Capitolo Diciotto || Fidarsi è bene

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"Fidarsi è bene, fin quando non fidandoti avresti fatto meglio"

Emanuel picchiettava con la punta della pena sulla scrivania, fissando con aria persa gli appunti che dal primo fino all'ultimo giorno aveva preso riguardo la storia di Mattia.
Un vero e proprio caos.

E non erano tanto le duemila cancellature, poiché ragazzino alle volte si perdeva, altre ritornava su quanto detto e altre ancora si contraddiceva totalmente, ad essere un problema, quanto più il fatto che ci fossero troppe informazioni mancanti per completare il quadro.

Non aveva la minima idea di cosa fosse successo e da un lato non poteva chiederlo a Mattia, non sapendo come avrebbe reagito e se in realtà sapesse lui in primis dell'intera questione. Dall'altra, la famiglia del suo paziente non si era mai mostrata particolarmente collaborativa.

Aveva provato a tirare fuori dalla bocca del biondo qualche informazione in più, ma non aveva potuto fare altro che notare l'abitudine di questo a diventare più silenzioso, ed evasivo. Al tempo stesso, incontrando la signora Giulia Ninni, le aveva proposto una seduta di famiglia, ma anche lì, la donna aveva promesso di fargli sapere, non facendosi sentire più.

Conservava semplicemente piccole e brevi frasi estrapolate da incontri passati: Sapeva avesse due fratelli e che fosse quello di mezzo. Che il maggiore non abitasse più con loro e che il minore fosse un tipo dispettoso. Sapeva che la madre lavorasse tutto il giorno e che fosse appiccicosa nei suoi confronti.

Padre mai nominato.

E in anni di formazione, Emanuel Lo, sapeva benissimo quanto fosse un chiaro campanello d'allarme. Non poteva dare ovviamente nulla per scontato, per questo indagava, e cercava di spingere quanto più possibile, cercando tracce in Mattia di qualcosa che non avrebbe mai voluto trovare, ma che in quel caso quantomeno avrebbero significato avere una risposta concreta, piuttosto che convivere col dubbio.

Ricercava lividi, e segni di violenza, ma non ne aveva mai riscontrati. Comportamento mutato, di tendenza aggressiva, ma Mattia entrava scocciato e se ne usciva ancora peggio. Irritabilità, reazioni violente, difficoltà di concentrazione, e molte altre.

E non aveva idea di come muoversi, in quella situazione così delicata, in cui avrebbe potuto gettare all'aria mesi di lavoro ponendo semplicemente una domanda prima del dovuto.

Mattia aveva già delle cicatrici, non dormiva la notte, subiva alterazioni del proprio comportamento in situazioni di stress, aveva delle fobie, ed era difficile attribuire quali sintomi tra l'elenco dovessero essere attribuiti all'incidente, e quali all'ambiente in cui il paziente viveva.

Solo che il biondo era notevolmente migliorato dal loro primo incontro: Era arrogante ed evasivo, non rispondeva alla maggior parte delle domande e assumeva un comportamento apatico. Invece il tempo aveva dato i suoi frutti, rivelando un Mattia logorroico, sensibile, furbo, e con fiumi di cose da raccontare.

Era quindi chiaro che il problema di Mattia non fosse più accettare che "l'incidente" fosse capitato - oggetto di lavoro durante i primi mesi insieme- quanto più imparare convivere con le conseguenze che esso comportava.

Guardò il ragazzino di fronte a sé, con le gambe tirate al petto e il cellulare tenuto stretto tra le mani, con il volto corrucciato in uno sguardo attento, e concentrato.

Era entrato trafelato, iniziando a sproloquiare in maniera confusa e disordinata su fiducia, un incidente e un "fatto gravissimo", inseriti insieme in un discorso caotico, di cui Emanuel assolutamente non aveva colto nemmeno una virgola.

Lo aveva quindi zittito, chiedendogli di aspettare qualche minuto per dare uno sguardo al proprio taccuino, per fare mente locale sul punto della situazione: Tragico, ma non aveva dubbi.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora