5. Stai scherzando, spero

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Billie

Ne parlai al telefono con Kim riguardo alla proposta di lavoro al magazzino e lei mi consigliò di provarci. Sarebbe stato un modo perfetto per poter conoscere nuova gente e mettermi in gioco, ma io non ne ero comunque estremamente convinta. Diceva che è impossibile crescere se non si esce dalla propria zona di confort, ma forse a me di crescere non importava nulla. Si stava bene nell'ombra.
Kim era partita per un corso a Berlino, per cui la sentivo tramite telefono. Sarebbe tornata a Burford dopo qualche giorno e durante la sua assenza mi aveva dato alcuni esercizi da fare. Erano cose stupide, ma lei sosteneva fossero essenziali per migliorare giorno dopo giorno il mio stato mentale. Oltre alla scrittura sul quaderno, uno di quelli era spalmarmi la crema ogni volta che uscivo dalla doccia. Diceva che per sentirmi viva e reale, avrei dovuto far sì che i miei cinque sensi si ampliassero sempre di più. Dovevo sentire, vedere, toccare e odorare tutto ciò che stava intorno a me più esageratamente di come lo farebbe una persona normale. Dovevo toccare il mio corpo, sentirlo, accarezzarlo con delicatezza ma allo stesso tempo percepire la pressione. E, inoltre, la mia pelle sarebbe diventata molto più morbida una volta presa l'abitudine di mettere la crema, diceva. Io non ci riuscivo però. Odiavo toccarmi. E tutto ciò che prendevo in mano sembrava non lo stessi toccando davvero. Perché io non esistevo realmente. Quello che vedevano gli altri era solo il corpo di Billie, io dentro non avevo più niente. Nulla era importante, nulla aveva senso. Nulla di tutto ciò che aveva a che fare con me esisteva. Ma quella ragazza sì. Lei esisteva fin troppo, e l'avevo ancora perennemente in testa.

Il "grande" giorno arrivò più velocemente del previsto. Letteralmente due giorni dopo. Mi sarei dovuta presentare al negozio di prima mattina per una specie di colloquio di qualche minuto con il proprietario. Erano le otto in punto ed ero già sotto la doccia, tanto assonnata e con una voglia immensa di sparire dalla faccia della Terra.

Hai quasi diciotto anni e guarda come ti sei ridotta, Billie: a lavorare in un fottuto magazzino! Dovresti uscire, divertirti, andare alle feste e fare sesso con un sacco di ragazzi! Ma invece no, dovrai vendere stronzate per tutta la vita! Che poi magari manco ti prendono a lavorare perché hai questi "capelli imbarazzanti" poco professionali... che se ne vada a fanculo!
Pensai mentre mi facevo lo shampoo.
E quella cavolo di crepa sul soffitto, si fotta anche lei!

Dal nervoso diedi un pugno alla porta-vetro della doccia, ma questa si staccò cadendo a terra provocando un forte fracasso e bagnando tutto il pavimento.
Vaffanculo tutti!

Uscii dalla doccia ancora più incazzata di quando ero entrata e svogliatamente mi preparai. Spostai la porta-vetro della doccia staccata e la appoggiai al muro, poi asciugai a terra. Non sapevo cosa indossare. Dovevo mostrarmi per quella che ero, sembrare professionale, ma allo stesso tempo non prenderla troppo sul serio. Optai per dei leggings, una maglietta a maniche corte nera ed una felpa, che avrei legato in vita in caso avessi avuto caldo. Andai in cucina e scorsi mia madre ancora in pigiama, intenta a prepararsi un caffè.

«Buongiorno tesoro, ho sentito un tonfo, cosa è stato?»

«Si è rotta la porta della doccia, si è staccata da sola»mentii e lei sospirò.

«Metteremo una tenda. Sembra che ultimamente stia cadendo tutto a pezzi qui. Vuoi che ti accompagni io al negozio?»

«No, non c'è problema, vado a piedi, sono solo 15 minuti» risposi.

«Sicura? Lascia almeno che ti venga a prendere: è il tuo primo giorno di lavoro e non voglio farti andare sola!»

«Non è il mio primo giorno di lavoro: è solo un colloquio. Mi farà qualche domanda i primi minuti dopo l'apertura per vedere se sono affidabile. Che poi chissà quale esperienza serva per vendere delle stronzate...» affermai con il volantino in mano.

