Capitolo Quattordici || L'Infortunio

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Si era richiuso la porta alle spalle, ma la scena di Mattia in lacrime non accennava a scampare dalla propria curiosità: Perchè?

Alex, al contrario, sembrava tranquillo. Si era seduto con la schiena poggiata alla vetrata della sala di ballo, in cui si erano rifugiati insieme in attesa di novità. Smanettava col cellulare, canticchiando una canzone tra sé e sé, e di tanto in tanto, sogghignando per qualcosa letta dallo schermo, alzava lo sguardo e cercava quello di Christian.

Questo, diversamente dall'amico, era agitato e non sapeva nemmeno spiegarsi il perché.

I suoi genitori ed Umberto avevano esperienza, Mattia era assolutamente in mani sicure, ma questo non bastò ad acquetargli i pensieri. Anzi glieli animò il doppio! Erano anni che vedeva studenti di sua madre farsi male, e lei prontamente intervenire. Fare il ballerino, o ballerina, significava anche farsi male, a volte, e non ricordava volta in cui sua madre non avesse saputo aiutare qualcuno infortunato.

Ma Mattia non si era fatto male ballando.

Come avrebbe potuto, se non si era mai presentato a lezione, e lui era assolutamente certo del fatto che non avesse messo piede in sala? Doveva essere successo qualcosa nel tragitto, o magari prima ancora, a casa.

Iniziò a sentirsi leggermente in colpa. Certo, non gli aveva detto niente, ma le cose che aveva pensato, riguardo al cacciarlo dalla scuola, o che fosse un ballerino irrispettoso, assumevano in quel momento un peso diverso. Sbagliato.
Si era sbagliato.

E se non fosse entrato come una furia all'interno degli spogliatoi, per urlargli contro, e spingerlo via di forza, non si sarebbe mai accorto che in realtà il biondo non si stava facendo i cavoli propri, ma anzi, stava piangendo disperato, attaccato a sua madre.

Non riuscì nemmeno a provare la gelosia, quel formicolio che gli pizzicava l'intero corpo quando questa si mostrava affettuosa nei confronti dell'altro.

Si ritrovò a sperare che, per la prima volta, sua madre non si ritrovasse a dover dare una brutta notizia ad un allievo.

Sperò che le battute stupide di suo padre bastassero ad asciugargli le lacrime, e quantomeno farlo calmare.

Pregò che Umberto, esperto di latino-americano, non entrasse da quella porta con un sostituto. Perché il tour en l'air era stato Mattia ad insegnarglielo, ed era l'unico a cui avrebbe voluto chiedere un parere prima di metterlo in scena.

"Chri, siediti, tanto dobbiamo comunque aspettare" Lo incoraggiò Alex, picchiettando con una mano sul parquet, accanto a sé "Sei parecchio preoccupato?"

Il moro semplicemente alzò le spalle.

No, non si stava di certo strappando i capelli per Mattia, ma si era sentito colto di sorpresa.
Non si aspettava di entrare e trovarlo con una gamba ko. Non si aspettava di trovare tutte quelle persone all'interno. Non si aspettava di trovare Alex, vicino al suo ex fidanzato, quello che da sempre aveva disprezzato come la peste.
Nessuna delle cose capitate nell'arco di quel tempo, era stata programmata, o tenuta minimamente in considerazione da Christian.

Aveva da sempre avuto bisogno di mantenere la sua vita chiara, limpida e ordinata. Impilata e riordinata perfettamente come un blocco di fogli nuovo. Danza dalle tre alle otto di sera, a volte dieci, doccia appena arrivato, poi cena. E poi come meglio preferiva. Certi giorni tornava ad allenarsi, e chissene della doccia appena fatta, altri era così esausto da crollare ancora prima di effettuare l'ultimo pasto giornaliero.

Quindi qualsiasi cosa era mossa con estrema precisione, e cura, affinché non si allontanasse di un centimetro dalle sue previsioni.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora