Capitolo 26 - "Voltage"

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Le persone che corrono davanti ai miei occhi mi ricordano che questo, non è il posto dove dovrei stare

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Le persone che corrono davanti ai miei occhi mi ricordano che questo, non è il posto dove dovrei stare. Amber è seduta di fronte a me, tiene le gambe accavallate e con le mani tira le calze che indossa. Non ha aperto più bocca, da quando siamo entrati in ospedale.
La rissa che è avvenuta nel locale ha sconvolto tutti, compreso me. Mi sono ritrovato dal dover combattere contro i miei pensieri, a rischiare la vita per il mio amico.
Non so quale sia la verità di Jason, riguardo tutto questo. So però che con lui nulla è casuale. Quello che è accaduto lo aveva forse previsto, o forse lo immaginava, ma non così.

Quando sono salito sull'auto dell'ambulanza, insieme ad Amber, mi sono chiesto più volte se le cose sarebbero andate diversamente, se non avessi perso Jason di vista. Ovviamente pensarci adesso, mi ripeto, non ha senso. Le cose sono andate così e nessuno di noi ha potuto evitarlo.
Chiamare  Estelle però, in una situazione simile, è stato più difficile di quanto pensassi. Ho cercato di spiegarle il motivo della mia chiamata nella maniera più calma, e chiara possibile. Ma è stata dura. Perché Estelle, sentendo nominare il nome di Jason, ha cambiato improvvisamente tono di voce. Farfugliava parole confuse, disconnesse tra loro.
Le ho detto allora di raggiungerci all'ospedale il prima possibile. Non ho ricevuto risposta, ha solo mormorato qualcosa per poi riagganciare il telefono.

La vita di Estelle è una spirale che ruota intorno alla mia vita, a quella di Jason. Tutti i momenti che abbiamo vissuto li abbiamo sempre condivisi insieme. Ha sempre considerato le braccia di Jason la sua casa e la mia indifferenza la sua quotidianità.
Ad averla dentro casa, ormai, ci eravamo abituati. Facevamo parte delle sue giornate come lei faceva parte delle nostre.
Ma dopo Rue, ha preso le distanze. Completamente.

Anche se il suo odio nei miei confronti è facilmente diluibile, so che non mi perdonerà, almeno per il momento. E lo devo accettare.

Distendo le gambe cercando di rilassare i muscoli, ma la sedia di plastica dove sono seduto non mi aiuta a migliorare la situazione.

"Vado a prendere una boccata d'aria. Vieni con me?" Mi chiede Amber, sistemando l'abito che indossa e cercando di coprire i buchi delle calze.

Controllo l'orologio attaccato alla parete, è l'una mezza e qui non cambia niente. Gli infermieri presenti nella sala non ci rivolgono le giuste attenzioni e me ne rendo conto. Sono impegnati a parlare tra loro, mentre qui le ore passano e l'attesa diventa sempre più difficile da sostenere.

"Preferisco stare qui.. Per ora." Rispondo con voce bassa. Amber mastica la gomma e lo capisco dal rumore che provoca con i denti e la bocca.

"Sei sicuro?" Mi chiede. "Aspettare notizie fermo su questa odiosa sedia di plastica, non so se ti aiuterà."

"Lo so, ma è meglio così." Dico velocemente. Nonostante la mia schiena indolenzita, cerco di tenermi il dolore. Amber non è convinta delle mie parole, e il fatto che sia ancora ferma qui ne è la conferma.

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