«Ecco, magari questo non dirlo durante il colloquio»disse Finneas spuntando dietro di me. Mi diede un bacio veloce sulla guancia e si diresse verso i fornelli. Mike e Philipe non avevano dormito da noi la sera prima, così Finneas ne ha approfittato per passare la notte qui con Claudia, che stava ancora dormendo in camera. «Lasciala andare da sola, se la caverà» disse poi con le mani indaffarate in non so che. Ci scambiammo due sguardi ed io sorrisi.

«Va bene, facci sapere come va! Chiamami non appena hai finito» pronunciò mia madre.

«Certo. Ora vado, ciao» dissi.

«Aspetta! Ma non mangi niente?»

«Non faccio in tempo, mangerò qualcosa al ritorno, ciao!» esclamai, poi uscii di casa.

La strada per Lower era tutta in discesa. Dopo circa venti minuti di camminata trovai il magazzino. Sam's Variety Store. Per essere un magazzino era molto grande, ma l'edificio era imboscato in una via in salita con poco passaggio, che terminava in un enorme piazza di pietra con una fontana al centro. Harmony Square.
«Eccolo» affermai, nonostante nessuno mi stesse ascoltando. In effetti oltre a me non c'era nessuno. Magari non è ancora aperto. Pensai.

Le luci erano tutte accese, ma quando feci per aprire la porta capii che era chiusa a chiave. Sbirciai dal vetro e notai un ragazzo seduto su una sedia, con i piedi appoggiati al bancone della cassa ed una rivista di sport in mano che gli copriva la faccia. Bussai, ma il tizio non si mosse da quella posizione.
«Hey!? Posso entrare?» esclamai.
Bussai ancora più insistentemente e finalmente attirai l'attenzione del ragazzo, che non appena mi vide portò gli occhi al cielo e sbuffò annoiato. Si alzò dalla sedia e lentamente si diresse verso di me. Era alto, biondo e con due grandi occhi marroni. Aveva dei semplici jeans ed una maglietta larga rossa, ed alcuni tatuaggi incomprensibili gli spuntavano dal collo.
Oh merda.
Quando aprì la porta indietreggiai.

«Non hai letto il cartello, ragazzina? Siamo chiusi» disse arrogantemente indicando un piccolo cartello con scritto "CHIUSO" che non avevo notato. «Ritorna alle undici, dolcezza»

Lo squadrai perplessa mentre faceva per allontanarsi chiudendo la porta, poi lo fermai.

«Il volantino qui dice che dovrebbe aprire alle nove e sono le nove e due minuti. Inoltre, le luci sono accese e la serranda è tirata su. È un po' ambigua come cosa, no?» dissi, ma vista la sua espressione subito dopo me ne pentii. Si fermò un attimo e stette per un po' di fronte a me, fissandomi in modo minaccioso.

«Sei tu il proprietario o lo sono io, ragazzina? Io apro il mio negozio quando cazzo mi pare e non ho bisogno che una ragazzina con i capelli colorati mi venga a dare ordini. Qua si apre alle undici. Punto»affermò prepotentemente.

Mi chiuse la porta in faccia e per poco non mi colpiva il naso.

Mi lamentai, consona del fatto che lui non poteva sentirmi. Bussai di nuovo indignata. Lui era girato di schiena e si tappava le orecchie, come un bambino... eppure aveva un fisico scolpito.

«Torna alle undici se vuoi comprare qualcosa» lo sentii esclamare da dentro. Continuai a bussare insistentemente, ma il ragazzo mi ignorava. Tornò alla sua postazione di prima, con il giornale davanti al viso che alle volte abbassava per vedere se me ne fossi andata. Non potevo tornare a casa a dire "il tizio del negozio non mi ha fatto entrare", non mi avrebbero di sicuro creduta e per evitare che mia madre venisse a fare qualche casino imbarazzante, decisi di resistere ancora un po'. Faceva davvero caldo. Mi guardai un po' attorno, finché il ragazzo si alzò sbuffando e aprì di colpo la porta con fare infuriato.

«Non te ne andrai da qua, vero?» disse con sconforto.

«Sono venuta per il posto di lavoro» pronunciai senza rispondere alla sua domanda, porgendogli il volantino che aveva preso mia madre non so dove. Il ragazzo cambiò letteralmente faccia. Scoppiò improvvisamente a ridere e si avvicinò ancora di più a me.

«Stai scherzando, spero» disse strappandomi il volantino dalle mani.

«Mai stata più seria,» affermai «e non capisco cosa ci sia da ridere»
Stette in silenzio per qualche secondo e mi squadrò da capo a piedi ghignando, mentre intimidita cercavo di non fissarlo troppo negli occhi.

«Va bene, entra» pronunciò poco dopo. Sospirai e lo seguii dentro al negozio.

Girl ~Billie Eilish~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora