Oggi è il giorno in cui mi dimettono dall'ospedale. Non è stato terribile passare la notte qui, ma è un'esperienza che vorrei non dover ripetere. Non ho capito bene il motivo per cui sono dovuta rimanere qui altro tempo, hanno detto per accertamenti e cose varie, ma non ne vedo il motivo. Sto bene, stanca, ma mi sono ripresa. Se non rimango chiusa in una stanza piccola e stretta, starò bene, quindi non capisco perché abbiano deciso di trattenermi ulteriormente. Però, in fondo, penso che sia stato un bene perché non sono dovuta andare a scuola. Sono certa che sarei rimasta lo stesso a casa, ma al momento ho proprio la scusa perfetta.
La mattina mi portano la colazione: una mela, uno yogurt e tre biscotti. Vorrei tanto mangiare uno di quei pancake che prepara mia madre e sono sicura che, data la situazione e la sua premura, me li preparerà presto. La conosco troppo bene. Stamattina quando è passata a controllarmi è stata un po' drammatica. Si preoccupa ancora, ma non è stato nulla di grave. Quando dopo una buona mezz'ora ha deciso di andarsene, mi ha lasciato un bacio sulla guancia ed é andata a finire il suo turno di lavoro.
Prima di oggi pomeriggio non posso andarmene e al momento sto cercando un modo per far passare il tempo. Questa mattina Hayley è passata un attimo da casa mia e ha restituito a mia madre il mio telefono, che me lo ha lasciato quando è passata da me. Per fortuna, direi, altrimenti mi sarei annoiata tutto il tempo. Ieri sera, non so come, sono finita a contare le piastrelle e ho analizzato ogni minimo dettaglio della stanza. Non avrei sopportato di farlo anche oggi, mi sono sentita una pazza.
Hayley mi manda messaggi quasi di continuo, mi racconta tutto quello che succede. Mi dice che Noah e Blake sono rimasti scombussolati e mi chiedono come sto. Ieri, loro sono stati gli unici a non aver saputo nulla. Lo hanno scoperto solo ieri sera, credo. Mi hanno pure chiamato e nella pausa pranzo e mi hanno detto di riprendermi presto. Mi fa piacere il fatto che si preoccupano per me, mi fa capire che al mio fianco ho le persone giuste.
Addirittura, Caiden mi manda qualche messaggio.
"Come stai?". Una semplice domanda, ma il mio cuore prende a martellare.
"Meglio" gli dico solo, anche se non è pienamente la verità. Sono ancora stanca e scossa per l'accaduto, ma non voglio pesare a nessuno.
"Non mi stai mentendo, vero?". Devo dire che mi conosce abbastanza.
"No" rispondo e dopo questo non ricevo più messaggi da parte sua.
Passa il tempo e arriva ora di pranzo, le infermiere mi portano il vassoio. Mi ritrovo a mangiare del riso bianco e degli spinaci. Ho sempre odiato gli spinaci, in realtà, odio quasi ogni tipo di verdure. Mangio il riso e lascio da parte gli spinaci, non ho nemmeno molta fame. Poco dopo sento il mio telefono squillare, lo afferro e leggo il nome del contatto che mi sta chiamando. Il cuore inizia subito ad accelerare, non avevo mai ricevuto una chiamata da parte sua. Devo rispondere? Certo, stupida.
Però sono agitata, potrei fingere di non aver sentito perché troppo impegnata con altro. Cos'altro potrei fare in una stanza d'ospedale, oltre a stare stesa sul letto per tutto il giorno e non fare nulla?
Dopo qualche secondo mi decido a rispondere e mi porto all'orecchio il telefono con mani tremanti.«Ciao, Caiden».
"Laila", mi dice con la sua voce profonda.
«Tutto bene?», Gli domando incerta. Non so cos'altro dirgli.
"Questo dovrei chiedertelo io".
«Me lo hai chiesto prima per messaggio, sto bene».
"Ho come la sensazione che non sia la verità" dice con un tono quasi rimproverante. Sospiro.
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Enough
Roman d'amour• STORIA COMPLETA • «E se non dovessi essere abbastanza?» dice guardandomi con un'espressione afflitta che mi spezza il cuore. Davanti a me non vedo il Caiden che tutti conoscono, vedo il bambino che in passato ha sofferto troppo. «Tu sei abbastanza...