Devo uscire. Subito.
Un senso di svenimento mi assale e respirare mi risulta sempre più difficile.
Mi giro di scatto e, a passo svelto, cerco di uscire fuori da questa casa. Mi spiace aver lasciato Hayley da sola, senza nemmeno una motivazione, ma non sarei riuscita a dargliela. Mentre provo a raggiungere l'uscita, mi scontro con qualche persona che mi urla i peggiori insulti addosso. Mi spiace e vorrei scusarmi con loro, ma adesso non tempo per pensarci. Continuo a vagare per la villa, fino quando non mi scontro di nuovo contro qualcuno che, a differenza degli altri, mi afferra per le braccia e mi tiene ferma. Mentre sono colpita da dei tremori, alzo lo sguardo, per capire di chi si tratta, e lo vedo.
Caiden, in tutta la sua bellezza. Dalla sua espressione, non sembra affatto preoccupato del fatto che io gli sia finita addosso, piuttosto, sembra esaminarmi quasi preoccupato. Anche lui, come sua sorella, ha capito che c'è qualcosa che non va. Penso stia per aprire bocca, per domandarmi qualcosa, ma un forte senso di nausea mi costringe ad interrompere quel contatto. Mi stacco velocemente da lui e, con gli occhi lucidi, cerco di raggiungere l'uscita. Sento più volte gridare il mio nome, forse da Caiden stesso, ma non mi fermo. Non capisco perché questa casa debba sembrare un dannato labirinto, è difficile trovare una via d'uscita.
Finalmente, trovo la direzione in cui andare e, pochi istanti dopo, mi ritrovo a scendere i gradini che portano all'esterno, ad una velocità mai testata prima. Una volta fuori, rapidamente, sento l'aria fredda riempirmi i polmoni, che mi permette di ritornare a respirare. Piano piano riesco a calmarmi e capisco di aver evitato il peggio. Mi guardo un po' intorno e, poco distante da me, noto una panchina. Debolmente, la raggiungo e mi ci siedo portandomi le ginocchia al petto. Sto ancora sudando freddo e ho ancora dei leggeri tremori. Credo persino di aver versato qualche lacrima, ma sento di star tornando a star meglio.
«Laila!» sento Hayley urlare dalla porta di casa. Mi giro di scatto verso di lei e la vedo scendere di corsa i gradini, venendo nella mia direzione. Dietro di lei, che prosegue a passo normale, c'è Caiden che pare averla seguita curioso nella mia ricerca.
«Mi dispiace... mi sono sentita male» sussurro debolmente, rivolgendomi a lei e guardandola negli occhi.
«Non dirlo neanche per scherzo, avrei dovuto capirlo prima che stavi male e allontanarti subito» dice piena di sensi di colpa, mentre si siede accanto a me. L'attiro in un abbraccio confortante per entrambe e la rassicuro. Dall'abbraccio riesco vedere Caiden a qualche metro da noi, che ci osserva in silenzio, tendendo le mani in tasca. Cosa ci fa qui fuori?
Non appena sciogliamo l'abbraccio, Hayley decide di volermi riportare a casa. Ed è qui che mi viene in mente Noah. Sicuramente sarà ancora dentro a divertirsi. Non voglio rovinargli la serata, in fondo non è passata molto tempo da quando siamo arrivati e poi è stato lui ad aver insistito tanto per venirci. Non voglio costringerlo ad abbandonare la festa prima del previsto solo per un mio malessere.
«No...io s-sto bene. Non ti preoccupare. È presto» butto lì frasi sconnesse, sperando riesca a capirmi.
«Laila» sospira «Credo che dovremmo avvertirlo, non puoi continuare a stare qui, se stai così», mi dice cercando di risultare il più delicata possibile.
«Ci teneva a questa festa, lo sai, è da giorni che ce ne parla. Non voglio rovinare nulla», le spiego sperando di convincerla. Quando Hayley apre la bocca per protestare, ecco che parla Caiden, che finora è stato zitto ad osservarci.
«La posso portare io» dice con la sua voce profonda e vellutata. La mia amica lo guarda sconcertata, non se lo aspettava proprio e neanche io, ad essere sincera. Ci guardiamo qualche secondo negli occhi come per assicurarci di aver capito bene. Abbiamo davvero capito bene?
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Enough
Romance• STORIA COMPLETA • «E se non dovessi essere abbastanza?» dice guardandomi con un'espressione afflitta che mi spezza il cuore. Davanti a me non vedo il Caiden che tutti conoscono, vedo il bambino che in passato ha sofferto troppo. «Tu sei abbastanza...