Capitolo 31 - "Desire"

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Il buio ci avvolge, ci copre la pelle

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Il buio ci avvolge, ci copre la pelle. Il buio nasconde ciò che è evidente. E queste mani, le nostre, scrivono, incidono sulla carne, segnano ciò che verrà. Il suo sapore mi toglie la ragione e mi insegna a sentire, per davvero, quello che c'è. Che c'è tra noi, forse, che c'è in me quando sono con lui, e nessun'altra paura.
E io ti sento così forte da stare male, da non saper vivere senza averti accanto, almeno per un'ora, almeno per un po'..
Ma la mia pelle ha deciso, non ha bisogno della mia ragione, ora poco viva e presente.
Perché il corpo sente tutto, sente sempre prima di me. E tu che senti? Ora che mi accarezzi, disegnandomi, curva dopo curva. Le tue dita stanno bene su di me. Sul mio viso, sulla pelle in generale. Stanno bene negli spazi vuoti, li riempi come vorrei. Adesso mi baci con una disperazione abissale, la stessa mia. Mi baci e vorrei fermare il tempo, per tornare indietro e ricominciare, e forse ti eviterei, forse non sarei qui a ricordarti il mio sapore.
E mi chiedo cosa pensi, ora che mi spingi contro il tuo corpo, senza lasciare la fragilità delle mie labbra. Mi abbandono a te e tu mi accogli, mentre la mia lingua impara ancora i tuoi passi.
E il mio corpo trema, sotto il tuo tocco. Vorrei fermare le tue mani, il mio istinto, ma non ci riesco. Io scivolo via con te, con me.
Ma ora, ora che mi tocchi le gambe, mi inviti a stare con te, sul tuo corpo, più vicini.
Questa notte osserva, non perdona. Io sotto questo cielo ti guardo, mi sdraio sul tuo corpo. Ma dove sono le parole, io le ho perse con il tempo, le ha prese forse il mondo. Ti guardo e non ti perdo, non ho paura, perché ti sento. Mi sfiori con le mani, con le labbra. Sai già come guardarmi, dove toccarmi.
Vuoi spogliarmi, ma vuoi sentire, e io ti lascio fare. Di notte mi confesso, di notte cadi nel peccato.
E questa notte, mi chiedo, è forse nostra.
Questa notte mi porta a te.

Osservo il suo corpo, la pelle bianca, chiara quanto la mia, senza inchiostro. Lascio le mie mani sul suo viso e lui mi bacia, con lentezza, mentre reclina il sedile e ricadiamo nello stesso errore, nello stesso bacio. Stringe le mie gambe con forza, mi prende l'anima, ci fa quel che vuole. Affonda le dita nel bianco latte del mio corpo e io affondo le mie mani nei suoi capelli, ancor prima dei suoi occhi. Mi gira la testa ma non riesco a fermarmi, questa giostra non permette eccezioni, nemmeno per me.
E allora cerco il mio respiro, lo cerco nei suoi occhi, poggio la mia fronte contro la sua, respiriamo la stessa aria.
Ma le mie mani inciampano, le sue scorrono sotto il mio vestito. Alzo il bacino d'istinto e il mio corpo si adagia sopra il suo. L'abito che indosso si arrotola sui fianchi, preme nella pelle.
Ma non sento niente, sento solo il suo corpo, sotto di me, soffrire della mia stessa agonia. E lo capisco da come mi tocca, da come accarezza la mia pelle, ora scoperta per metà. Non è abbastanza.
Ha l'ansia nelle mani, nel sangue. E tremo, quando mi spinge contro il suo corpo, per sentire, per sentirmi, per capire se il piacere che sente è lo stesso mio.
E io non parlo, eppure rispondo. Con i gesti, con gli occhi.
Mi sporgo verso la sua bocca e Maxwell mi attende, ma non si sporge, non mi viene incontro. Muovo i fianchi contro i suoi e lui mi stringe assecondando i miei movimenti, le onde dei miei fianchi, la sensazione di sentirlo dentro di me.

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