Non appena la trovo, mi avvicino ad Hayley. La raggiungo con il fiatone, nonostante io non abbia corso.
«Dov'eri scomparsa?», mi domanda preoccupata.
«Ero andata a prendere da bere», le ricordo indicando anche il bicchiere che ho in mano. «Poi un ragazzo si è messo a parlare con me». Ometto il fatto di aver visto Caiden e di essermi scontrata con un suo amico.
«Chi?», mi chiede curiosa.
«Non so chi sia esattamente, so solo che si chiama Scott Ward» alzo le spalle.
«Scott hai detto? Cioè, scusa, tu mi stai dicendo che Scott Ward ti ha parlato?!» quasi grida, tutta entusiasta.
«Ehm, sì?», mi limito a dire. «Chi è?» chiedo non capendo tutto il suo entusiasmo.
«È il quarterback della nostra squadra. Ha organizzato lui questa festa», mi spiega. «È un po' il sogno di tutte le ragazze stare con lui, anche solo qualche minuto per parlare». Addirittura. Beh, si, è davvero un bel ragazzo, ma non ci trovo nulla di così speciale tanto da far cadere ai suoi piedi tutte quelle ragazze.
Quindici minuti dopo ci ritroviamo sedute su un grande divano in pelle in compagnia di Noah che nel frattempo ci ha raggiunto. Tutto sommato la festa sta andando bene, mi sto pure divertendo. Questo fino a quando una minaccia non mi si presenta davanti. In tutto il suo splendore, vedo Emily Price avvicinarsi a noi. Sento Noah imprecare.
«Ciao ragazzi!» strilla con la sua voce spaccatimpani. Tutti e tre ci limitiamo a farle un cenno di saluto. «Io e gli altri stavamo pensando di giocare, vi piacerebbe unirvi a noi». Giocare?
«Ecco, noi...» la mia amica cerca di giustificarci, ma Emily interviene prontamente.
«Vi prego», ci supplica «Giocheremo in molti, ci divertiremo. E poi non vi ruberò molto tempo, appena desiderate, potete andarvene» conclude unendo le sue mani in segno di supplica.
Hayley mi lancia una breve occhiata e poi cede. «Va bene». Emily sorride soddisfatta, mentre noi ci alziamo controvoglia.
«Forza, andiamo», ci incita «Seguitemi. Anche tu, Loila». L'ultima frase la sussurra soltanto a me nel momento in cui mi sorpassa. Lascio perdere e mi incammino con i miei amici. Qualche minuto più tardi, Emily ci fa entrare in una grande stanza, una delle ultime che si trovano nel corridoio. Appena la osservo meglio, capisco che si tratta di un enorme sala giochi. Riesco a distinguere un biliardo, un tavolo da ping pong, un gigantesco televisore e tanto altro. La vediamo proseguire verso dei divani, dove si trovano minimo una ventina di persone. Osservo ragazzi e ragazze scherzare e tra questi noto anche Caiden che in questo momento è stravaccato sul divano con un bicchiere in mano, intento a parlare con qualcuno. Subito mi torna in mente poco fa, quando stavo parlando con quel Scott e lui era quasi nella stessa posizione di ora. Forse dovevo aspettarmelo di trovarlo qua, in fondo lui ed Emily sono...amici?
Lancio ancora qualche occhiata intorno a me e noto anche il famoso Scott, che subito mi adocchia e mi sorride.«Eccoci qua» annuncia Emily ed alcuni ragazzi si girano nella nostra direzione. «Possiamo iniziare». Noi tre ci accomodiamo su un divano e molti di quei ragazzi si siedono in modo tale da formare un cerchio. Caiden, che fino a quel momento non aveva notato la nostra presenza, prima osserva sua sorella e poi si concentra un momento su di me. Continua a tenere un sopracciglio sollevato mentre mi scruta. Adesso che mi guarda, mi sembra proprio una replica della scena di prima. Nello stesso identico modo, abbandono prima io il contatto visivo e mi concentro sul gioco. Non sono del tutto certa sul fatto di voler giocare. Non avendo partecipato a così tante feste, non ho la minima idea di cosa potrebbe trattarsi. Non credevo nemmeno la gente potesse decidere di fare qualche gioco, insomma, siamo grandi. Ho solo la certezza che non può trattarsi di nascondino, anche se per la mia sanità mentale forse avrei preferito quello.
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Enough
Romance• STORIA COMPLETA • «E se non dovessi essere abbastanza?» dice guardandomi con un'espressione afflitta che mi spezza il cuore. Davanti a me non vedo il Caiden che tutti conoscono, vedo il bambino che in passato ha sofferto troppo. «Tu sei abbastanza...