Capitolo 97 - Sentirsi bene

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I giorni letteralmente passarono in fretta come se niente fosse. Mancava sempre meno alla fine dell'anno scolastico, tutti erano sempre più emozionati all'arrivo dell'estate.

Tutti sembrano andare avanti, tranne noi. Noi che rimaniamo bloccati. 

Passano settimane, ma continuiamo a rimanere fermi allo stesso maledetto giorno. Ognuno perso nel proprio senso di colpa, a domandarsi se sarebbe potuta andare diversamente. Sembriamo non riuscire ad avere altri pensieri che non riguardino lui. Ci pensiamo e ripensiamo, ma tra di noi nessuno ha più il coraggio di parlarne o anche solo fare il suo nome. 

Sappiamo benissimo che ormai nessuno ha il potere di cambiare nulla. Dobbiamo andare avanti, non solo per noi stessi, ma quantomeno per lui, glielo dobbiamo, non possiamo lasciare che il suo sacrificio risulti vano. Sono così grata che quel giorno alla fine non mi sia successo nulla, ma il senso di colpa mi logora dentro, più cerco di non darci peso, più mi distrugge. Non avrei di certo voluto che finisse in questo terribile modo, non doveva finirci di mezzo lui.

Non è difficile solo per me, anche gli altri soffrono a modo loro. Inutile dire che tutto quanto sembra impossibile da affrontare. A scuola parliamo a stento e a lezione ci perdiamo, tanto da venire rimproverati. Ogni singolo angolo della scuola mi ricorda lui, per non parlare del nostro tavolo a mensa. A volte ancora ci sono momenti di silenzio quando per sbaglio un nostro discorso ci porta alla mente lui.

Anche con Caiden il rapporto è teso, non perché ci sia qualcosa tra di noi che non va, ma semplicemente il dolore che sentiamo entrambi ci sta facendo allontanare. Preferisce soffrire da solo e in silenzio. E forse non solo lui.

Un giorno a scuola mi alzai dal nostro tavolo a mensa, non riuscivo a rimanere un minuto di più senza scoppiare. Sono passata per i corridoi e speravo di trovare una classe vuota in cui nascondermi. Nel tragitto, però, becco una persona, la stessa che non vedevo da giorni.

«Laila», mi saluta Aaron, io ricambio con un cenno del capo. Il mio umore non è dei migliori.

«Come stai?», mi chiede. Ogni volta che lo incrocio, mi ferma per chiedermelo ed io do sempre la stessa risposta.

«Bene» dico, ma lui non ci crede giustamente. Ormai i nostri discorsi si sono limitati a questo. Dopo quel terribile giorno c'è stato modo di chiarire. Mi ha raccontato tutto, così come ha raccontato anche alla polizia. Raccontò del perché fosse coinvolto, perché fosse arrivato a tanto da sparare a Scott, se fio a poco prima pareva collaborarci.

Le sue ragioni erano buone. Mi raccontò di come davvero gli piacessi, ma di come non fosse così rancoroso da cedere alla cattive intenzioni di Scott. Lo avevano allarmato, però, aveva capito che quel ragazzo fosse pazzo e poteva veramente creare qualcosa di assurdo. All'inizio rifiutò, sperando si allontanasse da lui, ma ci pensava e si chiedeva quali fossero le sue intenzioni. Un giorno andò da lui e gli fece credere fosse d'accordo con qualunque cosa fosse il suo piano e da lì gli diede retta. Mi disse che stava progettando così tante cose che neanche lui sapeva poi quale avrebbe messo in atto. Era tutte ancora da valutare bene e non sarebbero accadute a breve. Sperava di avere il tempo di mettermi in guardia e darmi più informazioni possibili, ma tutto è stato improvviso.

Un giorno lo chiamò e gli disse di avermi già rapita, non poteva più evitare nulla, ma poteva ancora assecondarlo per avere il controllo della situazione. Voleva aiutarmi e farmi scappare, come quando quel giorno mi inseguì per farlo, ma ero troppo spaventata e intenta a sfuggire per essere riuscita a capirlo.

Dopo aver ascoltato tutto, gli ho creduto, ho guardato i suoi occhi e ho davvero capito che in tutto questo aveva un ruolo pulito, ma non me la sono sentita più di mantenere lo stesso rapporto di prima, non perché non voglia, ma perché qualcosa me lo impedisce. Mi allontanerà sapere che gli piaccio o forse solamente quel giorno stesso, ma ormai siamo passati ad essere solo due conoscenti. Col tempo ho capito che sta bene ad entrambi, non che prima avessimo chissà quale grande rapporto, ma entrambi avevamo bisogno di distacco. Io per ragionare, lui per farsi passare la sua infatuazione.

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