44. Sei solo una puttana

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€ 5905

Uscite dalla casa di Sarah, Eco e io ci avviammo verso il furgoncino parcheggiato lungo il marciapiede.
«Non avremmo dovuto accettare i suoi soldi... è una donna in difficoltà, le abbiamo fatto solo un favore» disse con sguardo basso. Mi domandai dentro di me se la prima volta che era venuta a casa mia avesse pensato la stessa cosa.
«Questi soldi ci servono. È così»
«Sì, hai ragione tu» sospirò.
Mi avvicinai a lei. Le diedi un bacio e mi spinse a sé con forza, baciandomi con più veemenza. «Sai che amo il tuo sapore?» disse a pochi centimetri dalla mia bocca. Io guardai da un'altra parte imbarazzata.
«Sei tutta rossa, ti vergogni?»
«Solo un po'» risposi sorridendo.
«Sei carina quando fai così» pronunciò, mi baciò a stampo e salimmo a bordo.
«Pranziamo fuori? Oppure ci fermiamo al supermercato e compriamo qualcosa, perché non c'è un cazzo a casa» disse mettendo in moto. Subito non risposi. Lei sembrava concentrata sulla strada, mentre io cercavo il coraggio di dire ciò che un po' mi pesava sull'anima.
«Eco,» iniziai incerta, «a dire la verità vorrei che ti fermassi a casa mia». Lei alzò lievemente le sopracciglia, sorpresa.
«Oh... ne sei sicura?»
«Sì» dissi, anche se esitando. «Voglio parlare con mia madre. Poi mi cambio e vado in negozio da Nicolas»
«E dormi a casa tua? Io non sono più abituata a dormire senza di te»
«Ci vediamo direttamente 'sta sera noi due. Dormiremo insieme»
«Anche perché sei in debito»
«Sì, sì... lo so» dissi ridendo. Lei ghignò.
«Va bene. Allora io vado a fare la spesa»
«Grazie» risposi, e ci fu qualche minuto di silenzio.
«Che vuoi dire di preciso a Maggie?» continuò dopo poco. Io sospirai.
«Non lo so, credo che le dirò quello che sento, che per un po' di tempo starò da te e che per il matrimonio ci penserò»
«Pensi che sospetti qualcosa?»
«Riguardo a che?»
«A noi due, ovviamente» rispose, e parlò con una tale tranquillità che mi rese felice.
«Direi di no, a meno che Philipe non abbia parlato»
«Non credo sia nella posizione di farlo. Insomma, è gay! Potresti rivelare il suo segreto quando vuoi»
«Non farei mai una cosa del genere. Sarebbe una vergogna per Mike, se lo scoprisse. E pure per mia madre...» mi incupii, guardando fuori dal finestrino.
«Hey, ci sono passata anche io in questa fase. Fa paura, è vero. Sono sicura che saranno comprensivi»
«Da una parte spero lo capisca da sola»
Lei ghignò. «Puoi darle qualche indizio, ma spesso i genitori sono cechi. Andrew lo ha capito due anni fa, quando mi ha visto piangere una sera dopo un anno che portavo a casa la stessa ragazza. Mi aveva detto "ah ma non credevo fosse la tua fidanzata", ed io lo avevo guardato storto»
«Di sicuro mia madre non reagirebbe così, se glielo dicessi. Impazzirebbe, morirebbe! Voglio che in qualche modo lo scopra, non mi va di dirlo ad alta voce...»
«Oh, sì, perché è un disonore ammettere che ti piace che una ragazza ti lecchi la-» cominciò a dire, ma io per l'imbarazzo la fermai.
«Ti prego non dirlo!» esclamai, arrossita. Rise.
«Coraggio, devi scioglierti un po'!»

***

Si accostò lentamente al bordo della strada. Mi diede un bacio per salutarmi e scesi, quindi se ne andò lasciandomi di fronte alla porta di casa mia. Presi il mio spray per l'asma e lo portai alle labbra, per far tornare normale la respirazione.
Il cuore mi martellava nel petto mentre alzavo la mano per bussare.
Entrare o no? mi chiesi, ma non ebbi il tempo di decidere, poiché la porta si aprì davanti a me.
Era Philipe.
Non appena mi vide si bloccò e non disse nulla. Mi abbracciò soltanto e questo gesto mi sorprese.

«Sono contento che tu sia qui, cazzo» disse al mio orecchio.
Subito vidi mia madre passare dietro di lui e anche lei, quando mi notò, rimase sorpresa.
«Billie...» pronunciò con le lacrime agli occhi, venendo verso di me. Philipe si scansò e andò in cucina, credendo che stesse per stringermi forte a sé. Anche io ero pronta ad abbandonarmi alle sue braccia che, anche se lo odiavo ammettere, mi erano mancate tanto.
«Mamma» sussurrai, con la voce un po' tremante, entrando in casa. Non mi sarei mai aspettata che la sua reazione, nel vedermi, sarebbe stata picchiarmi. Mi diede uno schiaffo umiliante, ed io sentii un bruciore improvviso che mi riempì gli occhi di lacrime. Dalla sua espressione si vedeva che non lo aveva fatto perché mi odiava. Era solo incazzata con me. In quel momento, però, sentivo solo rabbia profonda nei suoi confronti e credevo mi odiasse come persona, soprattutto come figlia. Philipe osservava la scena seduto al tavolo in cucina. «Che cazzo!» gridò lui subito.
«Dove sei stata in questi giorni? Ci hai fatto preoccupare, cazzo» domandò dopo la sberla, abbracciandomi. Io non risposi, ma mi trattenni dal piangere. Mi staccai dall'abbraccio spingendola lievemente e mi avviai nella mia stanza per prendere alcuni vestiti. Lei mi seguì.
«Billie, ti ho fatto una domanda. Che diavolo stai facendo adesso?»
«Ho bisogno di stare via per un po'» risposi secca aprendo gli armadi.
«Oh mio Dio! Ma che ti prende? Che hai? Perché fai così?!»
«Non puoi costringermi»
«Ma a fare che cosa?!»
«A essere felice per te, mamma! Sarò una merda ma non ci riesco, non ce la faccio, a vedere te e Mike all'altare, a vedervi sorridere felici. Mi fate venire da vomitare»
La tensione tra noi due aumentava a ogni parola.
«Non riesco ad accettare che tu abbia sostituito papà con un altro uomo»
La sua difesa si trasformò in rabbia.
«Io non ho mai avuto intenzione di sostituire tuo padre, Billie»
«Tu lo hai tradito!»
«Volevo solo essere felice! Io ho bisogno di essere felice!»
«Lo abbiamo capito tutti che vuoi essere felice, cazzo! Scopavi con Mike e la sera dormivi di fianco a papà, perché questo non lo vuoi dire? È solo la verità, ma non ti piace sentirla»
«Tu non hai il diritto di giudicarmi. Non era la vita che volevo, quella con tuo padre»
«Continui a dire queste stronzate inutili ma stai evitando il punto centrale»
«E quale sarebbe il punto centrale? Sentiamo»
«Che sei solo una puttana, mamma»
Mi pentii immediatamente di quella frase, ma era ciò che pensavo. Avevo appena lanciato una bomba, ne ero consapevole.
Vidi la sua indignazione trasformarsi in ira, e senza pensarci due volte si scagliò contro di me.
Il nostro conflitto verbale degenerò subito in uno scontro fisico, tra urla e pianti isterici, finché Philipe intervenne tra noi due, cercando di separarci. Guardai mia madre con rabbia e dolore nei miei occhi, mentre Philipe provava a ristabilire un qualche ordine. Portò mia madre in cucina ed io rimasi in camera mia da sola, tremando, a pensare a quel che era appena successo. Sentivo Philipe che la calmava.
«Io non la riconosco più!» gridò lei.
Presi in fretta la mia roba e uscii di casa. Salii in bici e andai verso il negozio.

Nel mentre Eco, al supermercato:

Mi trovavo di fronte al reparto dei surgelati, indecisa su quale pietanza scegliere per me e Billie. Non conoscevo bene i suoi gusti, ora che ci pensavo.
Ero sola coi miei pensieri e le mie angosce che mi porto dietro da sempre, anche se chi mi vede da fuori pensa che sia tranquilla con la mia vita e con me stessa. L'unica cosa che si sentiva erano gli sporadici annunci delle commesse provenienti dall'auto parlante e a basso volume una canzone degli anni '80 in sottofondo.
Improvvisamente una voce familiare, un suono inconfondibile raggiunse le mie orecchie.
Il cuore mi si strinse.
Ash. 
Avrei preferito evitare qualsiasi confronto con il passato in quel momento, specialmente con lei, la cui presenza portava con sé il peso di una verità che volevo dimenticare. Mi voltai lentamente e la vidi lì, tra le corsie, con uno sguardo che esprimeva una miscela di sorpresa e disgusto.
«Quanto tempo è passato, vero?» disse ironica con un ghigno. Si avvicinò a me ed io sospirai ignorandola. Le sue parole sembrarono rimbalzare tra gli scaffali, mentre io cercavo di nascondere la tensione che si stava accumulando dentro di me. Non potevo evitarla, non questa volta.
«Sai benissimo che non è così, Ash» risposi con voce ferma, anche se la mia mente era un tornado di emozioni. Lei non disse nulla. «Mi segui?» domandai dopo qualche secondo di silenzio.
«Non sei tu la mia priorità» disse facendomi vedere un pacchetto di assorbenti che aveva in mano. Ancora silenzio. Presi robe a caso e camminai verso un altro reparto e lei venne dietro di me.
«Che cazzo hai fatto alla bocca?»
«Avete rotto le palle a chiedermelo. Ho sbattuto contro una porta»
«Non mi ricordavo fossi così cretina» pronunciò, ed io la guardai in cagnesco, ma non so per quale motivo mi venne da ridere. Rise un po' anche lei.
«Dove sta Billie?» domandò poi seria.
«Non te ne deve importare nulla. Lasciaci stare»
«Hey, calmati. Perché ti comporti così da stronza con me?»
«Sono fatta così»
«No, non è vero»
«Invece sì»
«No, io ti conosco... so che sai essere dolcissima»
«Ash, piantala con queste stronzate»
«Perché devi chiamarle stronzate?»
«Non ne ho voglia adesso. Sto cercando di fare la spesa»
«Ma non sono proprio niente per te?»
Mi girai sospirando verso di lei, alzando gli occhi al cielo. Ricordai i vecchi momenti insieme.
«Tu per me eri tutto. Ok?» risposi.
Ash annuì. Gli occhi le diventarono lucidi.
«Allora perché mi scopi e poi mi ignori?» disse con voce tremante.
Il silenzio si fece pesante tra di noi, mentre affrontavamo la dura realtà delle mie stupide azioni. Affrontare le conseguenze delle mie scelte non è mai stato nelle mie corde. Sono sempre troppo impulsiva e non penso mai a che cosa potrà causare una mia determinata azione. Come quella di essere andata da Ash la sera del compleanno di Luke, subito dopo aver portato Billie a casa; quando poi quella mattina avevo parlato fuori in giardino con Angela, che implicitamente mi aveva consigliato di far leggere a Billie il mio diario, per avere letto io il suo; la stessa mattina in cui ricevetti il messaggio che diceva che Jack era finito in ospedale. Sembravano essere passati mesi, invece erano solo dieci giorni.
«Perché ti ho usata» le risposi onestamente, senza riuscire a guardarla in faccia. «Tra noi due è finita. Pensavo a Billie mentre facevo l'amore con te» aggiunsi, ed era dannatamente vero.
Stupida, stupida, stupida troia. Mi dicevo in testa. Anche se la mia storia d'amore con Ash mia aveva segnato sia il cuore che il corpo, tanto che non c'era un giorno in cui mi guardassi allo specchio senza pensare a lei, i miei sentimenti nei suoi confronti si erano spenti già da tempo. Per cui il fatto che fossi andata a letto con lei immaginandomi che a toccarmi fosse Billie mi giustificava. La verità è che avevo bisogno di scopare con Bil, quella sera, e l'unica persona che sapevo non mi avrebbe detto di no era Ash. Così andai da lei, e dopo nemmeno dieci minuti ero già nella sua camera.

Sono troppo innamorata di lei, per tradirla. Allora non stavamo insieme, come posso tradire qualcuno senza esserci stata insieme? Nemmeno adesso stiamo insieme ufficialmente, sarei libera di fare quel che voglio e pure lei.
Non l'ho tradita.
Sono a posto con la mia coscienza.
Pensavo, auto convincendomi. Infatti il solo pensiero di Billie con qualcun altro mi faceva gelare il sangue; però di fatto ne avrebbe avuto tutto il diritto.

«Quindi è così» disse lei, quasi piangendo.
«Già. È così»
«Adesso hai Billie»
«Esatto»
«E mi lasci in questo modo, senza un minimo di empatia?»
«Non ti ho lasciata, perché non ti ho avuta. Per me non eri tu, eri solo... corpo. Due tette, una figa, un culo... solo questo»
A questa frase le scese una lacrima. Ash faceva la stronza in giro, ma era una bambina sensibile del cazzo. Non mi importava se ci era rimasta male.
«Glielo dirai?»
«Questo non ti interessa. Non intrometterti tra me e lei»
«Ed io che cosa dovrei fare?»
«Dio... dimenticarmi, una buona volta».

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