di silenzio, poi Kim fece un sospiro di sollievo. «Per poco non mi facevi venire un infarto, Billie. Ho temuto il peggio. Il peggio, davvero. C'è altro che devi raccontare?» disse. Scossi la testa e risposi che era tutto finito lì. «La ragazza è Eco, non è vero?» pronunciò dal niente tornando a sedere sulla sedia. Io spalancai gli occhi stupita.
«La conosci?»
«Tutti la conoscono a Burford, è così bella come ragazza e... giravano voci sul suo conto, sulla casa incendiata, droga, eccetera. Fino a qualche mese fa faceva alcune sedute qui con me, poi non si è fatta più sentire. È una ragazza difficile, Billie, con un passato complicato. Non so quanto ti possa fare bene in questo momento. D'altra parte, se provi emozioni forti stando con lei, significa che la tua apatia sta pian piano sparendo. È la prima volta che ti vedo piangere così, solitamente vieni qua e parli poco e senza coinvolgere troppo le tue emozioni. È una bella cosa, questa che stai vivendo. Il mio consiglio è: non preoccuparti per quello che è successo oggi, perché è stata un'esperienza bellissima per te; non affrettare troppo le cose con Eco, è... davvero difficile, è una ragazza con ferite nel cuore ancora fresche e tu non hai il compito di curargliele, come lei non deve cicatrizzare le tue» disse. Io guardai in basso e mi accorsi che stavo spezzettando il fazzoletto di carta bagnato di pianto.
«Non voglio che lo sappia nessuno» affermai.
«Non lo saprà nessuno se non tu ed io. Provare attrazione per lo stesso sesso è normale. Sai, secondo Platone un tempo eravamo tutti, uomini e donne, uniti in palle rotolanti» rispose, ed io mi misi a ridere. «Sì, delle palle che rotolavano ed erano composte da un corpo di donna e un corpo di uomo, uniti insieme. Così pensavano che potevano dominare il mondo e sovrastare gli dei, e per questo motivo Zeus le separò in due con uno dei suoi fulmini. Le palle, allora, ormai divise a metà, si rincorrevano cercando la propria parte mancante. Per questo motivo alcuni uomini hanno comportamenti "da donna" e alcune donne favoritismi maschili, perché un tempo erano un'unica cosa. Ah e il nostro ombelico non è altro che il segno che lasciò il fulmine di Zeus quando ci ha separati dalla nostra metà. Questo spiega anche l'impulso sessuale. Che cosa è il sesso se non il desiderio di unirsi alla nostra metà?»
«Ma la mia metà è sbagliata» affermai guardando in basso, tornando seria.
«La tua metà non è sbagliata. Questo è soltanto un mito che vuole spiegare che distinzioni tra donne e uomini non ce ne sono, perché un tempo erano un'unica essenza. Poi Socrate, ci dice Platone, era innamorato di un ragazzo. Non c'è nulla di sbagliato. Anche io all'università ebbi una relazione con una ragazza. Mi resi poi conto che preferivo i maschi, ma non c'è nulla di sbagliato in questo». Io sorrisi, più tranquilla. Kim aveva la capacità di far sentire a proprio agio e al sicuro tutti.
«Forse non è stata poi così una stronzata come credevo, accettare di venire in questo centro» dissi.
«Già, forse hai proprio ragione. Ti accompagno a casa in macchina, piove troppo per farti andare in bici».Era ormai sera e fuori aveva ricominciato a diluviare. In auto non smettevo di pensare alle labbra di Eco, alla sua risata, al suo profumo, alle sue mani, alla sua pelle.
A cena non riuscivo a mangiare, così me ne andai in camera dicendo che ero stanca. Mi sedetti nel letto e dalla finestra scrutavo la camera di Eco e le sue tende cobalto. Ripensavo al bacio che ci eravamo date. Era così sbagliato e allo stesso tempo così bello e vivo. Era un fuoco che partiva dalla punta della lingua e piano piano si depositava nel petto, dove era esploso in tante piccole fiamme pungenti e pizzicanti. Ad interrompere questi pensieri fu la suoneria del mio cellulare, che mi fece sobbalzare. Mi chiamava Eco, e per rispondere impiegai qualche secondo.
«Hey» dissi dopo aver fatto un respiro profondo, coricandomi a pancia in su.
«Ciao, Billie». La sua voce al telefono era spaventosamente sexy. «Fuggivi dal tuo Principe Azzurro, oggi?»
Risi, non capendo di che stesse parlando.
«Ti ho vista sfrecciare in bici sotto la pioggia e mi chiedevo dove fossi diretta»
«Ah, sì. No, da nessuna parte. Volevo farmi un giro in bici» dissi, ma non ero credibile.
Lei rise dolcemente. «Sotto al diluvio?»
«Esatto»
«Non ti credo per niente»
«Come vuoi, allora»
«Nascondi troppe cose tu, Billie. Dovresti parlare chiaramente, dire davvero tutto ciò che vuoi e non solamente la metà di quel che vorresti dire, per paura» pronunciò dal nulla, ma io non capivo. «Dio, non sai quanto avrei voluto entrare nella doccia con te, quando eri in bagno».
A quel punto risi dal nervoso e mi scesero due lacrime, ma io non capivo il motivo di quella mia reazione.
«E...» dissi cercando di nascondere la voce tremante «perché non sei venuta?»
«Non sapevo come avresti reagito. Non volevo mi reputassi una lesbica psicopatica. Volevo essere sicura del tuo consenso» rispose, e per qualche ragione mi tranquillizzai, anche se il mio cuore batteva forte nel petto. Non dissi nulla.
«E poi ti voglio dire che mi è piaciuto tanto. Davvero»
«Il film? Te lo avevo detto che era bello» domandai. Lei rise, poi sospirò.
«Sì, certo, parlavo del film. Avrei voluto non finisse mai, sai» disse, «Mi sono anche bagnata mentre... lo guardavamo»
Io non risposi.
«Vorrei tu fossi qui per guardarlo di nuovo o, che ne so, magari cambiare tipologia di film» aggiunse, ed io sapevo che non si stava riferendo a Truman. Stetti in silenzio. «Scusami, forse ho esagerato» disse sentendo che non parlavo.
«No, stai tranquilla» affermai appena prima di cominciare a lacrimare come una fontana, in silenzio. «Ora ti devo lasciare, Eco. Ci sentiamo presto» dissi, poi buttai giù la chiamata. Fu la prima volta in due anni che piansi così disperatamente, senza nemmeno sapere il perché.
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Girl ~Billie Eilish~
FanficBillie è una ragazza di diciassette anni che ha sempre vissuto nell'ombra. Dopo la morte del padre, il fidanzamento della madre e la perdita delle sue due uniche migliori amiche, Billie non si sente parte di questo mondo e sfoga i suoi malesseri par...