Capitolo 41 - "Vice"

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Arrotolo gli spaghetti intorno alla forchetta e tengo conto del tempo

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Arrotolo gli spaghetti intorno alla forchetta e tengo conto del tempo. Mia madre assapora un po' di spumante dal bicchiere. Non ci parliamo da giorni, eppure adesso sono costretta a farlo. Le dico che una lacrima sulle labbra può bastare, lei mi risponde che se beve un altro goccio poi al resto non ci pensa più. Ma poi ricorda, e anche bene. Un vizio è pur sempre un vizio.
C'è chi lo sa, forse da sempre. E c'è chi, nonostante l'evidenza, continua ancora a negare. La donna con cui sono costretta a condividere la mia tavola oggi ha lo stesso sorriso di mia madre. Un po' più deciso, un po' meno fragile. Lei ha le idee chiare, guai quanti ne vuoi. Si versa del vino bianco nel bicchiere, si bagna le labbra, storce il naso, questo sapore non è di suo gradimento. Il vino bianco le ricorda terre lontane, vecchi appuntamenti, lunghe passeggiate sulla sabbia bagnata. Ruba il bicchiere dalle mani di mia madre e si beve il suo spumante, non si butta via niente, nemmeno un goccio di mare.

"Quindi.. Quanti anni fai?" Mi chiede zia Celia, con l'ultimo bicchiere in mano, che in fondo non è mai l'ultimo.

"Diciannove." Rispondo con gli occhi fermi sul piatto. Questa donna così apparentemente raffinata, eppure così piena di vizi, conosce solo il meglio di mia madre. Di me. Tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni per via di mio padre è rimasto un segreto nel vento. Mia madre non le ha mai voluto raccontare la verità. Perché una lingua lunga non la puoi fermare, puoi solo indietreggiare e tacere.

"Diciannove?" Ripete incredula.

"Sono troppi?" Dico alzando lo sguardo.

Lei ride per la mia domanda, o forse ride solo di sé. "Sono gli anni più belli. Io a diciannove anni rincorrevo il tempo come se potessi fermarlo per davvero.. Ero un'anima ribelle, distratta, poche certezze e tanta fantasia. Quegli anni li ricordo bene.. Mi sono innamorata un milione di volte. Erano amori fragili, i miei. Ognuno di loro, però, aveva il suo perché. Ho sempre pensato che la colpa fosse dei miei diciannove anni. Forse sì, forse no, chi lo sa.." Mi racconta il suo passato con estrema malinconia, e tanta, tanta tenerezza. "Se tornassi indietro non butterei via niente. Probabilmente rivivrei quei momenti allo stesso modo. Farei le stesse scelte. Forse amerei con un po' meno di coraggio, e forse lascerei andare chi non meritava di restare. Quanti se, quanti ma.."

"Tua zia Celia girava sempre con le sue amiche in mini gonna. Acconciature diverse ogni giorno e unghie rigorosamente abbinate al vestito o al rossetto. La sua era una vera e propria mania. Dovevi vederli, gli uomini, quando la vedevano. Tutti cascavano ai suoi piedi." Continua mia madre per lei. Nonostante tutto, non riesco a non provare rabbia nei suoi confronti. Per me, potremmo chiudere questo discorso anche adesso. Non è stata una mia scelta sedermi qui oggi. Sono tornata a casa con lo stesse ragioni di sempre, ma ad aspettarmi, questa volta, non c'era solo mia madre. Bicchieri, piatti, tovaglioli scelti con cura e appositamente per l'occasione.
Sono stata accolta nel migliori dei modi nonostante la situazione non fosse delle migliori. Mia madre si era fatta da parte, aveva lasciato la parola alla donna che di me conosce quel poco che le ho voluto mostrare. Dietro di lei si nascondeva il volto di mia cugina. Due sorrisi a metà e un solo gioco. Quattro baci sulle guance e ci siamo finte sincere.

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