Capitolo 21 - "Nothing"

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Dopo aver inserito la chiave nella serratura, la giro più volte

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Dopo aver inserito la chiave nella serratura, la giro più volte. Non mi pongo domande e non mi regalo risposte, fingo di non pensare per convincermi di riuscirci, ma quando apro la porta, so che quello che sento resterà con me e non andrà altrove.
Ed è forse una condanna già da adesso. Pensare e non volerlo fare.

Entro in casa, guardandomi intorno. La voce che pronuncia il mio nome, quando sono dentro, è irritante già di suo. E la conosco, anche se non vorrei.

"Finalmente sei tornato!" Grida Amber, roteando gli occhi. "Stare qui con Jason è stata una vera e propria tortura, devo ammetterlo. Credo che se il resto del gruppo non se ne fosse andato, sarebbe stato sicuramente più piacevole restare qui."

Poso le chiavi sul tavolo, corrugando la fronte. "Potevi andare via. Come hai preso la decisione di restare, all'inizio, potevi prendere la decisione di andartene da qui. Jason non ti avrebbe di certo impedito di lasciare l'appartamento."

Amber strofina le mani sulle braccia e sbuffa sonoramente. "Scherzi? Io non scappo mai."

Afferro la bottiglia d'acqua sul mobile della cucina per prenderne un sorso, ed Amber si siede sul tavolo, muovendo i piedi nel vuoto.

"Dove sei stato?" Mi guarda curiosa. Chiudo momentaneamente la bottiglia con il tappo e cerco di rilassare i muscoli.

"Altrove." Rispondo velocemente. "Jason?"

"È al telefono, in camera sua. Credo che stia parlando con Arthur." Mi dice gesticolando. Non aggiungo altro. Lei, invece, mi scruta con attenzione.

"Com'era la sala?" Mi chiede, tenendo le braccia incrociate. Controllo i termosifoni per essere sicuro che siano accesi, ma il calore che emanano, per questo ambiente, è ancora troppo debole.

"L'ho accesi da poco." Mi avvisa. Annuisco, meno confuso.

"Ines ha trovato quello che cercava." Dico semplicemente. Quello che è successo dopo essere andato via, lo tengo per me. Perché dare vita a qualcosa che vita non ne ha, è sbagliato di per sé.

"Nient'altro da dire?"

"Nient'altro da dire."

E allora Amber, alla mia riposta, tace per un momento. Forse le parole le ha lasciate morire un po'.

Mi sfilo il giubbotto per poi tenerlo in mano, guardando Amber solo di sfuggita. Vado verso la mia camera, e lei, inevitabilmente, mi segue.

"Una ragazza è venuta a cercarti."

Lancio il giubbotto sulla sedia, sedendomi sul letto. "Chi tra le tante?"

Amber emette una risata nervosa. "Sei modesto, lo sai?"

"Solo sincero." Mi tocco le dita.

Sbuffa, fermandosi davanti al mio corpo solo per guardarmi da vicino.

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