Eco (la mattina dopo il compleanno di Luke, alle 6.26 a.m.)
Mi sentivo una merda. Ma che cazzo avevo fatto? In poche ore avevo buttato nel cesso tutto quanto. Mentre pensavo ai casini che avevo combinato quella notte accarezzavo la testa pelosa di Aurora, che era seduta di fianco a me sull'erba del giardino recintato di casa mia. La mia coscienza mi tormentava.
Improvvisamente sentii dei passi provenire da dietro di me. Non mi girai nemmeno, perché sapevo già di chi si trattasse.
«Sei mattiniera oppure non hai dormito proprio?» disse Angela venendosi a sedere sulla sedia a dondolo in legno, poco distante da me.
«E tu invece?» domandai.
«Non ti ho sentita rientrare 'sta notte e volevo accertarmi che fossi viva».
Io sospirai. «Bene. Ora che hai controllato puoi tornare a dormire»
«Sì, ma prima mi fumo una sigaretta» affermò accendendosene una. «Perché mi fissi così?»
«Niente»
«Vuoi?»
«Non accetto cose dagli sconosciuti»
«Sono tua nonna. Abbiamo lo stesso sangue, Eco»
«Ad ogni modo per me sei una sconosciuta» pronunciai, e lei mi passò comunque una sigaretta e l'accendino. Avrei voluto rifiutare, ma ne avevo davvero bisogno. Presi entrambi senza ringraziare e mi intascai l'accendino.
«Cosa ti turba?» mi chiese.
«Tu qui»
«Oh su, non credo che tu stia così male per me. Dici che non te ne importa niente, no? In una settimana ci saremo parlate due volte, stai sempre fuori»
«Infatti»
«Non puoi essere triste per una persona per cui provi indifferenza»
«Non sono triste, infatti»
«C'entra quella ragazza con i capelli colorati?»
«Sì» risposi sospirando, nascondendo la testa in mezzo alle ginocchia. Aurora mi leccò il braccio ed io stavo attenta a non bruciarla con la sigaretta.
«Ho fatto un casino. Anzi, due»
«Che tipo di casini?»
«Fatti i cazzi tuoi. Non ti deve interessare»
«Va bene, cercavo solo di aiutarti, scusa. Se vuoi mi puoi raccontare il meno grave tra i due e posso provare a darti un consiglio».
Ero veramente così disperata da accettare un consiglio da lei?
«Non ho niente da raccontare. Semplicemente ho messo il naso in robe sue personali. Davvero tanto personali. Ora è arrabbiata con me»
«Ho capito» disse, «Be', per farti perdonare allora devi mostrarle qualcosa di tuo. Qualcosa di davvero tanto personale, almeno alla pari delle sue robe»
«No, non voglio»
«Allora non farlo»
«E come faccio a farmi perdonare?»
«Le chiedi scusa»
«Non basterà»
«Allora sai, Eco, devi piegarti un po'. Non può andare sempre tutto come vorresti tu».
Io risi. «A dir la verità mai nulla è andato come volessi io. Non ho mai voluto che mia madre morisse, o che mio padre fosse un alcolizzato. Eppure mi sono piegata»
«Parlo di rapporti umani, io. Le vicende della vita ci piegano o ci spezzano. Per non farti spezzare ti sei piegata, sei stata davvero coraggiosa, Eco. Nei rapporti con le persone invece alle volte dobbiamo piegarci noi»
«Cos'è? Una metafora per farmi capire che ti devo parlare e ascoltare e perdonare? Se è così non mi va di sentirti più, mi sono rotta il cazzo-» cominciai a dire alzandomi da terra, ma mi interruppe.
«Ecco, lo vedi?»
«Che cosa?»
«Non ti pieghi. Alle volte bisogna fare cose che non vorremmo fare e sentire cose che non vorremmo sentire».
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Girl ~Billie Eilish~
Fiksi PenggemarBillie è una ragazza di diciassette anni che ha sempre vissuto nell'ombra. Dopo la morte del padre, il fidanzamento della madre e la perdita delle sue due uniche migliori amiche, Billie non si sente parte di questo mondo e sfoga i suoi malesseri par...