Capitolo 2 - "Doubt"

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"Non sarai stato un po' troppo scortese?" La risata di Jason riempie la macchina, e la sua domanda, anche se piena di ironia, è sporcata da un briciolo di verità

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"Non sarai stato un po' troppo scortese?" La risata di Jason riempie la macchina, e la sua domanda, anche se piena di ironia, è sporcata da un briciolo di verità. Clicco le varie stazioni della radio, stanco ed annoiato, alzando poi il volume per sovrastare la voce del mio amico. Vedo il suo sguardo spostarsi continuamente dalla strada, a me, e così via. Ma io rimango impassibile ai suoi sguardi, sprofondando completamente nel sedile.

"L'educazione e la gentilezza, non sai nemmeno cosa siano." Commenta Estelle dai sedili posteriori, muovendosi freneticamente e sospirando più volte. La guardo dallo specchietto retrovisore, ma lei, a quanto pare, non se ne accorge. Cambia continuamente posizione, tenendosi sempre una mano sullo stomaco, e l'altra dietro la nuca.

"Parli solo quando ti pare?" Dico, e stavolta incrocio il suo sguardo. Allunga la mano appena stretta in un pugno verso di me, colpendomi, innervosita, sulla spalla, intenta a farmi male. Non accenno nessun tipo di lamento, ed Estelle si innervosisce, ancora di più.

"Non ho voglia di discutere." Subito chiarisce, sistemandosi l'abito. "Semplicemente, saresti potuto essere più gentile con lei."

"Tutti questi problemi per nulla." Prendo i CD che Jason tiene in macchina, sfogliandone uno ad uno.

"È inutile anche parlarne." Si arrende. Cerca di allungarsi il vestito, senza rendersi conto che, corto è, e corto rimane.

"Quanto manca?" Chiede poi Estelle a Jason, sporgendosi leggermente in avanti. Continuo a sfogliare la varietà di CD che tengo in mano, sperando di trovare un genere di musica almeno orecchiabile e decente.

Estelle clicca il tasto per cambiare nuovamente stazione, lasciando una canzone a caso.

"Dobbiamo sentire questa merda?" Chiedo chiaramente, mentre sento il nervoso strapparmi lentamente la calma. Le vene mi si riempiono di rabbia, di fastidio. Un fastidio che Estelle, con i suoi atteggiamenti e modi di fare, riesce a tirare fuori dal mio corpo.

"Beh, meglio della tua, quello è sicuro." Fa aderire nuovamente la schiena al sedile, emettendo una leggera risata. E, sentendo tale suono, penso sia addirittura peggio della musica lagnosa che ascolta.

"Non cambierete mai." Jason scuote la testa, divertito dalla situazione e dai nostri battibecchi. È sempre così, alla fine. Non si è mai d'accordo su niente, a meno che non si tratta di serate particolari, dove i pensieri tendono a diventare trasparenti e a sparire.

Jason parcheggia la macchina, e non appena la spegne, Estelle apre lo sportello per uscire. Sento il rumore dei suoi tacchi picchiettare sulla strada, le sue mille lamentele per la lieve aria fresca che si è alzata questa sera, i suoi "Sbrigatevi a scendere." supplichevoli e, talvolta, incorniciati dalla rabbia.

Scendo dalla macchina, con calma, chiudendo lo sportello con lentezza. Si mette a braccia incrociate, strofinandosi continuamente il naso.

"Voi non sentite freddo?" Muove le gambe, guardandoci seria.

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