Capitolo 18 - "Weakness"

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"Cosa ne pensi?" Ines mi chiede un parere riguardo la stanza e i suoi lavori

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"Cosa ne pensi?" Ines mi chiede un parere riguardo la stanza e i suoi lavori. Io di spazi non me ne intendo, l'arte la capisco, ma non mi ci perdo, non  come un'artista. Fino in fondo non ci vado.

"Mi piace tutto. A te?" Chiedo e guardo le pareti. Ad Ines piace, mi basta un suo sguardo per capirlo.

"Sì. È quello che cercavo." Ammette e poggia uno scatolone contro la parete. Tocca quello che trova, i mobili, il divano all'angolo.

"Immagino che venire fino a qui, sia stato un vero e proprio sacrificio, per te." Ridacchia, mentre il suo sguardo vaga nell'ambiente.

"Lo è stato, in parte." Dico e lei ride, un po' più forte. Prende in mano il telefono per guardare lo schermo, ed io mi guardo attorno, un po' spaesato.

"Giornata pesante?" Le domando, osservando la stanza. Ines alza lo sguardo dal telefono e sbuffa.

"L'accademia  mi uccide, lo sai. Lavorare giorno e notte per le mie sculture, i miei quadri, e fotografie nel tempo libero, è massacrante." Mi dice e io faccio un sorriso. So che è così, non mente.

"Sei una che si stanca facile." Le dico. Ines alza gli occhi ma non ribatte, incassa il colpo, perché sa cosa intendo. Stancarsi continuamente di qualcosa non è un bene, ma forse, non è nemmeno un male. Incolpare una debolezza che abbiamo non è, però, una buona giustificazione. È una questione di sangue. Ci nasci, stanco dentro. Ci nasci.

"Di averti tra i piedi, non mi stanco mai, però." Sorride prendendo posto sul divano. Incrocia le gambe e mi fa segno di sedermi, ma io resto in piedi, tenendo le mani in tasca.

"Non voglio provarci con te. Lo giuro." Mi dice, e lo giura, perché sa   che giurare su qualcosa rende tutto più vero, più sincero.

"Dovrei crederti?" Mi prendo il labbro fra il pollice e l'indice.

"Dovresti." E sospira. Guardo il soffitto e faccio un passo, questa volta decido di sedermi e di lasciarmi i giuramenti degli altri alle spalle. Ines mi fa spazio, nonostante ci sia già. Controlla l'orario più volte, chiedendosi se Lola ritornerà, se farà in tempo a brindare con noi. Non so cosa avesse di importante da fare, ma non mi importa, non più di tanto.

"Il fatto che tu abbia lasciato Amber in casa con Jason, mi spaventa." Dice ridendo, contagiando anche me. Metto entrambe le mani sulle ginocchia e la guardo, il sorriso sulle labbra lo tiene, non lo vuole tirare via.

"Jason non si spaventa di niente." Dico, Ines concorda. Amber la conoscono un po' tutti, chi di più, chi di meno. La conoscono ma non sanno esprimere un giudizio. Ines non si è mai pronunciata. Quello che pensa di lei lo tiene per sé.

"Allora? Brindiamo?" Infila le mani nella borsa, e fruga, cercando.

"Non vuoi aspettare Lola?"

"No. Brinderò con lei un'altra volta." Mi risponde, porgendomi la birra. Il vetro della bottiglia è caldo mentre le mie mani sono troppo gelide. Stringo la bottiglia e tolgo il tappo, Ines fa lo stesso, guardandomi.

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