Capitolo 81 - Persona degna di te

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Sono ferma davanti alla finestra a guardare la pioggia da non so ormai nemmeno quanto tempo. Vedere tutta quell'acqua che cade a catinelle e sentire il rumore che provoca, in qualche modo mi trasmette un senso di calma, o quantomeno mi distrae dall'angoscia perenne.

«Babbo Natale è già passato, dovrai aspettare ancora molto per poterlo vedere». La sua voce impastata si sente in tutta la stanza e capisco che ha finalmente deciso di svegliarsi. Guardo un'ultima volta la strada fuori e poi mi giro lentamente verso di lui.

«Ti sei svegliato» constato stupidamente. Lui si alza con le braccia e si mette a sedere sul letto. Nel farlo sussulta, immagino sia a causa delle botte che ha preso. Ripensando a queste, di nuovo la mia mente viaggia e il mio rancore ritorna più forte di prima.

«Parla», mi dice. Io lo guardo inarcando un sopracciglio, non capendo. «La vedo la tua espressione, so che hai qualcosa da dire a riguardo» spiega indicandosi. «Perciò fallo».

«Ti sbagli, non ho nulla di dire», invece rispondo, non gli darò troppe soddisfazioni.

«Mi sarei aspetto una bella sgridata da te» ammette accennando un leggero sorriso. È quest'ultimo a farmi saltare i nervi.

«Ed è proprio quella che meriteresti» sbotto. «Non mi hai ascoltato, ti ho pregato di non andare e non mi hai dato conto. Mi hai scaricato a casa mia come un rifiuto e sei andato a farti massacrare. E lo sapevi, sapevi benissimo che sarebbe successa una cosa del genere, ma ti sei presentato lo stesso» quasi gli urlo contro. Lui in risposta ride, non si degna nemmeno di ribattere. «Cosa ci trovi di così divertente?» domando irritata avvicinandomi di colpo al letto e allineando di fronte al suo viso.

«Mi piace quando diventi combattiva» dice solo con un sorriso.

«Non immagini quando vorrei esserlo ancora il triplo di quanto lo sono adesso» aggiungo socchiudendo gli occhi, minacciosa. «Perché sembra tu la stia prendendo poco seriamente? Non è grave tutto ciò?».

«Io sono abituato, ce ne vuole per ammazzarmi» confessa malinconico. «Non è la prima volta che prendo botte da loro, anche se non le prendevo da un po'. Così come le prendo, devo darle, non è una novità per me».

«Allora perché non lottavi anche tu? Perché non tentavi neanche di proteggerti?».

«Non potevo, se reagivo era finita», mi spiega. «Sei tu quella che non doveva assistere. Spiegami il perché devi seguirmi ovunque ci sia del pericolo».

«Sono masochista, va bene? Non ce la faccio a stare ferma, sapendoti in pericolo».

«Pensi mai al fatto che in questo modo potresti mettere te stessa in pericolo?» scatta lui invece questa volta. «Persino dopo che ti ho spiegato di quanto sia pericoloso Ward, tu mi segui dritta nella sua tana».

«L'ho fatto perché non ragioni, non ti volevi fermare. Continui a prendere decisioni stupide e affrettate, senza pensare alle conseguenze».

«Sentiamo, quali decisioni sbagliate prendo?».

«Vuoi saperne una? Il fatto che tu prenda decisioni anche per gli altri».

«Quando e con chi lo avrei fatto?».

«Con me!», gli urlo in faccia. «Non mi hai spiegato nulla, un giorno hai preso e ti sei allontano con lo stupido pensiero di volermi proteggere».

«È così terribile l'idea che abbia voluto farlo per te?».

«Sì», rispondo subito. «Sì, perché dovrei essere io stessa a decidere per me e cercare di proteggermi, non tu. In poco tempo mi hai distrutto, mi hai fatto credere che per te sono stata solo un gioco. Sono stata male per te per settimane, detestava solo l'idea di vedere te trattarmi con indifferenza, come se niente di quello che abbiamo vissuto insieme avesse avuto un senso. Più volte ho pensato che non mi sarei dovuta illudere dall'inizio, perché poi sapevo che sarebbe successo questo, che sarei rimasta delusa. Stavo così bene, sai? Credevo di avere tutto, che meglio non potevo stare, infondo non ho mai preteso molto in vita mia. Invece credevo di trovato la felicità».

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