Capitolo 54 - Si vede che stravede per te

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Mentre attraverso i cancelli, con lo sguardo, cerco di individuare il ragazzo che ormai da mesi è al centro dei miei pensieri. Risvegliarmi abbracciata a lui è stata una piacevole sensazione. Ho provato a chiedergli come stesse, ma ha preferito liquidare il discorso con una alzata di spalle. Abbiamo passato ancora del tempo insieme, mi ha stretto ancora per qualche minuto e poi mi ha salutato con un bacio sulla fronte, dicendomi che ci saremo visti a scuola. 

In questo momento, per quanto io stia sforzando il collo, non riesco a vederlo ancora da nessuna parte. È vero che mi ha detto che ci saremo visti più tardi, ma potrebbe anche aver deciso di non presentarsi. Lo capisco, potrebbe avere ancora bisogno di riflettere e stare per conto suo. Perciò, senza aspettare altro tempo, entro dentro e raggiungo i miei amici. Quando suona la prima campanella, vado controvoglia a lezione. Tutti i mille pensieri che ho in testa non mi permettono di seguire la lezione come vorrei. Sono ancora preoccupata per Caiden. Non mi preoccupa tanto il fatto che non sia venuto a scuola, più che altro mi chiedo come supererà questa situazione con la sua famiglia. Hayley mi ha detto che con lei non ha parlato e anche lei, come me, è preoccupata per lui. Stamattina le ho detto di non agitarsi troppo, ma ero io la prima ad aver bisogno di calmarsi. Non riesco a fare a meno di stare in pensiero per lui, non so cosa mi sta facendo. Verso la fine dell'ora, i sensi di colpa per non aver sentito una parola del professore si fanno sentire, quindi mi costringo ad ascoltare gli ultimi minuti e a non pensare ad altro.

Quando esco dall'aula della seconda ora, vado dritta verso il mio armadietto. Lì, ho la fortuna di incontrare Caiden. Credevo non sarebbe venuto, invece, è appoggiato con la schiena a qualche armadietto poco di state dal mio, ha le mani in tasca e guarda un punto fisso per terra. Mi avvicino cautamente e mi rivolgo a lui.

«Ehi, come stai?». Lui mi risponde con un alzata di spalle come questa mattina. «Credevo non saresti venuto».

«Avevo cambiato idea, ma poi non sapevo dov'altro andare». Annuisco e nel frattempo poso nel mio armadietto il mio libro.

«Possiamo andare alla prossima lezione insieme» chiedo. Dobbiamo andare nella stessa aula, ma ora che ci penso potrei rischiare di sembrare una stalker a sapere a memoria il suo orario scolastico. «Sempre se ti va» aggiungo quando lo vedo fissarmi senza dire nulla. Per un attimo penso stia per rifiutare, invece, annuisce piano e si stacca con la schiena dall'armadietto. Insieme raggiungiamo l'aula al piano di sopra, fianco a fianco. Quando arriviamo, vediamo che non c'è ancora nessuno. Caiden ne approfitta e va ad accaparrarsi l'ultimo banco in fondo. Si siede, porta le braccia sul banco e poi si accovaccia. Mi siedo nel posto vicino a lui e lo osservo in silenzio.

«Non guardarmi così» dice con la faccia ancora sulle sue braccia.

«Non sai nemmeno come ti sto guardando» dico aggrottando le sopracciglia.

«Me lo immagino. Con pietà» constata. Si sbaglia, per lui provo tutto tranne che pietà.

«Ti sbagli» dico solo. Non faccio in tempo a dire o fare altro, che la classe inizia a riempirsi. La lezione comincia e sono costretta a seguirla, dando comunque sempre un'occhiata a Caiden di tanto in tanto. Il professore lo rimprovera per il modo scomposto in cui è seduto, ma alla fine si arrende e finge di non vederlo. Alla fine della lezione, quando suona la campanella, lo vedo alzarsi di fretta e sparire, senza dire nulla.

Non lo vedo fino all'ora di pranzo. Quando raggiungo la mensa, prendo il mio vassoio e, quando mi giro verso il nostro tavolo, lo vedo seduto da solo. Davanti a sé non ha nemmeno del cibo, sta solamente seduto immobile con le braccia incrociate. Quando lo raggiungo, sta ancora guardando il vuoto di fronte e, nonostante occupi la sua visuale, è come se non mi vedesse davvero. Inizia a farmi preoccupare sempre di più.

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