Capitolo Ventitrè || "Papà. Corri"

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TW: Scena di violenza esplicita
con sangue.

Villa Zenzola era stata addobbata di azzurro, e di fiocchetti, così come la scrivania di lavoro di Franco, quel giorno

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Villa Zenzola era stata addobbata di azzurro, e di fiocchetti, così come la scrivania di lavoro di Franco, quel giorno. Undici gennaio.

A mezzogiorno si era lasciato dare un permesso ed era corso in ospedale, a tutta velocità, chiedendo ai suoi genitori di prendere Saverio a scuola. Giulia stava per partorire il suo secondo figlio.

Avevano deciso il nome dal terzo mese, Mattia, per il bel significato: Dono di Dio.

Era ansioso, forse anche più di sua moglie che doveva effettivamente partorire, e subire tutte le conseguenze, ma da quando aveva ricevuto la bella notizia, non poteva fare a meno che immaginarselo.

Saverio era la copia di Giulia, in tutto e per tutto, ma magari Mattia gli avrebbe riservato delle sorprese. Non gliene importava più di troppo.

Stava nascendo suo figlio, e voleva urlarlo al mondo intero, di fermarsi, lasciarlo passare, interrompere i semafori rossi che avrebbero potuto rallentarlo. Stava diventando papà per la seconda volta, alla faccia dei medici che gli avevano detto non sarebbe più stato possibile.

Era l'undici di gennaio, eppure il sole era alto in cielo, e il vento invernale era stranamente piacevole.

Nei sedili anteriori aveva sistemato una borsa, piena di vestiti per il bambino, per sua moglie, giochi, cibo, coperte, pigiami. C'era anche un piccolo regalo, il primo che avrebbe dato a Mattia, e l'ennesimo che avrebbe ricevuto Saverio.

Gli avevano spiegato in quei mesi che sarebbe diventato il fratello maggiore, che Mattia avrebbe imparato tutto da lui, e per questo avrebbe dovuto comportarsi bene. Saverio era stato contentissimo.

Lo aveva raccontato a tutti i suoi compagnetti di scuola, alle maestre, agli amici, alle mamme dei suoi amici. Non vedeva l'ora di conoscere il suo fratellino.

E Giulia e Franco erano certi del fatto che sarebbe stato un buon esempio, per Mattia.
Stavano costruendo la famiglia che avevano sempre voluto, con due bambini meravigliosi.

Non aveva parcheggiato correttamente nemmeno la macchina, lasciandola completamente storta. Non era importante, stava nascendo Mattia, e doveva assistere sua moglie, e prendere Saverio.

Non era riuscito nemmeno ad aspettare che si liberasse un ascensore, aveva preferito correre quattro piani a piedi, scontrandosi contro pazienti, medici e infermieri, che prontamente gli avevano urlato contro.

Non aveva importanza. Stava nascendo Mattia.

Per i corridoi, allo stesso modo, aveva bussato in ogni stanza, ricercando sua moglie, a gran voce, risvegliando anche qualche neonato. Tra poco arriva anche il mio.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora