Capitolo 36 - "Seashell"

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Come un abbaglio sei andato via, lasciandoti dietro le spalle i resti di una vita, e le macerie di ciò che hai distrutto

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Come un abbaglio sei andato via, lasciandoti dietro le spalle i resti di una vita, e le macerie di ciò che hai distrutto. Hai fatto sempre tutto a modo tuo, con le mani sai curare, con le mani sai rovinare il mondo. E adesso che ti penso, papà, chissà dove sei, se aspetti la fine o resti a guardare. Io sì, io ti guardo ancora, e un po' mi pento. Il tempo non riporta indietro niente.
Il tempo non riporta indietro nemmeno te.

Passo la pentola sotto il getto d'acqua calda, aspetto che si riempia. Preparo la busta della pasta sul mobile, leggo le scritte sulla confezione. Nev e Bonnie parlano tra loro, il cielo grigio di oggi li ha resi di malumore. Gli rivolgo le spalle per nascondere i miei sorrisi, sentirli battibeccare è divertente, ormai ci sono abituata.
Chiudo il rubinetto, porto la pentola sul gas. Accendo il fuoco e aspetto che l'acqua bolla.

"Che cosa ha deciso di cucinare la chef ?" Scherza improvvisamente Bonnie, e Nev cerca di sbirciare.

Prendo la busta della pasta tra le mani, la giro verso di loro. "Pasta con pomodorini freschi. Che dite? Può andare?"

"Siamo nelle tue mani." Ride Nev, dondolandosi sulla sedia. Gioca con le posate che ho lasciato sulla tavola, le conta, le mescola tra loro.
E cucinare, forse, mi distrae. Ma al solo pensiero di rivedere mio padre, lo stomaco si chiude. La fame passa, se penso. La fame passa, se penso a lui, e a Maxwell.
La serata di ieri ci ha resi tutti impotenti, siamo rimasti a guardare come se fossimo degli spettatori al centro di una sala, nessuno sapeva cosa fare, nessuno era al corrente della verità. Abbiamo assistito alla scena, restando completamente immobili.
Non volevo rincorrerlo, la scena parlava già da sé. Ma il suo bene viene sempre prima del mio, e lo penso e sento per davvero, questa è la mia sacra verità.
Il silenzio che ci portiamo da ieri è ancora presente tra noi. Ho provato a chiamarlo sperando in una sua risposta, ma senza ottenere risultati. Il telefono squillava libero mentre la sua voce viveva solo nei miei ricordi.
E io non so cosa aspettarmi, da tutto questo.
Ho fissato lo schermo del telefono a lungo, aspettando e sperando, qualcosa cambierà, pensavo. Mi chiamerà e io mi metterò l'anima in pace. Ma così non è stato.

"A cosa pensi?" Nev accorcia le distanze tra i nostri corpi. Resta al mio fianco, io abbasso lo sguardo verso le mie mani. Apro senza difficoltà la busta della pasta.

"Un po' a tutto.." Ammetto sottovoce. Butto gli spaghetti nella pentola e provo ad allontanare i pensieri. Ma la mia mente, senza volerlo, si ribella.

"Cosa ti preoccupa?" Mi dice alzando il fuoco. "Ti preoccupa il fatto di rivedere tuo padre?"

"Sì, anche. È un insieme di cose."

Bonnie prende la tovaglia dai cassetti, si avvicina per ascoltare e per far parte della conversazione. "Lei pensa troppo, è questo il problema. Pensa di non poter reggere il ritmo di questa situazione. Tuo padre, Maxwell.."

Giro la pasta nella pentola e le rivolgo uno sguardo sfuggente e preoccupato. "Penso sia normale sentirsi così."

"Più che normale." Mi risponde prontamente Bonnie. Stende la tovaglia sulla tavola, controlla che non ci siano pieghe sul tessuto. Apprezzo il suo gesto di volere apparecchiare e la ringrazio, lei mi regala un timido sorriso.

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