46. Sono tutto ciò che non vuoi

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Eco

Ogni cazzo di volta che io e Billie discutevamo c'era sempre qualcosa o qualcuno che ci interrompeva.
Sbuffai e andai ad aprire.

Di fronte a me c'erano Andrew, con un'espressione seria, e Francesco che stringeva la sua mano con forza. Entrambi avevano in testa il casco e dietro di loro era parcheggiato il mio motorino, che avevo lasciato nel garage della casa a Slaughter. Gli occhi di mio zio incontrarono i miei con una profonda ira e delusione, mentre Franci sorrise elettrizzato non appena mi vide.
«Allora sei viva, cazzo» mi riprese Andrew slacciandosi il casco. Era vestito elegante.
Il suo sguardo freddo da uomo mi penetrava dentro, ed io ho sempre avuto paura degli uomini incazzati con me. Non tanto di quelli come mio padre o Jack, che sbraitavano inutilmente senza toccarmi, ma di quelli come mio zio, la cui calma con la quale mi rimproverava mette i brividi. Io non seppi cosa rispondere ma quel suo tono duro mi fece stringere il cuore, e di conseguenza innervosire. Mi sentivo tornata alla Eco di otto anni, sgridata dagli adulti anche per cose che non avevo fatto.
«Perché siete venuti fin qui?»
«Per riprendermi la mia macchina e portarti il tuo scooter. D'ora in poi ti muoverai con quello, dato che ho speso i miei soldi per comprartelo», e si accovacciò per togliere il casco anche a mio fratello. Sentii Billie da dietro avvicinarsi.
«Ciao!» esclamò contento Franci quando la vide. Bil sorrise e ricambiò dolcemente il saluto.
«Io e te dobbiamo parlare» aggiunse serio Andrew indicandomi, poi entrò senza indugio in casa con Francesco.
«Ok. Parla allora» gli dissi io rimanendo sulla soglia.
Mi ignorò.
«Hey pulce, stai con Billie per qualche minuto mentre parlo con tua sorella?»
Francesco annuì e la prese per mano.
Io intanto mi allontanai di un metro e mi accesi una sigaretta, cercando di non sembrare scossa dai suoi rimproveri. Quando poi lui si chiuse la porta alle spalle lasciandola sbattere iniziai a parlare io, provando a prenderlo in giro come avevo sempre fatto, essendo il nostro rapporto giocoso e confidenziale.
«Perché indossi un abito? Sembri un pinguino» dissi con un ghigno scherzando per alleggerire la situazione.
«Innanzitutto togliti quella sigaretta dalla bocca» pronunciò però severamente, lasciandomi perplessa. Raramente Andrew aveva questi toni con me. «Non hai bisogno di fare la parte della fighetta con me. La vai a fare con i tuoi amici, chiaro?»
Mi strappò dalla bocca la sigaretta e la lanciò a terra. Io lo guardai stupita e incazzata allo stesso tempo. Prima che potessi aprire bocca disse «Io non so cosa devo fare con te, Eco. Non so davvero cosa devo fare, dimmelo tu. Dimmi, ci pensi mai agli altri? O pensi solo a te stessa e ai tuoi comodi?»
«Ma che cazzo ti ho fatto?»
«Me lo chiedi pure? Sei sparita! Completamente andata! Scomparsa! Volatilizzata cazzo»
«Sono solo a mezz'ora di macchina da Slaughter»
«Non me ne frega un cazzo, Eco. Te ne sei andata e te ne sei fottuta di tutto. Di me, di tuo fratello, di Aurora, del lavoro. Mi hai lasciato nella merda, pure senza macchina» gridò.
«Io-» provai a dire.
«Il mondo non gira tutto intorno a te, che cazzo. Ho quarant'anni, ok? Vorrei fare altro nella mia fottuta vita oltre a lavorare e a stare dietro a te e a tuo fratello, se permetti. Guarda che faccia hai! Che hai fatto alla bocca? Hai fatto una rissa o cosa?» disse toccandomi il mento.
Giuro che il prossimo che mi fa questa domanda...
Gli tolsi violentemente la mano dalla mia faccia.
«Ho solo sbattuto contro una porta»
«Basta con le cazzate, Eco. Ne ho abbastanza di te che prendi e te ne vai e non ti fai sentire, ne ho abbastanza dei tuoi casini»
«Sto solamente ospitando Billie per un po'. Sarei tornata, insomma, non sono mica fuggita via! Ripeto che Burford sarà a venticinque minuti da Slaughter e-»
«Tu devi lasciarla stare quella ragazza! Falla andare a casa da sua madre, falla vivere in pace! E fai vivere in pace anche me»
Non risposi. Mi sentii crollare dentro, colpevole e impotente di fronte alle sue parole. A queste sensazioni non potevo negare poi il nodo di frustrazione che si era creato in me poco prima, durante la discussione con Billie. Ma Andrew aveva ragione. Sono un casino per tutti.
Sospirò e parlò più pacatamente.
«Capisco quando c'era nonna, capisco che non volevi vederla o parlarle, ma ora spiegami perché sei tornata in questo bilocale»
