Capitolo 1 - Pinguino

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Dormire è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti. Se si trattasse di uno sport olimpico sarei sicuramente campionessa mondiale, potrei passare giorni interi sul mio letto a dormire. Ammetto di essere una persona pigra, fin troppo. Mia madre ogni tanto non manca dal farmelo notare, ma non posso fare altro che darle ragione, molte volte ci scherziamo su.

La luce accecante che proviene dalle finestre mi costringe ad aprire gli occhi. Sento un peso sulla pancia e girando la testa subito riconosco il mio fratellino che mi dorme addosso. Questa notte ha avuto un incubo e si è presentato nella mia stanza per chiedermi se potesse dormire con me. Senza esitare, ho alzato la coperta in modo tale che si potesse accucciare al mio fianco.
Senza svegliarlo gli lascio una carezza sulla testa e, alzandomi, mi dirigo verso il bagno.

Oggi è il mio primo giorno di scuola a Palo Alto, in California. Io, Henry e mia madre ci siamo trasferiti qui all'inizio dell'estate. Prima vivevamo a Danville, ma quando i miei nonni morirono, non rimaneva più nulla che ci legasse in quella città. Avevamo bisogno di cambiare un po', noi tre e basta. Perciò siamo tornati nella città natale di mio padre, era un modo per poterlo sentire più vicino.

Dopo essermi resa un po' più presentabile, decido di raggiungere mia madre in cucina. Neanche il tempo di fare un passo, che sento un forte odore di pancake, i miei preferiti e questo mia madre lo sa bene.

«Buongiorno tesoro», mi sento dire quando la raggiungo.

«Buongiorno» ricambio il saluto ancora assonnata.

«Pronta per la giornata?», mi domanda allegra, ma di allegro io non ho niente in questo momento.

«Sì» sussurro forzando un sorriso. Sono un fascio di nervi. Ho una paura pazzesca. Oggi sarà la prima volta in cui andrò nella nuova scuola, senza conoscere nessuno. Non ho la più pallida idea di come comportarmi. Sono sempre stata una persona timida, una persona che preferirebbe starsene a casa a leggere un buon libro e passare il tempo col fratello, piuttosto che uscire e fare festa. Dopo la morte di mio padre non ho fatto altro che chiudermi in me stessa, mi allontanavo ancora prima che qualcuno potesse avvicinarsi. Per questo nella vecchia scuola non ero molto conosciuta, parlavo con poche persone, anzi mi ritrovavo a parlare solamente con i miei due cugini. Ho sempre voluto avere qualche amico, anche solo uno, ma non riuscivo a farmene. Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui poter condividere tutto, non solo per scambiare due parole riguardo compiti. Alla fine, però, non posso incolpare altro che me stessa e il mio dannatissimo carattere introverso.

«...Sappi che puoi chiamarmi qualunque cosa succede» vedendo mia madre parlare, scuoto la testa per riprendermi e deciso di sbrigarmi.

«Scusa mamma, ma non voglio perdere il pullman. Tranquilla, per qualunque cosa ti chiamo». Alzandomi dalla sedia mi avvicino e le lascio un bacio, per poi precipitarmi fuori dalla porta.

Non mi è mai piaciuto pendere il pullman, mi farei 30 minuti a piedi di prima mattina, piuttosto che disturbare mia madre, ha già troppo a cui pensare.

Appena arrivo, scendo dal pullman e mi blocco davanti al cancello. La scuola è veramente enorme, non so come farò a non perdermi durante i cambi dell'ora. Faccio un respiro profondo e piano piano mi dirigo verso l'entrata. Riesco a chiedere ad una ragazza dove si trova la segreteria e lei gentilmente mi spiega come arrivarci.

«Lei è la signorina Davis?», mi domanda la segretaria scrutandomi attentamente.

«Sono io» rispondo intimorita dal suo sguardo insistente.

«Allora, questo qui è l'orario delle lezioni» dice mentre mi porge un foglio. «Questa invece è la chiave del tuo armadietto, il numero 262». Afferro le chiavi e sento la segretaria chiamare un certo Smith. Subito al mio fianco appare un ragazzo biondino.

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