Capitolo 80 - Minaccia

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Mi ritrovo presto circondata da alcune persone che non conosco, che mi guardano come se fossi una minaccia. Faccio qualche passo indietro e allungo il collo per cercare aiuto, ma poco dopo vengo salvata da una voce.

«Lasciatela stare» ordina, e questi ragazzi si allontanano subito. Ritorno a respirare per qualche secondo, riesco a vedere ora qualche secondo i ragazzi raggruppati da una parte, poi però riporto lo sguardo su Caiden, steso per terra, e di nuovo mi agito. È ridotto come se fosse stato pestato ripetutamente, ma fortunatamente non vedo nessuna ferita causata da una pistola. Ha uno sguardo dolorante, ma accorgendosi della mia presenza, diventa allo stesso tempo furioso.

«Che cazzo ci fai qui?» sputa verso la mia direzione.

«Calmo, Wright, perché la tratti così? È ovvio che è venuta per te» interviene un ragazzo, entrando nella mia visuale. È allora che lo guardo bene per la prima volta. Alto, moro, non troppo grosso. Potrebbe sembrare un modello, se non fosse per questa sua espressione inquietante. «È un piacere conoscerti, Laila, io sono Matt Ward» continua come se due semplice persone si stessero presentando.

È sentendo il suo nome che lo collego subito al Ward di cui mi ha parlato Caiden poche ore fa. Ricordo che si tratta persino del fratello di Scott, la somiglianza è impressionante e solo a pensarci mi vengono i brividi. Mi porge la mano e si aspetta che la stringa, ma io rimango ferma e immobile a distanza, senza aggiungere una parola.

«Mh, devi essere timida, si addice ad una persona come te». Detto questo si allontana di qualche passo e si avvicina a Caiden che nel frattempo si è alzato a fatica. «Mi sembra di avertelo già detto, ma mi stupisce la tua scelta in lei, mi chiedo cosa tu possa averci trovato».

«Lasciala stare» ribatte irritato e tenta di andargli addosso, ma viene rigettato a terra da un ragazzo poco distante. Presa dalla sprovvista e dallo spavento, sussulto sul posto.

«Calmati, guerriero, non ti conviene ribellarti così», lo avverte Ward. Rimango a guardare la scena sentendomi impaurita. Quando sento dei passi vicino a me, mi agito, ma appena mi rendo conto che sono i ragazzi che mi hanno accerchiato, mi tranquillizzo di più.

«Continua quello che devi fare e lasciala in pace» aggiunge Caiden con voce trascinata.

«Sentito, ragazzi? Continuate» afferma verso i due ragazzi al suo fianco. Loro in breve tempo accerchiano Caiden e sferrano dei colpi decisi. Uno forte sul viso, che lo porta a girare il volto, e quello successivo che lo fa barcollare. Neanche il tempo di recuperare l'equilibrio, che altri colpi e calci arrivano subito dopo e rispedisco Caiden a terra. Mi ritrovo ad urlare guardando quella brutalità.

«Fermi!» urlo più forte sperando mi diano ascolto. «Vi prego basta, fermatevi». Ma loro non mi ascoltano, continuano. Ward si gode la scena con un sorrisetto, gioendo anche del fatto che sono qui ad assistervi. Cerco più volte di sferrarmi in avanti, come ad intervenire, ma sento Andrew e Cameron che mi tengono ferma e mi impediscono di avanzare. Blake mi ripete di calmarmi e di stare ferma, ma non riesco.

Non riesco a stare ferma, vedendo con i miei occhi Caiden venire torturato così. Non capisco il motivo per la quale lo stiano facendo, ma più di tutto mi chiedo perché lui non stia reagendo. Continua ad incassare i colpi, preso uno, si prepara a ricevere l'altro, mi chiedo perché non stia ricambiando. L'ho già visto lottare a quell'incontro, so che può farlo benissimo. Anche se sfinito, quella volta si è ripreso e ha steso l'avversario, non ho mai visto nessuno sembrare così potente. Eppure mentre questi lo riportano continuamente a terra, lui non interviene.

«Perché non ricambi?» penso a voce alta. «Reagisci!» urlo a lui invece. Lui mi guarda per un secondo, vedo il suo viso tumefatto e tutta la sofferenza, poi viene fatto crollare per terra, col volto in giù. Anche da lì continua a guardarmi impotente e anch'io mi sento allo stesso modo. Cerco di tirarmi in avanti, ma vengo bloccata. Delle lacrime mi scendono lungo il viso, con la consapevolezza di non poter far nulla per lui. Sono costretta a guardarlo, urlando, mentre lui viene schiacciato a terra col peso del ragazzo. Gli sollevano la testa prendendolo dai capelli e più volte la fanno scontare col pavimento. Ormai neanche riesco a percepire più le mie urla spezzate dal pianto.

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