Con queste parole lui intendeva: Perché cazzo sei tornata al bilocale che avevamo lasciato per trasferirci ad Upper Slaughter, dopo che per colpa tua la nostra casa è andata a fuoco e abbiamo perso tutto?
Da parte mia il silenzio.
«Mi prendo cura di voi due da quando hai dieci anni, Eco. Ho abbandonato la mia vita per farvi da padre, ora tu non puoi abbandonare me! Lo capisci questo o no? Hai diciannove anni, non sei più una bambina»
Ancora silenzio. Sospirai.
«Io lo so che tu mi odi» riuscii a rispondere con voce tremante, cercando di giustificare la mia assenza.
«Io non ti odio, Eco, ascolta-»
«Invece mi odi... perché sono odiabile, cazzo. È la verità. Se pensi che io ti abbia rovinato la vita mi dispiace, non l'ho fatto apposta. Mi ci sono trovata in quella situazione, non l'ho voluto io. Non ho mai voluto trasferirmi in Inghilterra e rovinarti la vita»
«Ora smettila di dire così»
«Sono tutto ciò che non vuoi, quindi fanculo, stammi distante»
«Io voglio soltanto una mano da parte tua, un cazzo di aiuto»
«Se vuoi che stia più tempo con Francesco, che lo vada a prendere a scuola, che lo porti ai fottuti compleanni e altre stronzate ok, lo farò, ma non chiedermi di tornare a Slaughter. Non ora, almeno. Devo stare qui con Billie a Burford. Punto»
Lui sospirò e si mise disperatamente le mani in faccia.
«Ok, senti, fanculo. Fai quello che vuoi, va bene? Rimani pure qui. Io 'stasera ho un appuntamento e sono in ritardo. Tieni Francesco e lo verrò a prendere più tardi, non ha ancora mangiato» e fece per aprire la porta.
«Non sapevo fossi fidanzato»
«Te ne avrei parlato, se non fossi sparita» pronunciò, poi aprì la porta di botto per salutare velocemente Billie e mio fratello con un abbraccio.
Salì di fretta sulla sua macchina e tirò giù il finestrino.
«Sei un punto di riferimento per tuo fratello, ricordatelo bene. Sii una sorella responsabile e con senno, hai capito?» pronunciò, poi partì lasciandomi ferma lì in piedi a pensare.
Il bello era che Andrew non sapeva metà di tutti gli altri casini che avevo combinato.
Cazzo, dissi tra me e me accendendomi un'altra sigaretta, camminando avanti e indietro, tesa.
Dopo qualche tiro mi decisi a entrare, ancora leggermente tremante. Prima di aprire la porta mi asciugai due lacrime che mi erano scappate e provai a sembrare tranquilla.
Billie mi guardava preoccupata, seduta al tavolo insieme a Francesco.
«Tutto bene?» domandò lei.
«Sì, perché? Mangiamo qualcosa? Ho una fame» risposi sorridendo, anche se non avevo fame per un cazzo. «Ho fatto la spesa, adesso possiamo cucinare qualcosa di buono» aggiunsi cercando in frigo qualche roba. Bil si alzò.
«Eco»
«Sì?»
Si fermò davanti alla mia faccia e per non so che cazzo di ragione mi diventarono gli occhi lucidi, tanto che dovetti distogliere lo sguardo. In realtà sapevo il motivo, anzi, gli innumerevoli motivi per cui guardarla mi faceva piangere. Ero una merda, innanzitutto, poi una stronza, poi una troia. Sapevo in fondo che la scenata che le avevo fatto poco prima per quel fottuto libro era soltanto un modo per pulirmi la coscienza dalle mie azioni, cioè che avevo scopato con Ash. Anche se pensavo a Billie, mentre lo facevo con lei, mi sentivo comunque una troia. Il fatto è che la volevo troppo, e non potevo non averla. Per questo l'hai tradita? Sei il controsenso fatto a persona, cazzo.
«Non dovevi farti una doccia tu?» le domandai con le lacrime agli occhi.
«Io non mi fido più di te...» disse lei seria.
Il cuore mi batté più forte. «La scorsa volta abbiamo mangiato pizza al carbone» aggiunse poi sorridendo, e Francesco scoppiò a ridere. Mi si alleggerì l'anima.
«Tu che hai da ridere?» esclamai, leggermente offesa.
«Diciamo che il tuo lato italiano non si fa vedere quando cucini, ecco» rispose lui ridendo.
Billie lo seguì.
«Allora sapete una cosa? Vi lascio fare» affermai indietreggiando. «Così mangeremo un piatto di due cuochi professionisti, ok?»
Francesco si alzò entusiasta e si mise ai fornelli insieme a Billie. Li guardavo seduta sul divano. Ridevano, scherzavano, collaboravano, e al tempo stesso lei gli diceva di fare attenzione con il coltello o con il fuoco... come fosse una sorella. Ero contenta di vederli così, ma ne ero anche gelosa. Dovevo essere io al suo posto. Questo mi fece ricordare la mia assenza nella vita di mio fratello. E anche il fatto che stavo per ucciderlo.

Quando ci mettemmo a tavola per mangiare (e effettivamente il piatto era buono) Francesco non le staccava gli occhi di dosso.
«Billie è molto più carina e simpatica di Ash» disse dal nulla.
Ma che cazzo! urlai nella mia testa.
Bil spalancò gli occhi e tossì per essersi fatta andare l'acqua di traverso, ed anche io rimasi decisamente sorpresa da quella frase. Billie a confronto con Ash. Be', dicono che i bambini siano la bocca della verità. «È la tua fidanzata, non è vero?»
Porca troia, però quanto parlano i bambini!
«Emm... in verità, Franci-»
«Sì, certo che lo è» risposi io parlandole sopra. Mi guardò perplessa ma anche visibilmente felice di quella mia affermazione. Pure mio fratello sorrise.
«A partire da adesso. Ti nomino mia fidanzata» aggiunsi, mettendo la forchetta sulla sua spalla destra e sinistra come fosse uno "scettro". Sorrise.
«Anche zio Andrew è fidanzato, sai Eco?»
«Buon per lui» risposi secca. Fanculo Andrew.
«Prendo altra acqua» disse Billie facendo per alzarsi.
«Te la prendo io!» scattò mio fratello, facendola ridere.
«Chi ti ha insegnato a essere così servizievole? Non mi piace» dissi io ironica.
«Che diavolo è questa roba?» esclamò lui tirando fuori dal mini frigo un barattolo di plastica.
«Che scema! È una tinta per capelli che ho comprato oggi al supermercato, mentre mettevo a posto la spesa l'ho infilata in frigo per sbaglio» pronunciai. Dove cazzo ho la testa ultimamente?
«Perché una tinta?»
«L'ho presa per te, avevo un'idea per delle foto»
«Per me?»
«Tranquilla, dopo un lavaggio se ne va, è temporanea»
«Posso farla anche io?» implorò lui.
«Assolutamente no»
«E perché Billie può?»
«Perché lei li ha già tinti, vedi? E Andrew mi ammazza se ti vede arrivare con i capelli blu»
«Allora facciamola a Billie!»
«Cosa?! Adesso?»
«Sì! Tanto devi farti una doccia, giusto?»
«Francesco, ora smettila e lasciala in pace»
«Ma no no, Eco. A me va bene»
«Ne sei sicura? Non devi per forza...»
«Sì. Si può fare, sarà divertente. Domani mattina li sciacquo e sono a posto. O magari mi donano e li tengo... credo»
«Vado a prendere tutto l'occorrente!» gridò entusiasta mio fratello correndo in bagno, prima che potessi aprire bocca. Sospirai.
«Grazie»
Lei accennò un sorriso. Tra di noi era ancora presente la tensione della litigata avuta poco prima. Non trovai il coraggio di scusarmi per averla attaccata in modo aggressivo e tanto meno per essermi comportata da puttana. Mentre provavo a cercare le parole da dirle tornò mio fratello, con una ciotolina, un asciugamano e un pennello in mano.

***

Billie

«Sei bellissima così, cazzo» pronunciò Eco, tenendomi uno specchietto dietro la testa. Mi scrutavo dallo specchio grande del bagno ed effettivamente mi vedevo... diversa.
«Porca paletta, stai bene veramente» commentò Francesco.
«Porca paletta, mi piace» dissi io.
«Ora sembri a tutti gli effetti la Fata Turchina».
Eco aprì la finestra del bagno e si accese una sigaretta. «Sei una cazzo di dea, Billie» disse seria inalando fumo, senza guardarmi.

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora