43. Centro di gravità permanente

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Billie
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Mi svegliai con i baci di Eco sul collo, che stava sdraiata sopra di me.
Il buongiorno si vede dal mattino, pensai. Era questo il suo modo di dirmelo, ed effettivamente non riesco a immaginare un risveglio migliore.

La sera prima, per festeggiare qualcosa di cui non eravamo nemmeno bene a conoscenza noi, avevamo ballato da sole nell'appartamento con la musica a palla come due squilibrate e bevuto quasi fino allo sfinimento, tanto che poi mi ero addormentata con i vestiti sul divano. Con l'alito che sapeva di vodka alla pesca, baciandomi e tirandomi a sé, Eco mi aveva detto: "se vuoi ti faccio una cosa che ti farà impazzire". Così io le avevo chiesto di darmi cinque minuti, ero poi andata in bagno per darmi una rinfrescata e per guardarmi allo specchio, per prepararmi a quel che sarebbe successo tra me e lei da lì a breve. Mi sentivo agitata ed eccitata al tempo stesso. Il vino aveva colorato le mie guance di un rossore acceso e quel poco di trucco che mi ero messa la mattina si era del tutto sciolto. Mi sentivo pronta a farmi sua, pronta ad andare completamente fuori di me. Pronta a impazzire. E invece quando ero tornata da lei l'avevo vista crollata sul divano in un sonno profondo. Era carinissima mentre dormiva. Un po' delusa, non avevo provato nemmeno a svegliarla e così mi ero addormentata anche io vicino a lei.

«Ciao piccola» mi dice ora all'orecchio. Era la prima volta che mi chiamava piccola, e il mio cuore cominciò subito a battere velocemente. Sorrisi, ancora con gli occhi chiusi e con un gran mal di testa post-sbronza.
«Che ore sono?» domandai sbadigliando.
«Le otto e mezza»
«Dormiamo ancora un po'»
«Non posso, devo andare da Sarah» rispose, continuando a baciarmi tra la spalla e il collo. A quel punto aprii gli occhi.
«Ah...» pronunciai, «devi per forza andare?»
«Sì. La aiuto a sistemare della roba»
«E io che faccio qua da sola?»
«Mi aspetti e prepari un bel pranzetto» disse, «Oppure mi fai compagnia». Sorrise, ed io con lei.

***

Arrivammo alla villetta di Sarah con il furgoncino di Andrew, vestite con i suoi abiti da lavoro. Durante il tragitto ascoltai i messaggi di mia madre della segreteria telefonica. Piangeva e mi pregava di tornare a casa. Provai un sentimento strano, come se tutto quello che avevo fatto fino ad allora fosse sbagliato. Pensai quindi che sarei dovuta tornare a casa, anche solo per farmi almeno vedere da lei e spiegarle ciò che sentivo. Senza paura, come mi aveva detto Eco. In aggiunta a tali pensieri mi logorava il cervello l'immagine di me sul palco, a cantare e suonare davanti a un pubblico. Il giorno dopo avrei dovuto provare al Literary Cafe. Mi avrebbero dato 200 sterline per quella sera e quindi, sommandole ai soldi della borsa di studio di Nicolas e alle 55 sterline di Eco, avremmo in tutto racimolato 6055 sterline. Il traguardo sembrava ancora così lontano...
La sua voce mi risvegliò dai miei pensieri angosciosi.
«Eccoci» disse tirando il freno a mano. Aveva addosso degli occhiali da sole molto stilosi, che le donavano davvero tanto e che si abbinavano ai capelli e alla maglietta nera, in contrasto con le sue labbra rosa. «Tutto ok? Sembri strana»
«Come? Sì, sì sto bene. Sto... » risposi sospirando, «toglimi... solo una curiosità» continuai.
«Spara»
«Tu e lei siete mai state insieme?» le domandai seria.
«Io e lei chi?»
«Te e Sarah. Siete mai state insieme, anche solo per una notte? Per me non c'è nessun problema se avete avuto una storia in passato. Voglio solo sapere cosa aspettarmi» dissi giocando con le mie dita. Lei scoppiò a ridere coprendosi la faccia con le mani e la sua risata un po' contagiò anche me.
«Per chi mi hai preso, scusa? Non tutte le ragazze che conosco hanno avuto una storia con me, Fata» rispose dopo aver smesso di ridere, lasciandomi in una situazione di imbarazzo per avere internamente pensato che fosse una gatta morta.
Con in mano tutto l'occorrente ci dirigemmo davanti alla porta di Sarah. Subito dopo aver suonato il campanello Eco mi prese delicatamente il mento e girò la testa verso di lei, poi mi baciò con passione, muovendo la lingua lentamente. Divampai. Amavo quando mi baciava così dal nulla, in situazioni normali, senza che me lo aspettassi. Dopo qualche secondo si aprì la porta e una voce, vedendoci mangiarci la bocca a vicenda, sussultò. Solo a quel punto mi staccai da Eco imbarazzata e mi voltai verso Sarah, un po' a disagio anche lei. La prima cosa di cui mi accorsi era il suo sorriso accogliente, e la seconda il suo pancione, simbolo di una gravidanza di sette o otto mesi. Feci un respiro di sollievo. Era poi una bellissima donna.
«Eco cara, è un piacere rivederti. Da quanto tempo!» disse abbracciandola. Io indietreggiai leggermente.
«Mi sei mancata tanto. Lei è Billie» disse Eco, presentandomi. Mentre mi dava la mano entusiasta si scambiò due occhiate con Eco, che cercava di nascondere un sorriso.
«Entrate pure, vi ho fatto dei biscotti. Volete un tè?».

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora