Capitolo 8 - "Light"

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"Mi merito una ricompensa

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"Mi merito una ricompensa." Mi dice decisa Estelle, chiudendo violentemente lo sportello dell' auto. Si posiziona come meglio può sul sedile, lanciandomi il pacchetto di sigarette che, generosamente, mi ha comprato.

"Provvederò." Allungo una mano per prendere il pacchetto, ed Estelle si lamenta, sbuffando rumorosamente.

"Dopo essere scesa a comprarti le sigarette, nonostante il gelo fuori, mi merito come minimo una cena fuori o qualcosa del genere." Mantiene la sua idea, mettendo il broncio. Inserisce nello stereo un CD che ha portato con sé, facendomi scuotere ripetutamente la testa.

"E comunque, grazie per aver deciso di accompagnarmi alla Belmont high school, è stato gentile da parte tua." Sussurra.

Premo il piede sull'acceleratore, concentrandomi solo sulla strada da percorrere. Solo dopo qualche attimo, lascio scendere le parole dalle mie labbra.

"Mi hai costretto." Ammetto con voce fredda. Estelle si disfa della carta trasparente che avvolge il pacchetto di sigarette, lamentandosi per via delle mie parole.

"Non ti ho costretto." Abbassa il finestrino, buttando la carta fuori. "Mi hai semplicemente vista in difficoltà e hai voluto aiutarmi. Sii sincero, ogni tanto, Max." Mi stuzzica. Le sue ultime parole, sono veleno per la mia pelle.

"Probabilmente, se i miei genitori non avessero avuto da fare con il lavoro, sarebbero andati loro, a parlare con il preside di mia sorella." Dice senza pensare. Dal tono, si percepisce quanto questa situazione sia un peso per lei. Porta tutto sulle spalle, non badando al dolore che le sue ossa gridano.

"Pensi di sapere già il motivo per cui vi hanno convocati?" Chiedo, e in parte immagino. Estelle alza le spalle, rassegnata.

"Ipotizziamo." Mi ruba una sigaretta, sospirando quando la avvicina alle labbra.

"Dovrei iniziare a smettere." Bisbiglia, sapendo che questo tipo di vizio, come tutte le cose, non te lo togli facilmente. Estelle è piena di vizi, anche se non lo ammette, la gente lo sa. Ha il vizio di amare troppo, di donarsi, di soffocare il dolore. Si è incolpata troppe volte, senza sapere che in fondo, provare dolore, non è una colpa che bisogna assumersi.

"Posso farti una domanda?" Fa un tiro e tace.

"Dipende dal tipo di domanda." Faccio uscire il CD dallo stereo, porgendolo nuovamente ad Estelle. Lo afferra, sconsolata, parlando all'improvviso.

"Hai mentito, non è così?" Si sistema la borsa sulle gambe, guardandomi in attesa di una risposta. Continuo a guardare la strada, fingendomi confuso.

"Non so di cosa tu stia parlando." Cambio immediatamente tono. Sento le mani della non verità trattenere le altre parole.

"Fallie." Dice di colpo, aspirando il fumo. "Quando è svenuta, ieri, sei stato tu ad aiutarla. Sei tu ad averla portata da Jason."

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