Capitolo 38 - "Madness"

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Muovo lentamente i piedi nel letto, le lenzuola sono fredde nonostante il corpo emani ancora calore ed elettricità

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Muovo lentamente i piedi nel letto, le lenzuola sono fredde nonostante il corpo emani ancora calore ed elettricità. Fatico ad aprire gli occhi e me ne rendo conto, la stanchezza mi si rovescia addosso come vernice indelebile. E sento tutto, fino all'ultima goccia.
Vorrei tornare ad essere tela per tornare a sentire il meglio che c'è, per stare bene.
Con la pesantezza sugli occhi, apro e chiudo le ciglia, osservo il mondo a metà. Ma il volto che riposa sul cuscino accanto al mio porta via anche la stanchezza. Sbatto più volte le palpebre e catturo con lo sguardo ogni singolo particolare del suo corpo. Ha gli occhi chiusi, le labbra leggermente dischiuse, un braccio steso al centro del letto. La serenità che traspare dal suo volto è talmente evidente che è impossibile non notarla. Mi godo la sua pace e, con le dita, traccio linee astratte e invisibili su tutta la sua schiena nuda. Maxwell reagisce al mio tocco, la sua pelle conosce già le mie mani.
Ma in questo momento, la stanchezza gli appartiene. Gli occhi restano chiusi, al buio, nascosti da tutto e forse da me.
E lo sento respirare piano, con leggerezza, la sua aria è melodia e io la ascolterei per ore.

Non sono abituata a condividere i miei spazi, non sono brava a restare. Ma una delle forme più grandi di intimità è dormire insieme a qualcuno che di te, forse, conosce solo l'essenziale. Ed è folle da capire.
Ci siamo rubati l'anima per mischiarci la pelle, per imparare il piacere dell'altro. E adesso che siamo qui, nel suo letto, mi agito più del previsto. Il cuore mi sale in gola, e resta fermo così, nel rumore di un battito, in una paura in più. Accarezzo le nocche della sua mano e lascio che il tempo porti via con sé anche questo momento.
Il profumo di bagnoschiuma che abbiamo sulla pelle mi fa sorridere. Siamo privi di maschere e di colore.

E se potessi fermare questo preciso istante so che tutto resterebbe immobile, compreso il dolore. E se potessi, penso.. Cancellare un ricordo o una bugia. Ma l'immagine di mio padre è più viva che mai, è prigioniera della mia memoria. L'odore del suo giardino, la voce piccola, e fragile, di sua figlia. Mi manca il fiato al solo ricordo.

Maxwell si muove nel letto, gli occhi sono ancora chiusi, non vuole tornare alla realtà. Sorrido nel guardarlo. Tiro le coperte verso di me e copro gran parte del mio corpo nudo, i brividi sono leggeri, invisibili a occhio nudo. Porto con fatica i piedi a terra e, senza fare troppo rumore, scendo giù dal materasso. Il parquet emette un lieve lamento.

Maxwell allunga il braccio verso la mia parte del letto, corruga la fronte ma senza aprire gli occhi. Prendo frettolosamente gli abiti asciutti che mi ha lasciato sulla sedia e mi allontano per non disturbare la sua tranquillità.

I fogli di carta sono ancora a terra, pieni di colore, pieni di me. Penso alle sue mani, alle reazioni del mio corpo, al desiderio travestito da peccato. Lascio la stanza di Maxwell con un magone sullo stomaco, tutto mi crea confusione e questo mi destabilizza come mai prima d'ora. Accosto la porta della stanza e mi fermo nel bel mezzo del salotto. Raccolgo la mia borsa da terra, ogni mio movimento è un rumore in più. Prendo il telefono e controllo le chiamate sullo schermo. Il nome di mia madre cattura immediatamente la mia attenzione. Bonnie mi ha cercata per messaggio, mi ha chiesto più volte di aggiornarla e di farle sapere della chiacchierata con mio padre. Ma io, dopotutto, non so da dove iniziare. Si può raccontare una storia come questa? Se potessi, tornerei indietro per evitare quell'istante. Per evitare la verità e tutte le sue conseguenze.

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