Capitolo 7 - "Dirty"

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I corpi che mi circondano emanano calore, soffocante, opprimente

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I corpi che mi circondano emanano calore, soffocante, opprimente. Le parole pronunciate da Maxwell si accumulano nella mente, si appiccicano tra loro. Combatto con me stessa e la mia voglia di capire, ma non ci riesco, non del tutto.

Guardo le persone che sono nella stanza con la speranza di pensare ad altro, ma loro ti scrutano, cercano di rubare le parole che ti scorrono negli occhi, per capire che tipo sei, cosa nascondi, cosa vorresti dire.
Ines cerca semplicemente di non farsi notare, quando lo fa. Ascolta quello che vuole sentire, parla con chi vuole parlare. Non le importa cosa le persone possano dire, o pensare di lei. Ingoia giudizi come pasto quotidiano, e ti ci abitui, alla fine, al sapore delle parole.

Guarda gli invitati senza fiatare, il caos che si muove intorno e lei seduta di fronte a me, stanca, e forse anche annoiata. Toglie la cannuccia dalla lattina accanto a lei, ci gioca con le mani, con le labbra e i denti. La mordicchia pensando, mentre alcuni suoi amici le passano affianco facendole ancora gli auguri.

"Diciannovenne, che fai qui?" Le dice una ragazza, probabilmente della nostra età. Ha i capelli scuri, la frangetta che le copre un po' lo sguardo e gli occhiali grandi, che ti ci perdi dentro.

"La diciannovenne sente già i sintomi della vecchiaia." Ines la prende sul ridere, piega il bordo della cannuccia con i denti e la guarda, come se fosse in attesa di altre sue risposte, domande.
Guardo l'ora sul display del cellulare, aspettando che le ore passino velocemente, ma in realtà, passa solo un altro ed interminabile minuto.

"Come stai?" Le chiede Ines, ed io alzo la testa. Preme la mano sulla pancia, reprimendo qualcosa, che forse ha la natura di uno sbaglio ma ancora non lo sa.

"Stiamo alla grande." Risponde un ragazzo, affiancandosi a lei. Le circonda la vita con un braccio, e lei si lascia avvolgere dal suo calore, togliendo la mano dalla pancia. Il come stai è una domanda individuale, che solo la persona stessa, può rispondere. Gli altri vedono quello che manifestiamo, non quello che tratteniamo.

"Alla grande." E la ragazza sorride, per nascondere. La incrocio per un secondo, ma devia brutalmente il mio sguardo.
Alle bugie ti ci abitui, perché una volta dette, la verità non la recuperi più.

"Sono contenta per voi." Dice semplicemente Ines. Ci sono parole che non vorresti sentire, ma che, pur di salvarti, le lasci depositare nella mente.

"Grazie." Le risponde la sua amica. Si spettina la frangetta, sorride e trascina il suo ragazzo con sé.
È inevitabile, pensare alla vita degli altri, a cosa sono destinati a subire, o a vivere.
Seminiamo sbagli continuamente, e quando li raccogliamo, è già troppo tardi.

"Frequenti da molto Estelle?"

Mi volto confusa, e non posso fare a meno di alzare le sopracciglia. Ines ha lo sguardo curioso, che studia, esamina. Forse più degli altri.

"Sì." Dico, e premo le dita nel bicchiere di plastica che tengo in mano. Non so perché desideri così tanto aprire una conversazione, in particolare con me, ma la lascio fare.

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