Capitolo Trentaquattro || Vacanza

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"Ci vediamo presto, eh Matti"

Ivan accostò di fronte il cancello di casa sua, a sole due ore dopo la fine dello spettacolo.

La serata era stata magnifica sotto ogni aspetto. Anna aveva portato una bottiglia di prosecco - sapendo ovviamente quanto importante fosse quella proposta per Mattia - e sebbene il biondo per principio non ne avesse toccato nemmeno una goccia, vedere i suoi insegnanti, i compagni di danza, Christian e la sua famiglia, alzare i bicchieri per lui, lo aveva da un lato imbarazzato a morte, ma dall'altro fatto sentire come mai prima di allora.

Si sentiva finalmente parte di qualcosa, ma qualcosa di vero, che senza la sua presenza non sarebbe stata uguale.

Raimondo lo aveva tenuto a parlare per tanto, insieme ad Umberto, spiegandogli quanto dovesse essere grato e onorato di avere quel privilegio, che per qualsiasi cosa avrebbe potuto chiedere, e che ad ogni modo avrebbe potuto continuare, se avesse voluto, a studiare con loro.

E Mattia era il classico tipo che pur scambiando una parola o due con qualcuno, si affezionava, non potendone più fare a meno. Quindi fu naturale gettarglisi al collo, urlando che ovviamente non si sarebbe spostato da lì.

Raimondo e Umberto avevano imparato a conoscerlo nel pregio e nel difetto, e viceversa. Credeva che non si sarebbe mai trovato bene con nessun altro, non in quel modo.

Stava imparando anche classico e modern, che per un ballerino di latino-americano era praticamente un impresa, e grazie ad essi si stava ricostruendo anche delle amicizie, sane.

Nessuno gli scriveva solo per convenienza.
Sebbene non fossero presenti, Cristiano e Cosmary lo avevano videochiamato, probabilmente avvertiti da Sissi e Dario alla fine dello spettacolo, riempiendolo di complimenti.

Così come Guido e Carola - che avevano ballato quella sera - lo avevano preso da parte, per augurargli il meglio dalla proposta ricevuta.

E quando la palestra si svuotò e Anna richiamò tutti a raccolta per andarsene, gli si strinse il cuore, di fronte alla consapevolezza che quella giornata, in passato tanto temuta, si fosse conclusa.

Dove doveva firmare per ritornare alla notte prima, quando si allenava, o alla mattina, passata a casa Stefanelli a bere succo all'ace e mangiare crostata, o giocare con Diva e Dea, o ancora chiacchierare con Anna e Ivan?

Dove doveva firmare per ritornare al centro della sala e ballare altre diecimila volte, e per risentire le persone applaudire così forte da causargli male alla testa?

Il viaggio in macchina con Ivan era stato abbastanza silenzioso.

L'adulto aveva compreso che il più giovane fosse in balia di tremila emozioni contrastanti, e che probabilmente non avesse ancora ben realizzato l'esito di quella giornata. Aveva preferito quindi lasciarlo sbollire, e ragionare per conto suo.

Con un occhio sulla strada e l'altro rivolto a Mattia, lo aveva visto rigirarsi il cartoncino con il contatto dell'agente tra le mani, e leggerlo, e rileggerlo. Lo aveva visto mordersi le labbra e sorridere, cercando di essere silenzioso e cauto.

E una volta arrivati, un po' gli dispiacque dover lasciare andare Mattia.

Dopo una sola giornata passata insieme, quel ragazzino aveva preso posto nel suo cuore, alla pari di Alexia e Christian, al punto che allontanarlo - anche se giustamente - gli sembrava una tortura.

Gli sarebbe piaciuto averlo tra i piedi, prenderlo in giro, coccolarlo un po', per qualche giorno in più, e sicuramente avrebbe fatto bene anche a Mattia godere di un'aria diversa per più tempo, ma da uomo adulto, capiva che non era possibile.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora