Capitolo 79 - Continui a prendere decisioni sbagliate

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Ho desiderato essere spensierata così tante volte da aver perso il conto. Pensavo di non essere più in grado di trovare un attimo di pace per il mio cervello, ma devo decisamente ricredermi, mi sento completamente rilassata in questo momento.

Sono ancora mezza addormentata, ma nonostante ciò riesco pienamente a rendermi conto della presenza di Caiden al mio fianco. Siamo entrambi stessi sul materasso, non so come ci siano finiti, mi rendo conto di essermi addormentata. Lui mi ha trascinata con sé e mi ha fatto stendere. Mi ha avvolto tra le sue braccia e mi tuttora tiene stretta, massaggiandomi più volte la testa con la sua mano.

In questo momento non ho né la forza né l'intenzione di staccarmi da lui, decido di essere egoista per una volta e di godermi le sensazioni che mi provoca. Sentire il suo caldo respiro mi tranquillizza automaticamente e continuo a tenere gli occhi chiusi per paura di rovinare il momento. Ad un certo punto lo sento spostarsi leggermente, per poi sentire un bacio sulla fronte. Il mio intero corpo viene smosso da brividi, ma continuo a fingere di dormire.

«Desidero averti sempre così, tra le mie braccia», lo sento sussurrare. Lo desidero anch'io, vorrei rispondergli, ma per fermarmi mi mordo la lingua.

«Ma non ne sono degno» prosegue ed io mi concentro per evitare che mi sfugga qualche lacrima. Di certo lui non aiuta con il modo con cui mi sfiora il viso e i capelli. Non so quanto ancora potrò reggere tutto questo, ma per fortuna vengo salvata da un rumore improvviso.

Dallo spavento mi agito veramente e lui stesso emette un sussulto. A quel punto capisco che non è più il momento di dormire, ma quello di svegliarmi. Come se lo avessi appena fatto, apro gli occhi e mi guardo intorno spaesata. Vedo che è ancora buio, non deve essere passato molto dall'ultima volta che abbiamo parlato. Incrocio il suo sguardo, in questo momento confuso, e anch'io come lui.

«Cos'era?» domando, però nemmeno lui ha la risposta a questo. Si stacca da me e si alza. Sembra aver intuito qualcosa e lo vedo andare verso la porta. Subito mi alzo anch'io e lo seguo. Lo osservo mentre si posiziona davanti ed io rimango a bocca aperta quando vedo la porta essere socchiusa.

«Assurdo» commenta incredulo e allunga la mano per aprirla. A quel punto inizio a realizzare più lucidamente: siamo liberi. Per quanto assurdo possa essere, lo siamo davvero. Senza pensarci due volte usiamo in tutta fretta, come se ci stessero seguendo.

«Ce l'hanno con noi» afferma Caiden. Mi fermo un attimo anch'io a pensarci e mi chiedo davvero chi possa essere stato e soprattutto se si tratta della stessa persona che ci ha liberato. La scuola è completamente deserta, fatico a credere si tratti di un docente o bidello. Chiunque lo abbia fatto, deve avere i suoi motivi e sa bene come muoversi.

«Chi può aver fatto una cosa del genere?».

«Qualcuno che ci odia, anzi probabilmente odia soltanto me» risponde recuperando il telefono dalla sua tasca e controllando l'ora. Sbircio e, oltre a notare che sono le due passate, vedo le tante chiamate perse e i molti messaggi senza risposta. Lui nel vederli sospira e sembra agitarsi. Mi chiedo se abbiano a che fare con l'incontro che avrebbe dovuto avere questa sera.

Lo seguo fino al parcheggio ed eseguo quando mi dice di salire in macchina. In poco tempo mette in moto ed esce in tutta fretta dal parcheggio. Stando attento alla strada, digita un numero al suo telefono e successivamente se lo porta all'orecchio.

«Blake, ascoltami» inizia, ma probabilmente viene interrotto dalla voce dell'amico. Non distinguo le parole, ma sento benissimo il suo tono arrabbiato.

«Mi hanno rinchiuso in palestra» tenta di spiegare. «Per davvero. Non so chi sia stato, me ne occuperò dopo, adesso devo risolvere l'altro problema» prosegue. Dai muscoli tesi capisco che non gli faccia per niente piacere ciò di cui stanno parlando. «Sì, andrò adesso, non posso rimandare, peggiorerei soltanto la situazione. E no, non venite, non voglio vedere nessuno di voi, devo sbrigarmela io. Ti farò sapere» conclude e poggia il cellulare sul cruscotto. Si volta per un attimo verso di me, poi ritorna verso la strada.

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