Capitolo 62 - Pace

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La mattina successiva, mi sveglio più stanca del giorno prima, è come se non mi fossi riposata per niente. Ieri è stato un giorno fantastico, ma non posso negare che la lettera di mio padre mi abbia turbato.

Faccio uno sforzo e mi alzo dal letto per prepararmi. Una volta uscita dal bagno, mi dirigo in cucina dove vedo mia madre ed Henry già seduti a tavola per fare colazione. Guardando mio fratello, mi risorge il dubbio di ieri. Forse dovrei parlarne con mia madre e smetterla di tormentarmi con i miei stessi pensieri. Lo farò quando troverò l'occasione adatta. Mia madre appena mi vede fa un grande sorriso e mi fa cenno di raggiungerli.

«Buongiorno, tesoro», mi dice allegra, mentre mi porge un pancake.

«Buongiorno» rispondo mentre lo afferro.

«Vuoi un passaggio per scuola dopo?», mi domanda, mentre inizia e riporre i piatti sporchi nel lavello.

«No, mamma, tranquilla prendo il pullman» declino l'offerta, mentre mi alzo dalla sedia. «Anzi, vado prima di perderlo». Velocemente prendo lo zaino, lascio un bacio in testa ad Henry, che mi sorride, e mi avvicino a mia madre. Lascio un bacio anche a lei per salutarla e le sussurro un grazie. Entrambe sappiamo che mi riferisco alla lettera di ieri. Mi accenna un sorriso e, accogliendomi in un abbraccio confortante, mi saluta augurandomi buona giornata.
Senza perdere altro tempo mi fiondo fuori casa e raggiungo la fermata del pullman.

Una volta arrivata a scuola mi piombano addosso tutti gli altri problemi, o meglio, il mio unico problema: Caiden. Appena scendo alla fermata del pullman, la prima persona che vedo, anche se in lontananza, è lui. Senza darci troppo peso raggiungo i miei due migliori amici e ci dirigiamo in classe. Le prime due ore sono comuni per tutti noi, quindi non abbiamo neanche il bisogno di separarci. Parliamo e discutiamo anche della fantastica giornata di ieri, ma ad un certo punto veniamo interrotti dalla professoressa che entra in aula.

«Ragazzi, ho da farvi un annuncio», ci comunica dopo essersi schiarita la voce.

«È stata licenziata?» domanda ridacchiando un ragazzo in ultima fila. Qualcuno ride, altri si trattengono, ma per fortuna la professoressa non è una di quelle che la prendono troppo sul serio e che non sanno stare agli scherzi.

«No, mio caro Smith, per sua fortuna resterò qui ancora a lungo» ribatte accennando un sorriso. «Dicevo...quello che volevo dirvi non è niente di brutto o spiacevole, anzi. La prossima settimana ci sarà una gita». Non appena termina la frase, un coro di urli si solleva nell'aula. La felicità colpisce tutti perché, di quest'anno, questa è la prima gita e, a detta di Hayley e Noah, in questa scuola le gite vengono fatte poco frequentemente. Ancora tra urli e schiamazzi, una ragazza alza la mano e attende la parola.

«E dove andremo?» domandano giustamente. Tutti si zittiscono e si voltano verso l'insegnante.

«Andremo a New York». Altri urli più forti di prima mi costringono a tappare le orecchie, anche se penso di essermelo fatto sfuggire anch'io più di uno a causa dell'emozione. «È un idea della preside, credo che quest'anno voglia fare le cose in grande. Ci sarete tutti voi dell'ultimo anno, gli altri professori stanno avvisando gli altri ragazzi». Bene, ci sarà anche Caiden. Ed io che speravo di poter restare tranquilla. «Si tratta di tre giorni. Ovviamente non aspettatevi di fare baldoria, durante la giornata avremo molti impegni e luoghi da visitare» specifica. Non appena la professoressa finisce di fornirci tutte le informazioni, tutta la classe si mette a discuterne entusiasta.

«Non ci credo che andremo a New York» commenta Hayley. Ci immergiamo in una conversazione tra di noi e mi ritrovo a ridere sentendo tutte le cose assurde che i miei amici vogliono fare a New York.

Il resto della giornata a scuola passa in fretta e pare che la notizia della gita abbia alleggerito la giornata a molti studenti. All'uscita di scuola li vedo sorridere e parlare ancora della gita. Arrivato il momento, saluto i miei amici e mi inizio ad avviare alla fermata del pullman. Vado con calma perché tanto so che non arriverà prima di venti minuti. Sto attraversando il parcheggio in tutta tranquillità, quando mi blocco nel vedere una persona conosciuta.

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