Capitolo 49 - "Granule"

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E quante storie, vita, hai da raccontare

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E quante storie, vita, hai da raccontare..
Alcune le hai viste vivere sotto i tuoi occhi, altre le hai viste concludersi sotto un chiaro di luna. E il cielo, da lassù, deve tenersi stretto le stelle. Deve farle tacere. Ci sono storie che vogliono restare chiuse tra le quattro mura di un silenzio. Ma le luci, di notte, sono le prime a brillare. Amano curiosare e scoprire quello che tu, vita, hai da offrire. Noi siamo solo il loro spettacolo. E io le stelle le conosco bene, sai? Ci parlo spesso.. Ma se ti capita di guardarle, guardale quando brillano in alto. La storia di una stella, non so se lo sai, ha inizio così.

Mi avvolgo nella piccola coperta mentre la realtà, da lontano, mi invita ad aprire gli occhi. La fragranza che sento sul cuscino, e addosso, è maledettamente piacevole da sentire. Un profumo fresco e inebriante. Mi accocolo sul cuscino e inspiro un ricordo. Il materasso si abbassa leggermente e, senza rendermene pienamente conto, libero gli occhi dal buio. Il raggio di luce che accoglie il mio risveglio è caldo e poco vitale. Maxwell giostra la lampada sulla scrivania a suo piacimento, questa stanza deve restare nella giusta penombra. Faccio scivolare un braccio sotto il seno nudo e mi tengo stretta. E vorrei stringermi sempre, vorrei non perdermi mai.. Ma in questo letto, stasera, mi sono persa e ritrovata troppe volte.. Siamo tornati a casa con lo stesso profumo di mare e con la stessa voglia di osare. E i vestiti sono volati ancora una volta via. Ma la terra, sotto di noi, aveva già assorbito tutti i nostri passi. E mi sono sentita donna nelle sue braccia, nei suoi baci carnali, nelle sue carezze esigenti. Volevo sentirmi per un'ultima volta come il mare.. Ma in questo momento, Maxwell non si accorge del mio risveglio, dei miei occhi persi a ricordare. Lui è perso nelle sue cose. La luce fioca della lampada è una dolce carezza sul suo corpo nudo. Entra nel bagno e accosta la porta. Mi stringo nella coperta e tocco le cuciture del copriletto, i granelli di sabbia si sono incastrati anche qui. Sono pochi, questo è vero. Pochi ma visibili. Abbiamo evitato di infilarci sotto le lenzuola proprio per non insabbiare tutto.

Metto il plaid intorno al corpo, lo lego come se fosse un asciugamano e mi alzo. I miei abiti sono ancora a terra. Li immischio tutti insieme e li appoggio sulla sedia. Nel mio caos, trovo il cellulare. Bonnie mi ha scritto una serie di messaggi riguardanti i regali di Natale. Io le rispondo dicendo che anche io, quest'anno, mi sento più confusa che mai. L'unico regalo che sono riuscita ad individuare è stato quello per Emma. Un regalo che, in questi giorni, dovrò assolutamente prendere. La risposta di Bonnie, come dovevo immaginare, è immediata. Mi chiede consigli e qualche briciolo di fantasia. Io le dico di basarsi sui gusti dell'altra persona, di badare al suo sesto senso senza eccedere. Bonnie visualizza il messaggio e mi risponde con una faccia disperata. Sorrido anche se non può vedermi. Poco dopo, scrivo anche un messaggio veloce a mia madre e le dico che farò sicuramente tardi. Rimetto il telefono nella tasca del cappotto e sobbalzo leggermente quando il barottolo di bagnoschiuma cade bruscamente nel piano doccia. Sento i vetri del box aprirsi, chiudersi nuovamente. Maxwell deve aver appena finito di lavarsi. I miei abiti mi guardano dalla sedia, mi incitano a rivestirmi. Anche questa volta, è l'istinto a vincere. Spingo piano la porta del bagno, voglio entrare in punta di piedi. Ma voglio anche la sua attenzione. E lui, gocciolante d'acqua, si scompiglia i capelli con un asciugamano. Un movimento che gli fa tenere gli occhi semi chiusi. Io cammino verso di lui. E non mi importa dei capelli in disordine, della coperta che mi avvolge, delle labbra ormai prive di rossetto. E a lui non importa di essere nudo, di guardarmi più del dovuto..

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