Capitolo 91 - "Flower"

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In questa piazzetta di cazzate ne abbiamo fatte tante

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In questa piazzetta di cazzate ne abbiamo fatte tante. Chi di meno, chi di più. Ognuno con la propria storia e i propri difetti, ma con una voglia di spaccare il mondo grande così. Ci radunavamo spesso qui dietro per organizzarci con le partite di calcio. Facevamo a modo nostro, e spesso la vittoria era sempre la mia. C'è chi barava sabotando la partita, ma poi alla fine erano solo grandi risate. Stamattina è un po' come tornare indietro nel tempo. Qualcuno si è già fatto avanti dicendo di avere la vittoria in tasca prima ancora di iniziare. E allora che fai? Ci ridi su. Vediamo se è davvero così.. Ci siamo divisi in squadre, anche se in pochi. Spillo è con me mentre Jason è con Arthur. E Jason mi conosce, sa che quando c'è di mezzo un pallone io vado dritto per la mia strada.  Lancio il pallone in aria per dare inizio alla partita, e quando tocca nuovamente il campo, è subito guerra. Jason corre forte, mischia tutte le carte. Vuole confondere i suoi avversari a modo suo. Ma io lo so - io li conosco bene i trucchi suoi - quelli della gente in generale. Ne ho viste tante giocando, ormai non mi sorprendo più. Uno sguardo tra me e lui, un sorriso complice, ma anche beffardo. Stavolta ti frego.. Riesco a rubargli il pallone da sotto agli occhi con poche mosse, basta la velocità. L'imprecazione di Jason arriva forte e chiara, limpidissima. Io, durante la mia corsa, inizio a ridere. Perché è sempre così che va a finire, tra noi due. Lo so fregare bene e lui lo sa.. Arthur tenta l'attacco ma io tiro il mio lancio contro la porta. È goal e abbiamo appena iniziato. Arthur dice che giocare con me è ormai come avere la sconfitta in tasca. Spillo si butta nel gioco, o almeno ci prova. Gli sfilano più volte la palla ma cerca di non mollare, vuole portare la vittoria a casa. Ma una distrazione può costare cara. E a Spillo succede esattamente questo.. Per colpa di una distrazione si fa rubare la palla da sotto agli occhi e Jason riesce a fare il suo primo tiro. Il suo primo goal.

Quando ero bambino c'era una cosa in cui speravo, ed era quella di vedere mio padre seduto sugli spalti a fare il tifo per me. Non ho mai avuto questa fortuna perché mio padre della mia vita non ne ha mai voluto sapere. C'era il suo lavoro. La sua azienda. I suoi progetti su carta. Un architetto del suo calibro come poteva guardare la partita di suo figlio? Non sarebbe stato possibile perché la sua carriera veniva prima di tutto. Anche prima della sua famiglia. Quando è stata l'ultima volta che abbiamo passato una giornata insieme? Non lo ricordo nemmeno più.. Io avrei dato tutto per avere un solo momento con lui. Avrei barattato con il tempo stesso per fermare tutto. Per avvicinarci, e farci sentire meno soli di così. Adesso mamma tenta di aggiustare quello che in questi anni non è stato possibile salvare. Il bene va coltivato, va curato durante il tempo. Se questo non è accaduto vuol dire che alla fine non ero poi così importante. Mi sono convinto di questo vedendo gli anni passare. Non ho mai visto mio padre  cambiare idea. È sempre stato delle sue convinzioni e questa è stata la sua più grande rovina. Ad oggi, se dovessi parlar di me, direi che una parte di me sanguina ancora. Anche se adesso c'è lei a curare tutte le ferite mie.. Stavolta sono io a distrarmi, a perdere la concentrazione perché la testa è andata altrove. E succede ogni volta che la penso. Questa distrazione mi costa caro come immaginavo perché a fare il secondo goal è proprio Arthur. Ma non mi do per vinto - perché io alla vittoria non ci rinuncio. Il viso di Fallie è nella mia testa come lo sono anche i suoi modi - le sue fantasie. E questo tiro è la mia dedica per lei. Glielo devo - come le devo tante altre cose - ma oggi partiamo da qui. Dal mio tiro in porta. Dal mio goal.  E andiamo avanti così, tra lanci e risate, tra sconfitte e vittorie, fino ad arrivare ad un pareggio finale. Spillo si sdraia sul prato puntando il dito contro il cielo. Io, a questo cielo, troppe cose avrei da dire. Arthur mi dà una pacca sulla spalla prima di andare verso gli spogliatoi del campo. Jason va con lui, contento del pareggio, e io li raggiungo pochi attimi dopo. Dopo essere andato via da casa di Fallie ho fatto un salto a casa per mettere il cambio dentro un borsone. Me lo sono portato dietro e l'ho lasciato su una della panchine degli spogliatoi. Quando raggiungo i miei amici mi rendo conto che sono già sotto la doccia a parlare della partita e del  lavoro che ci aspetta in questi giorni. Spillo fa il suo ingresso nello spogliatoio ascoltando la conversazione che si è creata tra Jason e Arthur, maledicendo il giorno in cui ha deciso di lavorare in un Bar. Lui ha altri sogni per la testa. Lui punta in alto. Io e Spillo siamo gli ultimi a buttarci sotto le nostre rispettive docce. Parliamo attraverso i muri, e non ho bisogno di guardare in faccia Spillo per capire che il suo umore di oggi è così altalenante per colpa di una donna. Ma lui non ama parlare delle sue cose e io non voglio obbligarlo a farlo. Le donne hanno il loro potere. Sono delle amabili stronze, o forse sono solo troppo abili..  Spalmo il bagnoschiuma su tutto il corpo, pensando a questa notte, al mio tocco su di lei, alle sue mani su di me.. Non mi sono risparmiato neanche questa volta. Ho pensato e desiderato il suo corpo per giorni, senza dirglielo mai. Forse sono più bravo con i gesti, che con le parole.. E non glielo dico spesso, no che non lo faccio, ma ogni volta che mi sciolgo sotto il suo tocco è come ammettere a me stesso e a lei, che il nostro è un piacere comune, e quello che sento con lei non è paragonabile a nessuna donna che ho avuto. E forse lei lo ha capito, o compreso prima di me.. Io mi sento morire troppo spesso tra le sue labbra. E a volte le ricordo chi ha il comando, anche se a fatti siamo dominanti  entrambi. E a me questa cosa piace un sacco, perché quando prende lei il comando io sono completamente nelle sue mani. La lascio fare, e immaginare tutto quello che vorrebbe..

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