Q u a t t r o

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Dopo l'incontro al lago nero, Draco vedeva nella sua mente solamente il suo riflesso nei suoi occhi. Aveva sempre saputo di essere un bel ragazzo e si era sempre vantato del suo fascino, ma specchiandosi in essi si era sentito ancora più bello e in pace.

Eppure continuava a domandarsi e ad odiarsi per aver apprezzato una mezzosangue.

Si sentì un completo idiota per essere stato con lei per quei pochi minuti e soprattutto, per essersi voltato più volte mentre se ne stava andando. Mano a mano che vedeva la figura della ragazza sempre più piccola, cresceva la curiosità di vedere tutti i suoi quadri.

Ma cosa gli importava dei dipinti di quella mocciosa?

Non si trattava di lei, bensì del suo talento. In quel momento non aveva più importanza che fosse mezzosangue.

Lo aveva colpito.
Sia la tela, che Josephine. Parlarle normalmente non era stato spiacevole come immaginava, non aveva provato il solito fastidio che sentiva anche solo sapendo che fosse nelle vicinanze.

Josephine era rimasta a finire di dipingere fino all'ora della colazione, ma senza successo.

Il fatto che una persona così insopportabile avesse placato la sua cattiveria e avesse ammirato la sua creazione l'aveva lasciata esterrefatta e non era riuscita a terminare il dipinto.

Perciò aveva raccolto tutte le sue cose ed era tornata al castello, realizzando di non essere mai stata chiamata "mezzosangue" con la repulsione nel tono della voce dallo stesso ragazzo che l'aveva sempre chiamata così ogni volta che ne aveva l'opportunità.

Perché in effetti, Draco lì per lì se ne era completamente dimenticato. Non c'era una mezzosangue davanti a lui, c'era una semplice ragazza che stava dipingendo.

Come se avesse sentito per la prima volta dell'empatia verso qualcuno, Draco poté percepire la spensieratezza nei suoi occhi e il suo unico pensiero era quello di essere come lei.

Fondamentalmente, non era mai stato veramente felice e se lei aveva raggiunto quel gradino semplicemente stendendo del colore, chissà in quanti altri modi poteva farlo. Provò invidia nei suoi confronti.

Durante la stessa mattina, entrambi avrebbero avuto la lezioni di cura delle creature magiche e quell'anno il loro insegnante era Rubeus Hagrid, il custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts.

Josephine era molto legata a lui, avevano stretto amicizia. Lo andava a trovare ogni tanto nella sua casetta vicino al castello o da sola o in compagnia di Harry, Hermione e Ronald.

La maggior parte delle volte preferiva andare per conto suo, in questo modo finivano sempre a ridere, cantare e ballare. Avevano creato questo rapporto speciale il primo giorno di scuola del primo anno perché la incantava la sua statura. Era un grande uomo, letteralmente, era un gigante.

Era solito anche che Josephine si mettesse a ritrarre il suo orto o lo spaventapasseri con i corvi appollaiati su di esso, mentre Hagrid sedeva sui gradini dell'entrata di casa sua per parlare del più e del meno.

Adorava sentire le storie che raccontava, soprattutto gli aneddoti su suo padre che era molto più piccolo di lui. Erano in sintonia, si trovavano bene insieme e sapevano sempre come divertirsi.

"Hagrid, finalmente!" Josephine corse e saltò allegramente per aggrapparsi al suo collo, non appena lo vide.

"Jo, non vedevo l'ora di rivedere la tua buffa faccia." Hagrid ricambiò l'abbraccio, prima di piegarsi lentamente indietro. Le scompigliò i capelli.

"Perfetto, adesso sembrerò un porcospino." Gemette pettinandosi i capelli con le dita nel tentativo di rimediare il pasticcio.

"Meglio così, in questo modo i capelli più belli rimarranno i miei." Scherzò il grande uomo massaggiandosi le ciocche lunghe e arruffate.

Primrose || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora