Capitolo 3 - "Theatre"

6.6K 412 74
                                    

Butto fuori il fumo, e insieme ad esso, questo strano nervoso che gioca costantemente con le mie vene, che non ha nessuna voglia di staccarsi e andare via

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Butto fuori il fumo, e insieme ad esso, questo strano nervoso che gioca costantemente con le mie vene, che non ha nessuna voglia di staccarsi e andare via. Ma in qualche modo, la leggerezza del fumo allevia, momentaneamente, tutto ciò che mi passa per la testa e fluisce nel corpo.

"Beh, tutto sommato, la serata di ieri non è stata poi così male." Dice Jason, sedendosi a terra, tentando anche di accendersi la sigaretta con il suo solito accendino scrauso. Lo guardo, prendendo parola solo dopo qualche attimo.

"Abbiamo passato serate migliori." Dico, facendo cadere la cenere della sigaretta nel portacenere. Jason inizia ad inspirare il fumo, piegando leggermente le labbra all'insù.

"Ultimamente non ti sta bene niente." La sua sincerità è ammirevole.

"Non mi accontento facilmente." Rispondo, a mia volta, sincero. Jason gira il tappo della bottiglia, e infine lo toglie, versandosi un po' di birra nel bicchiere di vetro che ha portato con sé, e che ha temporaneamente poggiato a terra.

"Ha dormito con te, Estelle?" Mi permetto di chiedergli. L'avevo notata, questa notte, attaccata al corpo del mio amico, forse con un desiderio nella testa, mentre percorrevano il corridoio di casa. Ma Jason, guardandomi, sembra già aver capito.

"Non voleva dormire da sola." Spiega, con poche parole, facendo scontrare più volte il vetro della bottiglia di birra con quello del bicchiere.

"Perché?" Quasi mi viene da ridere. Jason lascia le labbra ferme sul bordo del bicchiere, ma senza mandare giù.

"Dorme più serena, se c'è qualcuno al suo fianco." Mi confessa. Non è solo lei, alla fine, a pensarla così. Molte delle donne con le quali sono stato, la pensavano in questo modo. Dicono che le paure e i tormenti si spengono, quando il corpo di qualcun altro, si incastra vicino al tuo.
Ma in fondo, non ci ho mai creduto.

"Lasciarsi con quel tipo, l'ha resa terribilmente sensibile." Mi passo una mano tra i capelli e spengo la sigaretta nel portacenere. Frego al mio coinquilino un goccio di birra, e una voce a noi molto familiare, ci invade la testa.

"Di cosa parlate?" Estelle entra nella mia camera e si strofina gli occhi ormai sporchi di trucco e, il secondo dopo, recupera la bretella del vestito che le è scivolata sul braccio, facendola tornare al proprio posto.

"Cose da uomini." Ride Jason, e lei rotea gli occhi, dandogli una spinta giocosa. Si mette seduta per terra, stando attenta a non far intravedere troppo del suo corpo, visto il vestito corto che indossa. Allunga la mano verso la bottiglia di birra, la prende, ma quando la scuote, rendendosi conto di essere oramai vuota, sbuffa pesantemente.

"Ma che uomini siete? Nemmeno un goccio di birra mi avete lasciato." Piagnucola, gonfiando le guance. Io e Jason ridiamo.

"Insomma, posso sapere di cosa parlavate?" Domanda di nuovo. Mi dondolo con la sedia, guardandola in totale silenzio.

SteelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora