Capitolo Undici || Il Boogie

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"Christian!" La donna gridò a gran voce, sistemando le stoviglie pulite nella credenza.

Per l'ennesima volta la scuola elementare le aveva telefonato a causa sua, lamentandosi dei comportamenti di suo figlio. "Atteggiamento strafottente e da bulletto", aveva spiegato la maestra, portando l'esempio del giorno giusto per farle saltare ancora di più i nervi. Non poteva assolutamente permettere ad un seienne di fare come voleva.

Era a conoscenza del carattere particolare di Christian, e da madre gli voleva bene lo stesso. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Ma insieme a suo marito si erano fatti in quattro pur di insegnargli la buona educazione, a portare rispetto, a non alzare le mani. Non era un comportamento ammissibile.

Inizialmente le maestre le avevano detto che poteva semplicemente trattarsi di un atteggiamento di sfida nei confronti della famiglia , per via del cambio repentino tra asilo e scuole elementari. Le avevano detto che molti bambini attraversano una fase del genere nei primi mesi, e di non assecondarlo, ma al tempo stesso non dargli troppa attenzione.

Per cui in casa Stefanelli erano diventate abituali le chiamate da parte della scuola, che ogni giorno ne aveva qualcuna diversa da raccontarne.

In cuor loro le avevano provate tutte pur di addolcirgli la pillola dei compiti da fare e del tempo pieno da sopportare. Permettendo che Alexia, di un anno più grande, lo accompagnasse all'interno della classe, o di portare qualche gioco a scuola, oppure comprando qualche regalino da lasciargli al rientro se avesse fatto il bravo.

Ma Christian, ogni giorno, sembrava ingegnarsi per una marachella diversa.
Ma mai aveva alzato le mani su qualcuno.

Mai prima di quella mattina.

Ed Anna e Ivan potevano sopportare i capricci mattutini, le scenate con il finto mal di pancia per farsi venire a prendere, o le rispostacce date alla maestra dicendole con tutta la franchezza di un bambino che gli stava sulle "balle" - quantomeno si conteneva, dovettero riconoscergli - ma quello, quello era troppo.

Si era superato ogni sorta di limite.

"Mamma" Il piccolo di casa Stefanelli corse giù dalle scale, ignorando le milioni di volte in cui gli avevano assolutamente detto di non farlo, perché avrebbe potuto farsi male "Che c'è?"

"Che c'è?" Lo guardò arrabbiata, incrociando le braccia al petto "Cosa hai fatto oggi a scuola?"

Il bambino sembrò rifletterci.

"Abbiamo fatto italiano. La lettera F"

"Mh. E poi?"

"Matematica. Ho imparato a scrivere il numero sei, e la maestra ci ha dato una scheda da fare con gli esercizi"

La guardò con aria innocente, quasi sorridendo. Trovò assurdo come un bambino così piccolo potesse essere così "fuoco sotto cenere", e non osò immaginare quante ne combinava senza che magari qualcuno lo sapesse.

"E alla ricreazione cos'hai fatto?"Arrivò al punto "Dimmi la verità, Christian"

Questo alzò le spalle sedendosi al tavolo della cucina - ancora non arrivandoci pienamente - cercando di toccare con i piedi per terra, ignorandola completamente.

"Ti ha fatto una domanda, Christian" Intervenne Ivan, prendendo suo figlio per le spalle e distraendolo dal suo "gioco".

"Bisogna rispondere alla mamma quando fa una domanda"

"Ma tanto lo sa già"

"Non si ignorano le persone più grandi. Devi sempre rispondere e guardarle in faccia"

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora