Capitolo 78 - "Chaos"

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Le lancette dell'orologio segnalano un'ora che ancora non conosco

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Le lancette dell'orologio segnalano un'ora che ancora non conosco. Qui tutto tace immobile. Non riesco a prendere sonno nonostante abbia passato quasi tutta la notte a girarmi tra le lenzuola di questo divano letto. Nev ha lasciato sia a me che a Bonnie la possibilità di dormire in soggiorno ma la stanchezza ha raggiunto la mia amica prima del previsto. Si è addormentata sul letto di Nev e lì è rimasta. E non abbiamo avuto il coraggio di svegliarla. Ho preso così possesso del divano ma senza riuscire a prendere sonno. Non ho chiuso occhio e questo ha generato in me un grande sensazione di malessere.. Ho provato a sconfiggere tale reazione lasciando tutto il resto del mondo fuori, ma nulla sembra essere abbastanza forte da riuscire a cambiare il mio stato d'animo. Quello che è accaduto con Max mi ha invaso la testa. Non faccio altro che pensare a quello che ci siamo detti e a come ce lo siamo detti. Rivederci dopo tutti questi giorni di silenzio è stata davvero dura. Sono dovuta rimanere lucida davanti alle sue poche parole e alla sua rabbia ancora incosciente. Lei che viene fuori non appena si parla di un unico e solo nome.. È Dylan a mettere in moto tutto, a scatenare il peggio. Ricevere da parte di Max la mia felpa mi ha fatto capire quanto Dylan, in mia assenza, giochi con la pazienza degli altri. Ha giocato d'astuzia e con tutta la sua furbizia.. Bonnie lo aveva detto.. Avrebbe trovato il modo di farmi riavere quella felpa e alla fine ci è riuscito.. Non è stato di certo il modo migliore perché la reazione di Max è stata inevitabile, ma soprattutto piena di rabbia. L'idea di me e Dylan insieme continua a mandarlo letteralmente fuori di testa. Completamente fuori ragione. E io mi chiedo perché.. Perché ancora tutto chiaro non è.. Mi raggomitolo su me stessa e allungo un braccio al centro del letto. Siamo arrivati a tanto per poi mancarci così. Perché a me manchi un casino.. Forse a te per niente, non lo so.. Ma rimane sempre quello che ci siamo detti.. Devo imparare ancora tanto.. Devo imparare a capirti.. E penso che solo un matto finirebbe sotto casa a parlare con una che è da sempre una storia a metà. E porto le ginocchia al petto, le stringo piano..
Il mio telefono suona appena e io giro subito lo schermo verso di me. È un messaggio da parte di Emma dove mi chiede se siamo ancora svegli. Penso alla visita di Max e al messaggio di Emma che ho letto solo dopo essermi ripresa. Mi aveva scritto per avvisarmi dell'arrivo di Maxwell ma la vita, a quanto pare, non ha voluto che quel messaggio lo leggessi  prima. Non ho avuto molto modo di raccontare a Emma tutta la vicenda ma io - insieme agli altri - le abbiamo chiesto di passare qui e di rimanere anche a dormire. Ovviamente il lavoro e tutto il resto non le ha permesso di venire prima. A questo messaggio le rispondo chiedendole dove si trova e la sua risposta arriva nell'immediato. Mi dice di aver appena parcheggiato la macchina in questa zona. Le dico di non suonare al citofono e di avvisarmi una volta arrivata al portone, così da poterla farla salire in casa senza creare troppo rumore ma, soprattutto, senza svegliare gli altri. Emma sembra essere più che d'accordo su questo. Le vado ad aprire il portone e, nell'attesa , mi accerto che tutti stiano ancora dormendo. Emma arriva alla sua destinazione salendo le scale. Io sono sulla porta che la aspetto. Quando i nostri occhi si incontrano, ci mettiamo entrambe l'indice sulla bocca e, con questo gesto, ci diciamo senza parlare di fare silenzio. Emma, in punta di piedi, si affaccia e mi saluta.

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