Capitolo 92 - Momenti di solitudine

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Caiden

In questo preciso istante non so a che velocità io stia andando con la mia auto. Potrei guardare, ma non mi interessa se sto superando i limiti di velocità o se non abbia fatto passare qualche pedone, l'importante in questo momento è assolutamente raggiungere Ward il prima possibile.

Quando arrivo al capanno, nel quale mi auguro di trovarlo senza problemi, mi dirigo come una freccia verso la porta. Non bado ai suoi scagnozzi che mi guardano curiosi, vado diretto nel suo ufficio. Lo trovo comodamente seduto dietro quella sua maledetta scrivania. Appena entro, lui alza lo sguardo, scioccato di vedermi piombare senza preavviso.

«Cosa ci fai qui Wright?» domanda alzandosi. Non perdo tempo e mi avvento su di lui. Lo affetto dal collo della maglia e lo metto al muro.

«Dov'è lei?».

«Non capisco di cosa tu stia parlando» risponde vago e arrogante.

«Dimmi dove cazzo si trova la ragazza» sputo rabbioso.

«Oh, ma intendi la dolce Laila» dice sorridente. «Non saprei proprio, non la vedo da un po'».

«Non ho tempo da perdere dietro le tue cazzate», lo minaccio.

«Nemmeno io, quindi credimi quando ti dico che non lo so» risponde, ritornando inaspettatamente più serio.

«È sparita, se non sai tu dove si trova, chi dovrebbe saperlo?».

«Non lo so, questo forse devi dirmelo tu».

«Vuoi dirmi che non era una tua strategia per convincermi a seguirti fino a Las Vegas?».

«Pensi che solo io abbia a che fare con te? Piuttosto pensa a qualcuno a cui tu possa aver fatto un torto». A questa sua frase rimango destabilizzato.

«Non c'è nessun'altro» mormoro. Ero così convinto fosse lui, che non ho valutato altre opzioni. Sto ancora cercando di capire se credergli o meno.

«Sicuro? Hai picchiato molto gente che io sappia, hai steso persino mio fratello senza avere paura di eventuali ritorsioni».

«Tuo fratello è-», mi blocco. In quest'attimo collego e realizzo ciò che avrei dovuto realizzare prima. Stupidamente ho pensato al Ward sbagliato, quando, invece, si trattava dell'altro bastardo. Tante idee e non mi era passato neanche una volta in mente quel pezzo di merda, come se avessi completamente scordato l'esistenza di quell'essere. Adesso che ci penso, ha molto più senso, considerando quella specie di l'ossessione che ha sempre avuto per Laila.

«Cazzo, se avessi saputo che avresti reagito così, probabilmente avrei dovuto pensare di farlo prima io. Purtroppo, non ho avuto l'idea» commenta sorridendo.

«Zitto», lo interrompo e lo stacco dal muro. Lo sposto sempre dal colletto della maglia e lo scaravento sulla scrivania.

«Dov'è tuo fratello?» chiedo avvicinandomi al suo viso inchiodato sul ripiano.

«Cosa dovrei saperne?» risponde subito.

«Devi dirmi dove cazzo l'ha portata quel verme».

«Senti, non lo so, non ci consultiamo quando si tratta di queste cose, ad essere sincero non sono nemmeno certo ce l'abbia lui, non gli parlo da un po'» spiega e anche se non vorrei credergli, sembra maledettamente sincero. «E poi, anche se fosse, non tradirei mai mio fratello per una stupida ragazzina. Non capisco, è così speciale? Perché smettete di ragionare tutti quando si tratta di lei?». Anche dopo che finisce la frase, lo guardo in cagnesco, ma presto lo mollo e mi allontano. Cerco di ragionare, devo assolutamente capire dove Scott Ward possa averla portata.

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