Capitolo Venticinque || Tornare da me

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TW: Riferimenti a violenza fisica
e sangue

Christian camminava a passo spedito, con i pugni stretti lungo il corpo, il capo basso e le lacrime sulle labbra

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Christian camminava a passo spedito, con i pugni stretti lungo il corpo, il capo basso e le lacrime sulle labbra.

Era nervoso, forse ancora in preda agli zuccheri della notte prima, e la scena a cui aveva assistito era stata così raccapricciante e schifosa, che ricevuta la telefonata di Sissi e Dario non aveva perso un secondo per dileguarsi.

Si era alzato, borbottando qualcosa che sinceramente nemmeno ricordava, ed era corso via tra le persone.

L'ospedale non era il suo ambiente.
Lì ci era nato il suo ultimo cuginetto, Simone, a cui voleva un bene dell'anima e si divertiva a fare una marea di video, ma lì, sempre in quel posto, ci aveva anche perso qualcosa.

Qualcuno.

E ripercorrendo le sale, i corridoi, superando i medici e i dottori, si rendeva conto di quanto la situazione non fosse per nulla simile, e pur sapendolo si figurava nella mente momento per momento.

Ma Mattia non aveva l'età di suo nonno, o tantomeno i problemi che inevitabilmente con l'età arrivano. Mattia aveva diciassette anni ed era stato gettato dal padre con una facilità che gli metteva i brividi.

Mattia era stato spinto, ma sarebbe toccata a lui.

Ed aveva bisogno di parlare con qualcuno, parlare, spiegarsi, raccontare quanto visto. Non poteva finire lì, con Mattia che sicuramente si sarebbe ripreso e il suo ritorno a casa.

Quante volte Franco gli aveva alzato le mani?
E se non a Mattia, a Daniele? O peggio, sua madre?

E perché tutto lo portava a pensare con fermezza che quel tipo di comportamento fosse riserbato solo a Mattia?

E perché, lo stesso pensiero, gli faceva salire la nausea, peggio dei postumi dell'alcol?

Era nervoso, e i muscoli della mano si muovevano a scatti rapidi. Come dei tic.
Non ricordava nemmeno da dove era passato all'entrata, talmente era preso a controllare Mattia.

Con un sospiro si mise l'anima in pace.
Girovagando a caso, prima o poi, avrebbe trovato l'entrata.

Il fatto che lo riscuoteva, e lo angosciava, era quella preoccupazione improvvisa. Non poteva fare a meno di aiutare una persona, in generale, nel momento del bisogno, ma insomma più di portarlo in ospedale? Perché era ancora lì? Perché aveva addirittura chiamato Dario e Sissi?

Ricordava da piccolo di essersi fatto tagli peggiori, cadendo tra spigoli, spine e chi più ne ha più ne metta. Quella di Mattia, tolto il contesto, era una ferita superficiale, contornata da lacrime di terrore, giustificate.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora