Ci sono dei momenti in cui senti il mondo divorarti, e ti sembra di venire inghiottito dal resto, dove a forza di trattenere il dolore scoppi, e perdi elio come un palloncino, ma quando scoppi, quando ti perdi, senti quel forte dolore all'altezza del cuore e vorresti davvero lasciarti andare.
Momenti in cui il cuscino diventa la spalla su cui vorresti riversare il tuo fiume, in cui devi fare silenzio perché il pianto non è per tutti e la consolazione è per i deboli. Quei momenti in cui ti soffochi, in cui strofini gli occhi talmente tanto forte che bruciano e diventano rossi.
Mattia era abituato a piangere in silenzio, come tutti i ragazzi della sua età, perché prima o poi arriva quel momento in cui sei anagraficamente grande e i tuoi problemi te li devi risolvere da solo. Il suo cuscino era stato il compagno dei suoi momenti no, testimone del suo dolore.
Quella però non era casa sua, e la stoffa bagnata non apparteneva al cuscino del suo letto.
Non sapeva neanche lui dove rifugiarsi o quale fosse il suo posto, ammesso che ci fosse.Gli mancava casa sua, vista con gli occhi che aveva il sé stesso di qualche anno prima. Gli mancava sedersi a tavola con i suoi genitori, e vederli sorridersi a vicenda, mentre suo fratello Daniele si lamentava, sempre e per qualsiasi cosa.
Gli mancava entrare in casa sua e sentirsi protetto e amato.
Adesso, esattamente dove aveva passato tutta la sua vita, si sentiva così fuoriluogo, inadeguato, non adatto al contesto, da voler passare il tempo più lontano possibile.
Eppure Mattia aveva sempre adorato passare i fine settimana con una coperta rossa sulle spalle, sua madre seduta al suo fianco ad accarezzarlo, e suo padre intento a scegliere una commedia da vedere tutti insieme.
Ogni domenica, una commedia nuova.
Di quelle che nemmeno lo facevano divertire, ma che gli piacevano lo stesso, soltanto per le circostanze.Ed erano due anni che Mattia non vedeva un film comico, che suo fratello Daniele aveva smesso di lamentarsi e che sua madre aveva smesso di accarezzarlo.
E quando casa, non è più tale, devi necessariamente trovarne un'altra. Non bella quanto la precedente, ma che sappia scaldarti e proteggerti dalle piogge. Che di quel periodo, Mattia, ne aveva subite fin troppe.
Dopo lo spettacolo, Dario lo aveva invitato a dormire da lui. In onore dei vecchi tempi, aveva detto, ma ormai il biondo si era fatto il callo e sapeva riconoscere uno sguardo di pena, come se non avesse mai avuto a che fare con altro.
Casa degli Schirone era bella e accogliente.
Pulita, ordinata, ospitale e tutti gli agettivi più belli che gli potessero venire in mente.
Ma non era casa sua.Si rigirò nel letto che la famiglia gli aveva concesso e singhiozzò tra sé e sé, cercando di farlo in silenzio per non disturbare troppo, ottenendo però l'esatto opposto.
Si tappò la bocca con le mani, mentre dai suoi occhi stanchi sentiva uscire il frutto di mesi e mesi di silenzio. Mesi che si erano fatti anni.
Anni azzerati in una serata. Da un incontro.Era stanco, eppure la sua testa sembrava star ripagando tutti quei mesi di apatia, di sole coperto da sporadiche nuvole dopo il diluvio universale.
Avrebbe tanto voluto addormentarsi, spegnere il cervello, ma nella sua mente ormai c'era spazio solo per le cose brutte, quelle nascoste sotto sorrisi indifferenti e "Ormai il peggio è passato".
Ancora non era passato, e più cercava di autoconvicersene, più il concetto non riusciva ad entrargli in testa. Non al punto di piangere, a singhiozzi, con la sua stessa mano a tappare con vergogna quel rumore, ma ormai la sensazione di "sporco", l'aveva semplicemente accolta. E accettata.
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Nessuno vuole essere Robin
Fanfiction"La verità è che sei bravo a illuderti, Christian, e a convincerti che tutti gli schemi che ti sei auto-imposto siano la cosa più giusta per te. Mi dispiace, allora, avvisarti che, la mia verità non è quella che a te piace raccontarti" E così dicend...