Capitolo 34 - "Resistance"

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Sfilo il tappo dalla boccetta d'olio e mi fermo davanti allo specchio

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Sfilo il tappo dalla boccetta d'olio e mi fermo davanti allo specchio. Libero i capelli dal fermaglio, li lascio cadere lungo il corpo. Le punte sono leggermente bagnate, l'acqua è caduta per sbaglio su di esse. Porto tutte le ciocche dietro la schiena e, una volta fatto, inizio a pettinarli delicatamente con le dita. Il profumo che riempie ora il bagno mi rilassa, è fresco e dolce allo stesso tempo.
Verso un po' d'olio sulle mani e le strofino per scaldarlo. Mi massaggio il collo, il seno, la pancia. Accarezzo tutto il corpo e la pelle risulta subito più morbida al tatto.
Osservo il mio riflesso nello specchio, gli occhi sono gli stessi, parlano per me, da sempre. Inclino la testa da un lato, poso le dita sotto l'orecchio. Ripercorro quella notte, i suoi baci, il suo respiro. Penso alle sue labbra, le ricordo bene. Lascio andare un sospiro stanco e, in un attimo, le mani tornano al proprio posto. Afferro il lavabo con la testa rivolta verso il basso, e Maxwell percorre la mia mente correndo, lo sento ovunque, anche quando tento, invano, di tenerlo lontano. Quello che è successo ieri con Ines mi ha scombussolata più di quanto pensassi. Sono tornata questa notte con un forte mal di testa e senza alcuna voglia di pensare. Comprensibile, visto l'atteggiamento di Ines nei confronti di Maxwell. E il fatto che niente sia chiaro, in questa situazione, mi destabilizza.

Infilo velocemente l'accappatoio e stringo bene la cintura intorno alla vita prima di uscire. Quando sono fuori dal bagno, colgo tutti i difetti della mia camera. Il disordine che regna sul mio letto riflette perfettamente il mio stato d'animo. Piego le maglie sparse sulla coperta, sulla sedia vicino alla scrivania, cerco di far ordine. C'è il mio quaderno sul comodino, i disegni sparsi per tutta la stanza. Da piccola mi perdevo facilmente nel mio disordine. Perché questo è il mio mondo, pensavo, io sono fatta così.

Mi avvicino alla scrivania recuperando le penne a terra. I fiori di mio padre non ci sono più. Il pavimento è pulito, non possiede tracce. Mia madre li avrà sicuramente tolti prima del mio ritorno a casa. Il pensiero che ha avuto, e che ha tuttora, posso solo immaginarlo. Una reazione come la mia era più che prevedibile.

Dopo essermi alzata e dopo aver guardato per un'ultima volta a terra, mi raddrizzo con la schiena. Vado verso l'armadio, mia madre invece  bussa alla porta, non vuole entrare senza aver avuto prima il mio permesso. Le dico che può aprire e spalanco le ante dell'armadio.

"Ti disturbo?" Mi chiede con tono dolce mentre apre la porta. "È passata Bonnie, quando eri in doccia. Mi ha detto di salutarti. Le ho detto di restare ma purtroppo doveva correre a lavoro. Mi ha lasciato però delle buste di cornetti, una per noi, e l'altra..per un vostro amico." Continua mostrandomi la busta di carta.

"Puoi lasciare la busta qui." Le dico indicandole un posto vuoto sulla scrivania. Bonnie sapeva di Jason, della visita in ospedale che avrei voluto fargli oggi pomeriggio, ne avevamo parlato questa mattina al telefono. Voleva mandargli qualcosa per scusarsi della sua assenza.

"Questo vostro amico lo conosco?" Mia madre cerca di indagare.

Disfo alcune maglie piegate nell'armadio, le prendo, le giro tra le mani.

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