Capitolo Cinquantatre|| Sorpresa - Parte Due

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"Mattì, oh!"

Dario gli corse contro, con il pacchetto di taralli aperto tra le mani e Francesco a qualche passo più dietro, che invece, se la prendeva con comoda.

Finalmente la campanella della ricreazione aveva suonato con quegli immancabili minuti di ritardo che si era dimenticato quanto detestasse, e come d'abitudine, s'era affrettato ad uscire dalla classe insieme a Matteo, Angelina e Samu.

Aveva scritto ai due distrattamente su Whatsapp di raggiungere lui e i compagni di classe, per parlare una volta e per tutte.

Certo, aveva snocciolato dalle prime ore qualcosa a Samu tra una lezione e l'altra, che già aveva commentato in modo più che schietto come la pensasse a riguardo.

E per quanto ritenesse l'opinione del proprio compagno si banco importante, era bramoso di sapere anche quella degli altri amici. Compresi, Dario e Francesco.

"Ehi" Accennò un sorriso, facendo cenno ad entrambi di farsi più vicini.

"Alleluia" Commentò, invece, Matteo "Stava aspettando voi per cominciare a spiegare. È da stamattina che non ci dice niente"

Il rosso colse la palla al balzo per lamentarsi.
Ma, a dire il vero, quella lunga attesa, era stata voluta, ricercando la scusa minima per allungarla ancora un po'.

Mattia era stato strano, quel giorno. Non si era messo a ridere e scherzare con loro, a commentare il modo di vestire indecente dei professori, a distrarsi giocando al cellulare insieme. Nulla.

Si era seduto, accanto a loro, partecipando ogni tanto ai discorsi, ma senza esserci per davvero.
E davvero, era stato strano, perché Mattia era sempre stato il tipo di persona, che non lascia intendere quando qualcosa non va.

Ma lì, qualcosa non andava, e se n'erano accorti tutti.

E perciò, da buoni amici, avevano insistito; avevano già sperimentato la sensazione terribile di perdere un compagno, demolito da un giorno all'altro da continue critiche.

Lo avevano perso senso salutare, senza poter chiedere spiegazioni, ma sentendo voci su voci che descrivevano il ragazzo che avevano sempre creduto essere pulito e apposto, come una puttana.

E tutto era cominciato allo stesso modo: Mattia era stato strano, e poi, via, due anni di vuoto, ma questa volta no, non sarebbe successo.

Lo avevano messo alle strette, violando anche la riservatezza che l'altro teneva sempre a difendere - era per una buona causa, li avrebbe perdonati prima o poi - fino a farlo cedere, concordando la ricreazione come momento migliore per affrontare il discorso.

Si era preso le ore precedenti per ripensare, rimuginare sul latte versato come solo lui sapeva fare. Aveva montato delle scuse al volo a Christian, via chat, senza più controllare oltre né se le avesse visualizzate, né se in caso positivo, gli avesse risposto.

La verità era che si era sentito in colpa, come un ladro a cui viene puntata la torcia in faccia proprio quando sta per svignarsela con la refurtiva tra le mani. Colto in flagrante.

Aveva visto nel volto di Christian l'incertezza, la paura, il desiderio di porre domande, una dopo l'altra; ma aveva anche visto il modo in cui, per preservarlo, si era fatto andar bene tutto.

Aveva accettato il silenzio in macchina, i saluti borbottati a fatica davanti scuola, il bacio negato. Ma non era stato Christian a sbagliare.

Il cornetto che gli aveva comprato quella mattina lo stringeva tra le mani proprio in quel momento, guardandolo con ribrezzo. Doveva essere una cosa normale, fare ogni tanto una sorpresa al proprio fidanzato.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora